Astratto ed intricato il nuovo spettacolo pensato dal regista russo Černjakov per il teatro bavarese. Bene il cast e la conduzione musicale
di Gianluigi Mattietti
È UNA LULU DIVERSA DAL SOLITO quella che si è vista alla Bayerische Staatsoper, nel nuovo allestimento firmato da Dmitrij Černjakov e diretto da Kirill Petrenko. Una regìa di forte personalità, che sfrondava la vicenda di ogni volgarità e anche delle tinte forti, grottesche, cruente che di solito caratterizzano gli allestimenti dell’opera di Berg. Come nei Dialogues des Carmélites, messi in scena a Monaco nel 2010, Černjakov ha creato una sorta di scatola scenica, un contenitore, una griglia di pannelli di vetro che delimitavano spazi astratti, creavano una specie di labirinto essenziale nella sua nudità, e infiniti riflessi e giochi di specchi, che moltiplicavano le tensioni drammatiche e gli stessi personaggi, che sembravano perdersi nelle loro proiezioni. Non c’era altro, se non qualche sedia bianca e un sapiente gioco di luci (di Gleb Filshtinsky), vivido, intermittente, che sottolineava gli snodi della vicenda.
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