[wide]
[/wide]
Cartelloni • Il nuovo Intendant del Festival austriaco – uno dei migliori candidati alla successione di Lissner alla Scala – punta su diversi temi, tra cui tenere vivo il cuore mozartiano della manifestazione, promuovere la creazione contemporanea, sedurre i possibili sponsor con progetti adeguati
di Patrizia Luppi
A lexander Pereira, nominato alla fine del 2011 Intendant – in pratica sovrintendente e direttore artistico – del Festival di Salisburgo, è una persona di vasta esperienza e competenza (anche musicale, il che non guasta): ne fanno fede, negli ultimi vent’anni, le notevoli stagioni di cui è stato responsabile all’Opernhaus di Zurigo. È un uomo acuto e deciso, ma dal sorriso pronto; uno charmeur viennese che non incanta solo le signore ma anche gli sponsor, grazie ai quali si è assicurato una gran bella somma per la rassegna salisburghese 2012, con ottime prospettive per il prossimo anno.
Ecco perché, dal pubblico di giornalisti e critici musicali che lo ascoltavano ieri presentare l’edizione 2013 del Festival presso il Forum Austriaco di Cultura di Milano, si levava palpabile un’onda di desiderio: quale candidato migliore di lui alla successione di Stéphane Lissner, nella guida del Teatro alla Scala dal 2015 in poi? Pochi sono alla sua altezza, meno delle dita di una mano; e nessuno di loro, temiamo proprio, è italiano. Con Pereira, lo stesso Festival di Salisburgo sta già riprendendo quota, dopo edizioni penalizzate soprattutto dalle inadempienze dello Stato austriaco; più ampia la stagione 2012 rispetto alle precedenti, ancor di più lo sarà quella del 2013, che si terrà dal 19 luglio al 1° settembre con abbondanza di nuove produzioni e nuovi progetti.
Verdi e Wagner, l’inevitabile accoppiata che dominerà il prossimo anno, non potranno mancare: ed ecco una Giovanna d’Arco (con un rimando al Novecento nella Jeanne d’Arc di Braunfels, anch’essa in programma), Don Carlo, Falstaff e poi Nabucco in forma di concerto, Rienzi e Die Meistersinger von Nürnberg. Neanche Mozart può mancare a Salisburgo e Pereira lo tiene ben presente: quest’anno si assisterà a Lucio Silla e, con Così fan tutte, al primo capitolo di quel ciclo Mozart-Da Ponte di cui Franz Welser-Möst doveva essere il direttore. Questi si è invece ritirato con scalpore dal progetto, su un pretesto, afferma Pereira, «troppo inconsistente per un abbandono del genere. Abbiamo lavorato 15 anni insieme, facendo anche cose molto belle, ma ora per lui è un momento di emancipazione».
Liquidato così Welser-Möst, al suo posto ci sarà Christoph Eschenbach. Tra gli altri direttori, Muti, Chailly e Gatti («È bello poterli avere tutt’e tre in una sola stagione», sorride Pereira), Pappano, Mehta, Minkowski e Giovanni Antonini per una Norma con Cecilia Bartoli. Nel campo delle voci si va da Diana Damrau ad Anna Netrebko, da Jonas Kaufmann a Matti Salminen, Thomas Hampson, Juliane Banse, Anja Harteros (prevista come Elsa nel Lohengrin della Scala, poi sostituita per malattia) e molti altri dominatori del palcoscenico, compreso il vecchio leone Plácido Domingo. Tra i registi, Peter Stein, Stefan Herheim, Damiano Michieletto, Sven-Eric Bechtolf.
È stato un grosso errore demandare soltanto allo Stato il sostegno della cultura, com’è stato un errore fare il contrario negli Stati Uniti. Quello che serve è la solidarietà
Per l’opera contemporanea, alla quale l’Intendant desidera offrire ogni anno uno spazio con una nuova commissione, quest’anno (poiché György Kurtág non ha finito in tempo la partitura promessa, che si ascolterà nel 2014) è in programma Gawain di Harrison Birtwistle, un lavoro del 1991 finora allestito soltanto a Londra. Tra i concerti, oratori di Haydn accostati a musica tradizionale giapponese, una vetrina sul benemerito Sistema venezuelano delle orchestre giovanili di José Antonio Abreu, il ciclo completo delle Sinfonie di Mahler (tra i direttori Rattle, Gielen e Dudamel), diversi appuntamenti con i Wiener Philharmoniker, direttori Harnoncourt, Maazel, Mehta, Muti e Thielemann. E questa è solo una parte di un cartellone ricchissimo di proposte sinfoniche, cameristiche, di musica del passato e d’oggi; senza dimenticare il programma di teatro di prosa che è anch’esso elemento fondante del Festival.
Interrogato alla fine della presentazione sulla situazione italiana, Pereira ha dichiarato che ciò di cui c’è bisogno, e non solo da noi, è la solidarietà tra forze politiche, privati e aziende. «È stato un grosso errore demandare soltanto allo Stato il sostegno della cultura, com’è stato un errore fare il contrario negli Stati Uniti. Quello che serve è unire le forze». Ma come trovare mecenati e finanziatori? La formula, secondo Pereira, è fare un piano a lunga scadenza e proporre all’interlocutore giusto il progetto più adeguato. «Per esempio, un’azienda come la Roche, che investe 10 milioni di euro per la ricerca su un solo medicinale, sarà più interessata di altre a un’iniziativa di tipo sperimentale». Insomma, gli sponsor si trovano, dice Pereira, e si possono trovare anche in Italia. «Venga lei a cercarli», chiede una voce dal pubblico. Risate generali.
Info: www.salzburgerfestspiele.at
© Riproduzione riservata