Il festival marchigiano Rassegna di Nuova Musica rappresenta un’opportunità rara di poter ascoltare alcuni tra i lavori più importanti del musicista, scomparso nel 2012, tra cui Voyage that never ends, “romanzo per contrabbasso” scritto tra il 1979 e il 1997
di Elena Abbado foto © Astrid Karger
È iniziata lo scorso 11 aprile e si è conclusa giovedì 14 la 34° edizione della Rassegna di Nuova Musica di Macerata, punto di riferimento imprescindibile nel panorama culturale nazionale. In poco tempo, come ogni anno accade nei giorni del festival, la città marchigiana ospita una carrellata dei massimi interpreti del repertorio contemporaneo. Anche quest’anno la Rassegna mostra al pubblico fedele, attraverso uno sguardo critico e ricercato sul panorama compositivo, un percorso che si dipana dalle pagine storiche del secondo novecento fino alle voci più innovative degli ultimi anni.
Quest’edizione del festival, Voyage that never ends, celebra il suo fondatore, il musicista e compositore Stefano Scodanibbio, scomparso prematuramente nel 2012, in occasione di quello che sarebbe stato il suo sessantesimo compleanno. Un’opportunità rara di poter sentire alcuni tra i lavori più importanti del musicista marchigiano tra cui Voyage that never ends, il suo “romanzo per contrabbasso” scritto tra il 1979 e il 1997, “pezzo forte” del suo repertorio solistico, eseguito per la prima volta dopo la sua scomparsa dal contrabbassista Dario Calderone, uno dei suoi più brillanti eredi.
[restrict paid=true]
Nello stesso concerto è stato eseguito il pezzo Own pace (amnesia 3) (2011) di Silvia Borzelli, compositrice romana che negli ultimi anni sta ricevendo giusti riconoscimenti, anche internazionali. Giovedì 14 è stato invece il flauto di Manuel Zurria il protagonista della serata. All’interno di una programmazione ricca e selezionata con opere di Yan Maresz, Michael van der Aa, Philp Glass e della giovane e talentuosa compositrice lituana Juste Janulyte, Zurria eseguirà in prima italiana il brano di Salvatore Sciarrino Autostrada prima di Babilonia (2015).
Abbiamo seguito le prime due serate, dove uno straordinario Arditti Quartet ha fatto da protagonista, presentando l’integrale dei pezzi per quartetto – Visas (1985/1987), Lugares que pasan (1998/1999), Altri Visas (2000), Mas lugares (2003) – accanto a “classici” del loro repertorio quali il Quartetto n. 2 (1968) di György Ligeti (di cui ricorre quest’anno il decennale dalla morte), Le souris sans sourire (1988) di Franco Donatoni, il Quartetto n. 3 (1987) di Conlon Nancarrow e Grido (2001) di Helmut Lachenmann. La formazione britannica è stata prima interprete e da sempre ideale interlocutrice dell’opera per quartetto di Scodanibbio, sin dal 1987, quando fu invitata a suonare alla Rassegna di Macerata per la prima volta e in quell’occasione eseguì la prima assoluta del I Episodio di Visas. Dal quel momento la collaborazione non è mai venuta meno, in particolare con il fondatore Irvine Arditti.
Il viaggio è uno dei temi principali nell’immaginario musicale di Scodanibbio. A questo filone sono presenti nell’attuale edizione Mas lugares, Lugares que pasan e il già citato Voyage. Mentre Visas, Altri Visas e Lugares que pasan ci presentano il pensiero musicale puro, in uno sforzo creativo che vede un’evoluzione dalla metà degli anni ottanta al duemila, i lavori più recenti, serie a cui appartiene Mas lugares, opera scritta per il Quartetto Prometeo, mostrano invece un’estetica e di conseguenza un linguaggio ulteriormente arricchiti.
La lezione di Luciano Berio sul molteplice approccio al testo musicale storicizzato attraverso la lente della trascrizione è raccolta e abbracciata in toto in questo quartetto, dedicato allo stesso Berio. Scodanibbio, in una matura ricerca del proprio mondo sonoro segreto, affronta una metamorfosi di alcuni madrigali di Claudio Monteverdi, in particolare utilizzandone interamente tre dal IV libro: Io che mi son giovinetta, Quell’augellin, che canta e Che se tu sé ‘l cor mio. A fronte di un materiale sonoro completamente diverso, i timbri scelti, in questo caso la vera firma inconfondibile, sono gli stessi dei quartetti precedenti: corde mai vibrate, armonici ricercati, suoni metallici. Ci rimandano al quartetto di Nancarrow scelto per completare il programma della seconda serata e alla lezione di Ligeti del Quartetto n. 2, alla “musica strumentale concreta” del Grido di Lachenmann.
L’Arditti si dimostra magistrale nel cambiare volto per ognuno dei compositori in programma. Si supera nell’esecuzione di Le souris sans sourire di Donatoni, che troviamo impareggiabile, con una forza che scatena l’entusiasmo del pubblico, mentre il virtuosismo del violoncellistica Lucas Fels si mette in luce brillantemente negli assoli di Nancarrow. Un pubblico folto ed entusiasta ha preso parte in entrambe le prime due sere. Il successo che la Rassegna di Nuova Musica ha raggiunto e consolida di anno in anno è accanto all’opera musicale, l’eredita artistica che Stefano Scodanibbio ci ha lasciato. Il “viaggio non finisce” grazie alla dedizione dell’attuale direttore artistico Gianluca Gentili e della moglie del compositore, Maresa Bonugli Scodanibbio ed è questo il messaggio che si rinnova oggi a Macerata.
[/restrict]