di Luca Chierici
Non era passato nemmeno un anno dall’ultimo recital scaligero (dove se no?) della diva Anna Netrebko che eccola riapparire con la fidata pianista Elena Bashkirova in un programma tutto russo che era già stato presentato a più riprese, dal 2010 in poi, anche a Berlino e a Salisburgo.
La presenza della Netrebko a Milano è ancora purtroppo collegata alla questione putiniana in generale, anche se l’altra sera solamente quattro persone manifestavano in piazza contro la presenza della cantante, colpevole di una collusione con il regime che era stata peraltro smentita o minimizzata dalla Netrebko stessa. Quali che siano i retroscena, si è finalmente ascoltato alla Scala un programma che era ed è magnifico, con ampie escursioni nel terreno della liederistica di Rimskij-Korsakov, Rachmaninoff e Čajkovskij. Il programma lasciava bene ad intendere le affinità stilistiche tra i tre autori e una certa matrice comune nella ricerca di ispirazione poetica, anche se bene evidenti erano certe manifestazioni di carattere che contraddistinguono il melos di musicisti dalla personalità molto spiccata.
La Netrebko, che ha oggi cinquantuno anni, può forse apparire meno fresca rispetto al debutto di questo programma che è più o meno ascoltabile e visibile attraverso delle produzioni che erano state a loro tempo trasmesse sui canali stranieri più quotati. Ma lo spirito è sempre quello, così come l’abilità di mantenere una qualità di voce e una continuità di passaggio di registri del tutto eccezionale. Si muove attraverso il palcoscenico la diva, cambiando rigorosamente d’abito tra una sezione e l’altra del recital e non curandosi degli effetti relativamente dannosi che possono scaturire dal suo rivolgersi spesso verso il telone rosso che fa da sfondo o verso la pianista, ovvero dirigendo il proprio organo vocale in direzione opposta al pubblico. Ma la voce e la qualità interpretativa sono sempre presenti e coinvolgono il pubblico stesso che reagisce fin troppo celermente con applausi al termine di ogni pagina in programma, minando una certa continuità di ascolto. Se si vanno a riesaminare i contenuti dei recital berlinesi e viennesi ci si accorge di quale differenza vi sia tra l’accompagnamento della Bashkirova – pure ottima pianista – e quello del marito Daniel Barenboim. Ma non tutto si può avere, viste anche le condizioni di salute del Maestro. Non è facile incantare il pubblico che gremiva il teatro con un buon novanta minuti di programma, quarantacinque dei quali dedicati al solo Rimskij: merito della musica, certamente, ma anche del soprano e della pianista che hanno intrattenuto il pubblico stesso con un’arte difficilmente eguagliabile. Programma lungo che si è ulteriormente esteso ma solamente con due bis: un’aria dalla Francesca da Rimini di Rachmaninoff, precedentemente annunciata nel programma di sala ma non eseguita, e il famoso “Meine Lippen” di Lehar che è uno dei cavalli di battaglia della cantante.