PERLE DI VETRO
di Giovanni Albini
La notizia è fresca. E incuriosirà di certo i compositori, abili artigiani delle forme del tempo
Il 16 febbraio Science News: «Il vincitore del Premio Nobel per la fisica Frank Wilczek ha spiegato in due articoli la matematica sottesa al modello di un oggetto che, muovendosi al suo più basso livello energetico, potrebbe definire una sorta di struttura nel tempo. Un simile “cristallo di tempo” sarebbe l’equivalente temporale di un tradizionale cristallo, nel quale gli atomi occupano posizioni che si ripetono periodicamente nello spazio. […] “Non sappiamo se questi cristalli davvero esistano in natura, ma la sorpresa è che possono esistere”, dice Maulik Parikh, un fisico dell’Università dell’Arizona.»
Cristalli. Ripetizioni periodiche nel tempo. Alla mente vengono immediatamente i time-lapse di Koyaanisqatsi: documentario che quest’anno festeggia il suo trentennale, nel quale la musica composta da Philip Glass accompagna la proposta di video naturalistici, di paesaggi e della vita quotidiana, dilatando il tempo o velocizzando le immagini in modo da mettere in luce cicli e ritmi altrimenti invisibili. Ed è il nostro stesso pianeta ad offrirsi nel suo vorticoso ed incessante avvicendarsi periodico di fenomeni. Filmati che sembrano richiamare gli antichi princìpi della musica universalis, secondo cui l’universo stesso si regge su di un’armonia perfetta data dal moto eterno e ciclico dei corpi celesti. E infine le suggestioni sul tempo musicale di Jeanne Hersch, che sembrano richiamare la filosofia di Emanuele Severino: ogni cosa è eterna, e il tempo come noi lo conosciamo non ne esprime il divenire, ma piuttosto l’apparire. L’esperienza musicale vive allora nelle parole delle Hersch come un cristallo immobile ed imperturbabile che il tempo non può cancellare: «La musica suonata e ascoltata non potrà mai essere cancellata dal passato, qualunque cosa accada. Niente potrà cancellare questo fatto: la musica è stata suonata, voi l’avete ascoltata. Se un giorno la terra congelasse, oppure si riscaldasse eccessivamente, se gli uomini sparissero, anche allora, il tempo della musica vissuta si conserverebbe nel passato. Se sparisse, senza lasciare alcuna traccia, lo stesso tempo continuerebbe, misteriosamente, ad arricchire l’universo d’umanità.»
Ogni musicista, esperto crononauta, reagirà alla notizia di questi misteriosi cristalli con un pizzico di emozione, con estatiche fantasie. E trovo straordinarie le parole di Wilczek, sempre riportate da Science News: «Non so proprio se [questa scoperta] avrà un qualche valore, ma mi sto divertendo.» Mi sembra il primo passo necessario verso qualcosa di autenticamente bello.
Per chi volesse approfondire la matematica dei cristalli temporali si segnala la presenza online dei due articoli di Wilczek sull’argomento, pubblicati il 12 febbraio su arXiv L’estratto della Hersch è invece tratto dal piacevolissimo: Jeanne Hersch, Tempo e Musica, Baldini Castoldi Dalai, Milano 2009. La traduzione delle citazioni dall’articolo di Science News è dell’Autore.
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