di Monika Prusak foto © Marcel Antonisse
SI È CONCLUSO il György Ligeti Symposium 2017, organizzato dall’Accademia Sibelius – University of the Arts Helsinki in collaborazione con il Festival Musica nova, nell’ultra moderno Centro Musicale Musiikkitalo della capitale finlandese, che ha visto tra i relatori studiosi ligetiani di tutto il mondo: Finlandia, Estonia, Turchia, Lettonia, Svezia, Grecia, Italia, Romania, Polonia, Austria, Belgio, Irlanda, Regno Unito, Giappone e Stati Uniti. Il simposio, accanto a tradizionali presentazioni di natura storico-analitica, ha ospitato due lezioni-concerto. La prima György Ligeti and organ music – traditional reformer or revolutionary discoverer? A discussion of Liget’s organ music and its influence on organ playing technique è stata un’indagine stilistica dedicata alla musica per organo volta a esplorare la natura della scrittura ligetiana per questo strumento, svolta attraverso la performance di alcune composizioni tra cui Volumina (1961-62), priva di riferimenti antichi, e Ricercare per Organo (1990), che si rifa, invece, allo stile di Frescobaldi.
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La seconda lezione, intitolata Ligeti dimensions, ha presentato opere per pianoforte poco eseguite, inedite o abbandonate, custodite negli archivi della Fondazione Paul Sacher di Basilea. Tra i pezzi inediti abbiamo ascoltato i frammenti di Együgyú melódia [Melodia semplice] per 3 pianoforti (1943), Allegro moderato (1943), Egy kis tréfa [Un piccolo scherzo] (1943), Nocturne (1942) e uno studio per pianoforte L’arrache-Coeur (1994) dedicato a Kurtág. Fuori dalle aule, nella Music Centre Lobby, si è potuto ammirare la mostra di fotografie e video dedicata alle visite di Ligeti in Finlandia. Il materiale in mostra includeva due schizzi dedicati al prof. Erkki Salmenhaara, compositore e musicologo finlandese, un video con un discorso di Ligeti di 20 minuti e una registrazione audio di 90 minuti di un altro discorso tenuto da Ligeti il 20 febbraio 1990 nella Valkoinen Sali [Sala bianca] di Helsinki. Gli audio di entrambe le registrazioni si sovrapponevano creando uno sfondo sonoro in continua trasformazione.

Tra gli argomenti del convegno spiccavano le analisi dei manoscritti e delle singole opere, nonché un confronto analitico tra Ligeti e altri compositori, come ad esempio il suo grande amico György Kurtág. Ci si è chiesto qual è stata l’influenza che la musica di Ligeti ha suscitato nei compositori più giovani, citando tra gli altri l’italiano Ivan Fedele. Uno spazio è stato dedicato anche ai numerosi scritti di Ligeti, mettendo in risalto il background intellettuale e filosofico del compositore ungherese, il suo approccio critico alle opere proprie e altrui, oltre alle relazioni tra le sue affermazioni e le opere stesse. È stato messo in discussione in modo provocatorio il bisogno di Ligeti di affermare attraverso gli scritti la sua autorità di autore, difendendola dagli “attacchi” della critica e dalle interpretazioni musicologiche di grande peso, come quelle di Theodor Wiesengrund Adorno o Heinz-Klaus Metzger, al punto che Ligeti avesse voluto preservare le proprie opere da interpretazioni fuorvianti, che potessero gettare una falsa luce sulle sue intenzioni di compositore.
Le lezioni più attese erano quelle dei tre keynote speakers della conferenza: Jonathan W. Bernard, Frederik Ullén e il figlio di György Ligeti, Lukas. Jonathan W. Bernard è professore di teoria musicale alla School of Music dell’Università di Washington e autore di un importante studio su Ligeti, in cui propone una sistematizzazione degli schizzi e di altri documenti primari del compositore ungherese, conservati alla Paul Sacher Stiftung di Basilea. A Helsinki Bernard ha parlato dell’”ultimo stile” come lo chiamava lo stesso Ligeti, tracciando una linea di sviluppo che parte dalle prime opere completate dopo l’emigrazione di Ligeti dall’Ungheria fino agli anni ’80 e oltre. Bernard ha cercato di mostrare come il tardo stile di Ligeti non rappresenti un rinnovamento, ma piuttosto un prossimo passo indiscutibilmente logico. La maniera in cui la musica degli ultimi anni di composizione continua o addirittura completa la traiettoria di quello che era avvenuto prima, segna il valore duraturo del traguardo artistico di Ligeti.
Il secondo keynote speaker, Frederik Ullén, è pianista e professore di neuroscienze cognitive al Dipartimento di Neuroscienze del Karolinska Institutet di Stoccolma. Il suo discorso “György Ligeti and Science”, che ha ruotato intorno agli interessi intellettuali di Ligeti che spaziavano dalla letteratura e dalle arti visive alle scienze naturali, ha preso in esame alcuni elementi della sua musica che con grande probabilità potevano avere origine nella sua passione per la scienza e per la matematica: l’attrazione per le illusioni visuali e uditive, i processi e i pattern matematici. Per illustrare le problematiche proposte Ullén ha presentato esempi sonori degli Studi per pianoforte di Ligeti.
L’ultimo relatore del simposio è stato Lukas Ligeti, compositore e improvvisatore anche lui, che ha raccontato il padre non dal punto di vista scientifico, ma piuttosto dalla prospettiva di uno che conosceva György Ligeti «in a way no musicologist did». Accentuando la sua indipendenza come artista e compositore, Lukas Ligeti ha parlato delle difficoltà di essere figlio di un padre riconosciuto al livello mondiale, ma anche dell’importanza di questo riconoscimento e dell’apprezzamento del lavoro di suo padre, che continua ad ispirare i musicologi, volti a comprendere e contestualizzare le sue opere in modo che lui stesso avrebbe accettato. Ligeti padre era un appassionato difensore della libertà, della democrazia e della creatività individuale e questo è uno degli aspetti della sua eredità che Lukas Ligeti si impegna a coltivare e continuare nel suo lavoro. Il discorso è stato arricchito da aneddoti e racconti di natura personale, rendendo il pubblico del convegno partecipe dei momenti felici e anche di quelli più difficili, come gli ultimi anni di malattia di György Ligeti, che in maniera crudele gli ha impedito di comporre, quando la mente era ancora lucida. Il discorso di Lukas Ligeti ha dato il via alla discussione finale con il pubblico sull’eredità di György Ligeti. Tra le conclusioni quella più rilevante sembra la decostruzione da parte di Lukas Ligeti della convinzione che nella musica sia stato fatto già tutto e che oggi si possa soltanto rielaborare i contenuti già presenti. Secondo il compositore, il 99% della musica non è stato ancora nemmeno concepito e il ruolo dei compositori contemporanei è di uscire dalla propria “zona di comfort” e cercare di sviluppare nuove forme, nuovi modi di pensare e di percepire la musica. Questa è anche una delle eredità di Ligeti padre, che non si è mai fermato nella ricerca di nuove sonorità e approcci alla composizione.
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