Al Teatro Regio la grande orchestra italiana accomuna Beethoven e Verdi in letture di peculiare esattezza, misura e cantabilità

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UNA SINFONIA IMMAGINARIA fatta con sinfonie d’opera verdiane. A patto di rimanere nell’àmbito del gioco, se ne potrebbe immaginare una con, nelle posizioni e nei ruoli canonici dei quattro movimenti, la Sinfonia dell’Aida (sic), il Preludio dei Masnadieri, il Ballo del Macbeth e la Sinfonia della Forza del destino.
Senza giocare e senza pretendere, al Teatro Regio di Parma, il 18 ottobre e per il Festival Verdi, una sinfonia di sinfonie non molto differente è stata di fatto assemblata nel concerto di Antonio Pappano alla testa dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia: in rapida sequenza e senza che gli applausi interrompessero la tensione dell’unica arcata, la prima parte del programma era formata dalle Sinfonie della Luisa Miller e della Forza del destino, dal Preludio dei Masnadieri e dalla Sinfonia dell’Aida. Applausi, anzi ovazioni.
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