Il direttore ungherese ha diretto i Berliner Philharmoniker alla Philharmonie. Interprete vocale Anna Larsson
di Corina Kolbe foto © Marco Borggreve
A Berlino la Terza Sinfonia di Gustav Mahler vanta una lunga tradizione esecutiva. Nel 1896, sei anni prima della première mondiale dell’intera opera a Krefeld, i Philharmoniker suonarono il secondo movimento sotto la bacchetta dell’allora direttore principale, Arthur Nikisch. Lo stesso Mahler salì sul podio dell’orchestra in occasione della prima berlinese nel gennaio 1907. Negli ultimi anni alla Philharmonie la Terza è stata eseguita più volte, ad esempio con Claudio Abbado, Bernard Haitink, Zubin Mehta o Simon Rattle. Alla rosa di questi interpreti si è aggiunto ora Iván Fischer, riconosciuto esperto di Mahler e da più di tre anni alla guida della Konzerthausorchester Berlin. Il direttore, tra l’altro anche fondatore della Società Mahler in Ungheria, ha offerto una lettura lucida della sinfonia colossale, che dal compositore fu concepita come specchio musicale dell’universo.
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A differenza di altri colleghi come Abbado e Rattle, Fischer ha preferito la così detta disposizione “europea” dell’orchestra, con i violini primi seduti di fronte ai secondi, i violoncelli e le viole al centro e i contrabbassi non a destra ma a sinistra del podio. Da questa sistemazione degli strumentisti risulta un ben diverso bilanciamento tonale e spaziale.
Non sorprende che i Berliner abbiano fatto nuovamente onore alla loro fama di essere una delle migliori orchestre al mondo. Impeccabili i fiati, tra cui gli otto corni all’unisono con i quali inizia il lunghissimo primo movimento, in origine intitolato Pan si risveglia, arriva l’estate. Sotto la guida sicura e raziocinante di Fischer l’orchestra scala le vette impressionanti di questo movimento gigantesco, avvicinandosi a un punto culminante che Mahler descrisse con le parole «con terribile violenza».
In Tempo di Minuetto invece si evoca un’atmosfera allegra e bucolica, l’immagine di un prato fiorito, con l’oboe di Albrecht Meyer in primo piano. Superlativo anche Noah Bendix-Balgley, violino di spalla arrivato recentemente dalla Pittsburgh Symphony Orchestra. Il terzo movimento è uno Scherzo caratterizzato da un umorismo grottesco. Oboi, clarinetti e flauti imitano le voci di uccelli, accompagnati dai pizzicati degli archi. Il dialogo vivace degli animali è interrotto due volte dal “corno da postiglione”, meravigliosamente interpretato dietro le quinte da Tamás Velenczei con un flicorno in do, appositamente costruito per questa sezione solistica della sinfonia.
Quando Mahler dà la parola all’uomo, il contralto svedese Anna Larsson canta «O uomo – stai attento», una poesia struggente tratta da Zarathustra di Friedrich Nietzsche. Al timbro scuro e ombroso della Larsson si uniscono poi le voci femminili dell’eccellente Coro Radiofonico di Berlino e le voci bianche dello Staats- und Domchor Berlin in un breve Lied”dalla raccolta di poesie Il corno magico del fanciullo. La sinfonie finisce con un “Adagio” di un lirismo travolgente, apoteosi dell’amore universale.
Con Fischer sul podio, le emozioni rimangono sempre sotto controllo, forse fin troppo contenute. I musicisti sfoggiano un suono compatto e perfetto in ogni senso, degno dell’appellativo “surround”. Tuttavia la bellezza luminosa della musica che arriva in ogni recesso della splendida sala non sempre lascia abbastanza spazio alla passione e al dolore, fortemente presenti nelle opere mahleriane.
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