di Luca Chierici
Dal 14 Luglio al 4 Agosto si rinnova anche quest’anno la programmazione di uno dei festival estivi più preziosi e unici al mondo, fedele da 43 anni alla sua missione di recupero del repertorio belcantistico (ma non solo); una rassegna che spesso propone titoli dimenticati o mai più riproposti in seguito alle prime esecuzioni. Il Festival della Valle d’Itria non è solamente tutto ciò, soprattutto se considerato in seguito alle numerose ramificazioni che hanno arricchito negli ultimi anni il programma di base, ruotante attorno alle rappresentazioni operistiche nel cortile del Palazzo Ducale di Martina Franca. Ma dalle novità principali iniziamo, perché sono appunto i titoli rari a solleticare maggiormente la curiosità degli appassionati. “Amore e Marte” è il tema conduttore di questa edizione, dedicata alla memoria di Rodolfo Celletti, primo e indimenticato direttore artistico del festival. Il programma si estende in verità su quattro secoli anche per comprendere un doveroso omaggio a Monteverdi, nel 450mo anniversario della nascita. A lui sono dedicate quattro serate nel chiostro della chiesa di San Domenico con l’esecuzione di madrigali tratti dall’ottavo libro, tra i quali Il ballo delle ingrate e altri titoli famosi. Il tutto in forma scenica con la coreografia di Riccardo Olivier, le scene di Alessia Colosso e i costumi di Sara Marcucci e con l’apporto degli artisti della Fattoria Vittadini che tanto successo hanno riscosso nelle recenti passate stagioni del Festival. La direzione è affidata in questo caso ad Antonio Greco e “guest star” della serata sarà Monica Bacelli.
La prima opera in cartellone è l’Orlando furioso di Vivaldi, in coproduzione con il Teatro la Fenice, diretto da Diego Fasolis con i suoi Barocchisti. L’allestimento è affidato al regista Fabio Ceresa che lavora accanto allo scenografo Massimo Checchetto e il costumista Giuseppe Palella. Tra i cantanti si annoverano nomi di spicco, specialisti di questo tipo di repertorio, come Sonia Prina, Lucia Cirillo e Riccardo Novaro, accanto a giovani colleghi talvolta al loro debutto italiano.
Le donne vendicate di Piccinni, su libretto di Goldoni, verrà rappresentata nella serie “Opere in masseria” con la direzione affidata a Ferdinando Sulla, la regìa a Giorgio Sangati, pupillo di Ronconi alla scuola del “Piccolo”, le scene di Alberto Nonnato e i costumi di Gianluca Sbicca. Nell’ambito dei lavori preparati in forma di “workshop” per l’accademia di belcanto, quest’anno è la volta del verdiano “Un giorno di regno” che accanto agli allievi della scuola vedrà la partecipazione di cantanti già in carriera come Vito Priante. L’opera sarà diretta da Sesto Quatrini e l’allestimento verrà curato in toto da Stefania Bonfadelli.
Titolo di rarissimo ascolto è la Margherita d’Anjou di Meyerbeer, lavoro che appartiene al primo periodo di attività del compositore e che poi venne adattata per le scene francesi nel 1826. L’opera venne rappresentata per la prima volta il 14 Novembre del 1820 alla Scala e viene oggi riproposto sotto l’esperta guida di Fabio Luisi, che lavorerà sulla recente edizione critica curata da Paolo Rossini e Peter Kaiser per Ricordi. L’allestimento sarà curato dal regista Alessandro Talevi, che trasporta la vicenda ai tempi nostri nel mondo della moda.
Da qualche anno a questa parte le “deviazioni” dal tema principale del festival vanno anche a toccare il ‘900, e ora è la volta del “Gianni Schicchi” di Puccini che ha come protagonista Domenico Colai anni. La regìa è di Davide Garattini, la concertazione e direzione d’orchestra di Nikolas Naegele. Molti i concerti, tra i quali segnaliamo quello de “I Barocchisti” di Diego Fasolis (24 Luglio). Di interesse specialistico – ma è un “must” per i frequentatori della prima ora del Festival – è il Convegno dedicato a Rodolfo Celletti “Maestro di censura e (censore di) voci” (28 e 29 Luglio all’Auditorium della Fondazione Paolo Grassi). Tutto il programma su www.festivaldellavalleditria.it