di Monika Prusak
Il magnifico sipario ottocentesco di Giuseppe Sciuti ha fatto da cornice al concerto dell’Orchestra Nazionale Barocca dei Conservatori, andato in scena al Teatro Massimo di Palermo con un programma ambizioso di composizioni di Jomelli, Zingarelli e Mozart, e con direttore Giulio Prandi e soprano solista Desirée Rancatore.
È sempre un momento di festa quando un teatro lirico apre le porte ai giovani, ancor di più se si tratta di una formazione impegnata nel repertorio antico che trova a Palermo un pubblico appassionato, vasto e attento. L’Orchestra Nazionale Barocca dei Conservatori sceglie questa volta le musiche illuminate del Settecento: la Sinfonia n. 5 in sol minore del napoletano Nicola Antonio Zingarelli, la Sonata da chiesa n. 7 in Fa maggiore K 224, il mottetto per soprano orchestra Exultate, jubilate K 165 di Wolfgang Amadeus Mozart, la Ciaccona in Mi bemolle maggiore op. 5 n. 13 per orchestra del campano Niccolò Jommelli e la Sinfonia n. 25 in sol minore K 183 di Mozart.
Sin dalle prime note della Sinfonia n. 5 di Zingarelli l’orchestra presenta un bel timbro complessivo, tuttavia a tratti non mantiene una buona intonazione e non è ben sintonizzata. Giulio Prandi propone una direzione appassionata, non riuscendo tuttavia a coinvolgere tutto l’ensemble che manca di spigliatezza soprattutto per quanto riguarda la sezione dei violini primi. Il rendimento migliora sottilmente nelle due composizioni di Mozart: la Sonata da chiesa n. 7 K 224 rischiara l’atmosfera con la tonalità maggiore portando al tanto amato mottetto Exultate, jubilate. Tuttavia in Mozart manca il giusto rigore ritmico e l’omogeneità timbrica tra le varie sezioni dell’orchestra, a cui si oppone l’interpretazione lirica da parte del soprano Desirée Rancatore. La cantante propone un recitativo intenso, dove la parte solista si libera dalla più rigida linearità illuminista, ma sceglie di tornare a una cantabilità romanticizzante e una gestualità eccessivamente scenica nell’Alleluia finale. Il gioiello del Settecento napoletano, Ciaccona op. 5 n 13 per orchestra di Jommelli, incanta per la notevole eleganza della scrittura, resa tale dalla fine direzione di Prandi. Ma è solo nella Sinfonia n. 25 K 183 di Mozart che l’orchestra utilizza tutto il ventaglio delle possibilità dinamiche, presentando una buona intesa dell’insieme e condividendo finalmente l’entusiasmo raffinato di Prandi. Una nota va alla ben affiatata sezione dei legni.
Il concerto si conclude con il plauso da parte della platea quasi al completo, nel segno di un desiderio appagato di ascoltare la musica antica in teatro. Complice del successo il discorso che Giulio Prandi rivolge agli spettatori prima di bissare il «pezzo piccolo ma grande», Ciaccona di Jommelli. «Il teatro è un luogo magico» afferma il direttore dicendosi felice ed orgoglioso di aver potuto lavorare con una realtà giovane come quella dell’Orchestra Nazionale Barocca del Conservatori. Non bisogna dimenticare che «la musica all’Europa l’ha insegnata l’Italia» e per questo vanno preservate «le “cattedrali” cui dobbiamo la creazione: insegnamento e tradizioni».
L’Orchestra Nazionale Barocca dei Conservatori è stata fondata a Palermo nel 2016 ed è coordinata da Daniele Ficola, direttore del Conservatorio Alessandro Scarlatti di Palermo. Affronta repertori che spaziano dalla musica profana a quella sacra del barocco europeo di grandi autori come di alcuni compositori meno noti, con rare e prime esecuzioni e con un costante riscontro di pubblico. L’Orchestra ha una intensa attività̀ concertistica, ed è regolarmente invitata a festival e stagioni musicali come il Festival dei Due Mondi, i Pomeriggi musicali di Milano, il Festival Barocco di Roma; è stata guidata da direttori di grande prestigio tra i quali Enrico Onofri, Rinaldo Alessandrini, Enrico Gatti, Alessandro Quarta e Toni Florio. L’Orchestra Nazionale Barocca dei Conservatori è un progetto sostenuto dal Ministero dell’Università e della Ricerca, Segretariato generale.