[wide]
[/wide]
Se il cervello umano percepisce ogni deviazione dalla relazione temporale tra battito eseguito e ritmo percepito, a Cava de’ Tirreni dei tromboni sparano spaccando il secondo: quando il folklore precede e conferma la scienza
di Rosario Vigliotti
I n genere seguiamo il ritmo tamburellando con le dita o muovendo i piedi, e secondo gli scienziati siamo molto bravi a farlo. Con cinque esperimenti condotti nel 2001, il professor Bruno Repp degli Haskins Laboratories di New Haven, in Connecticut, dimostrò che grazie ad un inconscio meccanismo interno siamo in grado di apprezzarne i minimi cambiamenti. Gli otto volontari cui aveva chiesto di premere i tasti di un pianoforte silenzioso per seguire il ritmo in modo sincrono oppure completamente fuori ritmo, riconobbero variazioni del 2%, così difficili da stimare da essere considerate subliminali. Pur non sapendo che il ritmo sarebbe cambiato, i volontari l’avevano seguito con precisione, senza neppure rendersene conto. Gli esperimenti di Repp andavano dalla correzione di fase alla sincronizzazione del tempo, fino all’attività motoria ripetitiva, quella che permette di mantenere la sincronia. I risultati, pubblicati su “Journal of Experimental Psychology: Human Perception and Performance” (divulgati in quello stesso anno da Le Scienze online), confermavano il modello teorico secondo cui il cervello umano percepisce ogni deviazione dalla relazione temporale tra battito eseguito e ritmo percepito, e reagisce correggendo il periodo e la fase del battito.
Si sparano sequenze di trentasei colpi al ritmo stabilito dalla giuria: in 70 e 75 secondi (un colpo ogni 1,94 e 2,08 secondi)
Una singolare gara avente per tema il ritmo si svolge da anni agli inizi di luglio a Cava de’ Tirreni, in provincia di Salerno. È la “Disfida dei Trombonieri”, in cui i Cavesi ricordano l’intervento in soccorso di re Ferdinando d’Aragona nel 1460 attaccato delle truppe di re Giovanni d’Angiò. Armati di tromboni (grossi archibugi), salvarono il regno d’Aragona dall’invasione, e in segno di ringraziamento re Ferdinando donò alla città una pergamena in bianco con la sua firma e i sigilli. Quella sorta d’assegno in bianco non fu però mai riempito di richieste e la pergamena è custodita, bianca come allora, nel Palazzo della città. Proprio in memoria del dono di re Ferdinando, i trombonieri degli otto rioni cittadini si sfidano con le fedeli riproduzioni di quegli d’archibugi.
Dei cinquanta elementi che compongono ogni squadra, solo i migliori trentasei partecipano alla sfida. Si sparano sequenze di trentasei colpi al ritmo stabilito dalla giuria: in 70 e 75 secondi (un colpo ogni 1,94 e 2,08 secondi), oppure in 75 e 80 secondi (uno ogni 2,08 secondi e 2,20 secondi), o fra 100 e 105 secondi (uno ogni 2,77 e 2,91 secondi). Il trombone è un’arma ad avancarica, a luminello con innesco in ottone, pesa sui 20 kg e va caricata con una sessantina di grammi di polvere nera (le cartucce dei comuni fucili da caccia ne contengono solo 6-7 g). Va imbracciata senza appoggio, sebbene produca una deflagrazione impressionante. Naturalmente ci sono le penalità: cinque punti per la cilecca, un punto se il trombone cade, mezzo se un tromboniere si muove. Il capitano d’ogni squadra passa i luminelli ai trombonieri, tiene il ritmo e ordina di far fuoco, e da bravo metronomo deve restare indifferente se durante la sequenza si accorge di una penalità. C’è in palio la copia della pergamena bianca.
Quest’anno se l’è aggiudicata il Casale Monte Castello, ma non sono mancate edizioni in cui gli otto rioni si sono espressi a così alto livello da classificarsi tutti ex aequo. In fondo, come dice Jannacci, “Ci vuole orecchio”. E che, soprattutto, ci si senta ancora, dopo quei botti terrificanti.
© Riproduzione riservata