
Il Ravenna Festival chiude l’edizione 2011 con un concerto dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini e dell’Orchestra Giovanile Italiana dirette da Riccardo Muti. Sul palco anche il Coro dei bambini delle comunità africane e romagnola di Ravenna. Oggi pomeriggio alle 15,30 replica del concerto nell’Uhuru Park di Nairobi.
di Patrizia Luppi
RAVENNA – C’è un abisso tra la visione mercificata dell’infanzia proposta dalle televisioni italiane, con le loro insulse trasmissioni di “piccole voci” che scimmiottano gli adulti, e l’immagine delle due file di bambini che si disponevano sul palco per partecipare al concerto finale del Ravenna Festival 2011, lo scorso giovedì 7 luglio, nell’immenso Palazzo Mauro de André traboccante di pubblico. Questo sì, questo intervento corale in una serata di grande musica è stato un momento importante, di formazione e di gioia nello stesso tempo: un piccolo patrimonio che per tutta la vita i componenti del “Coro dei bambini delle comunità africane e romagnola di Ravenna” porteranno con sé, diventino o meno musicisti di professione nel futuro.
Non è una novità la dedizione con cui Riccardo Muti si impegna in favore dei giovani e della diffusione della cultura musicale nel nostro Paese: il concerto ravennate, che con uno sfavillante programma di brani del nostro più illustre repertorio operistico celebrava i 150 anni dell’Unità d’Italia, era tutto percorso dalla freschezza e dall’energia della gioventù.
[twocol_one]Sono ancora studenti di Conservatorio o neodiplomati – ma già agguerriti e di fine perizia – gli strumentisti, riuniti per l’occasione, dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, creata e seguita con costanza da Muti, e dell’Orchestra Giovanile Italiana, gloriosa pioniera italiana nel campo delle orchestre giovanili, nata quasi trent’anni fa alla Scuola di Musica di Fiesole. Da non molti anni in carriera i bravi cantanti solisti: il soprano Anna Kasyan, il mezzosoprano Anna Malavasi, il tenore Piero Pretti, il baritono Alessandro Luongo e il basso Luca dall’Amico. Più avanzata l’età media dell’impeccabile formazione corale, che riuniva il gruppo La Stagione Armonica diretto da Sergio Balestracci e il Coro del Teatro Municipale di Piacenza con il suo maestro Corrado Casati, ma drasticamente abbassata dal festoso arrivo dei piccoli ravennati – molti dei quali di origine africana, soprattutto [/twocol_one]
[twocol_one_last]senegalese e nigeriana – nel “Va pensiero” che ha suggellato la serata. Magnetica energia, nel governare queste masse eterogenee, propagava dal podio Riccardo Muti (che compirà settant’anni proprio in questo mese di luglio), in perfetta forma dopo i problemi di salute di qualche mese fa, ora brillantemente risolti. Muti è il direttore verdiano per eccellenza e il più sensibile, esperto e geniale per tutto il repertorio operistico italiano, capace di riassumere e di evocare anche nei limiti di un brano isolato tutta la potenza del teatro. Dalla Sinfonia di Norma a quella della Forza del destino, da “Suoni la tromba, e intrepido” a “Stride la vampa”, da “La donna è mobile” a “Va pensiero” e altre magnifiche pagine ancora, di Bellini ma soprattutto di Verdi, in un trascolorare di emozioni Muti ha trascinato l’uditorio fino al calorosissimo applauso finale.[/twocol_one_last]
Lo stesso programma viene ripetuto oggi pomeriggio alle 15,30 nell’Uhuru Park di Nairobi, con l’aggiunta, tra gli interpreti, di musicisti della Youth Orchestra di Nairobi e di artisti del Coro della stessa città e con la partecipazione, al posto del Coro di piccoli ravennati, di 200 bambini delle missioni italiane a Nairobi. La trasferta in Kenya rappresenta la nuova tappa delle “Vie dell’amicizia”: un’iniziativa nel nome della solidarietà e della pace, dell’integrazione e della vicinanza tra popoli diversi, che da quindici anni replica il concerto finale del Ravenna Festival in luoghi segnati da guerre o condizioni disagiate e problematiche, o accomunati all’Italia dall’abbraccio del Mar Mediterraneo. «Come quindici anni fa a Sarajevo – comunica il Festival – è ancora una chiamata a segnare il cammino delle Vie dell’Amicizia che ora puntano al cuore dell’Africa. Una chiamata giunta a Riccardo Muti da Francesca Lipeti, medico attivo in Kenya dal 1997, e da Padre Kizito, missionario comboniano in Africa dal 1977, al termine di un concerto che Muti ha diretto per sostenere le loro attività umanitarie. Un’idea, un sogno che diventerà realtà nel popolare Uhuru Park (Parco della Libertà) di Nairobi dove avrà luogo una grande festa della musica e dello stare insieme dedicata alle genti della baraccopoli di Kibera. L’obiettivo è quello di portare un segno di tangibile solidarietà e sensibilizzare gli animi di tutti, grazie al messaggio universale che la musica contiene e trasmette senza confini».
Al concerto nell’Uhuru Park partecipano anche giovani artisti acrobati e percussionisti della città di Nairobi; gli stessi che hanno rallegrato con un vivace intervento anche il concerto di sabato 7 a Ravenna. Bisogna sottolineare che, prima ancora che per la loro destrezza e simpatia, non possiamo che ammirarli per la disponibilità e lo stoicismo che hanno dimostrato accettando di esibirsi nonostante l’avvenimento tragico che ha offuscato gli ultimi giorni del Festival: uno dei giovani kenyoti, il quindicenne George Munyua Gathur, è infatti annegato nel mare di Marina di Ravenna insieme con l’eroico accompagnatore volontario che cercava di salvarlo, il ventottenne Marco Colombaioni. Pur nell’incalzare della festa, la loro memoria non è passata e non passerà in secondo piano.
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