di Luciana Galliano
Lo spettacolo Bones in pages del grande Saburo Teshigawara ha chiuso il 3 novembre, nell’elegante scrigno del Teatro Carignano, la ricca edizione 2016 del Festival TorinoDanza. Si è trattato della prima italiana di una creazione del 1991, prodotta dal Theater am Turm di Francoforte insieme alla compagnia del coreografo giapponese, KARAS, poi ripresa nel 2003. Il lavoro elabora con la consueta eleganza e intensità alcuni luoghi fondamentali del “roccioso” pensiero coreutico di Teshigawara: il rapporto con la parola scritta, il movimento che, con tecnica impeccabile, si rapprende in infinite piccole figure morbide, di bellezza pura come geometrie del corpo nello spazio, quasi le ossa non siano più rigide e minerali ma anch’esse vive e pulsanti. In questo lavoro poi il costante riferimento sotterraneo alla calligrafia, a quella sorta di pittura semiografica che sono i caratteri della scrittura sino-giapponese, aggiunge stratificazioni di senso alle bellissime figure dei movimenti.
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Una sorta di installazione/manuale dell’essere intellettuale, che si scontra a scartabellare le mille pagine di una parete di libreria i cui libri si espongono nel loro vertiginoso contenuto e non in muti dorsi, che è preso da colpi di sonno alla scrivania, che si libra privo di peso portato in alto dalle parole. In scena, oltre alle migliaia di pagine, una struttura trasparente che contiene ed espone frammenti di uno studio, con in cima, di schiena, un grande corvo nero; è il karasu (corvo in giapponese) che dà nome alla compagnia, il corvo luogo letterario e musicale del contemporaneo da Poe sino a Lou Reed.
Commenta il coreografo:«Books are breathing in the pages / Books are moving bodies when you read them / Your bones are dancing in the pages»; al tema “Ossa e aria” Teshigawara dedicò uno dei suoi numerosi testi saggistico/poetici, poco dopo la conclusione di questo lavoro, nel 1994.
Insieme a Teshigawara – e quasi indistinguibile per grazia e precisione – la ballerina Rihoko Sato; la scelta delle musiche, dovuta come in quasi tutti gli spettacoli allo stesso Teshigawara e in questo anche a Kei Miyata, altra figura chiave nella costituzione della compagnia KARAS, è particolarmente importante: non solo un fondo ritmico ma una vera partitura di respiro sinfonico, da cui traspare la progressiva stratificazione intellettuale dell’artista, che ha al suo attivo diversi lavori su musiche di Bach (La Folle Journée au Japon 2009-Bach and Europe con la violoncellista Tatiana Vassiljieva, La Roque d’Antheron, Reunion – Goldberg Variations ecc.), su musiche di Cage, Haendel, su musiche operistiche (a curato diverse importanti regie) ma anche di musicisti noise giapponesi. Davvero si attaglia alla vertigine poetica di uno spettacolo di Teshigawara una sua frase: «Men and women who have already lost their bodies are in search of new memories».
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