di Lorenzo Galesso
Ogni volta che si nomina Arnold Schönberg è naturale pensare alla dodecafonia e a opere come le Variationen für Orchester op. 31 o il Klavierkonzert op.42; è opportuno però ricordarsi che l’opera del compositore si è sviluppata su un arco di tempo lungo più di cinquant’anni, nel quale la dodecafonia è la conclusione. A riprova della grandezza di Schönberg basta citare Verklärte Nacht, composta a soli venticinque anni su testo di una poesia di Richard Dehmel, in cui una donna, camminando al fianco del suo uomo in una notte scura, gli rivela che porta in grembo il figlio di un estraneo, conosciuto prima che il loro idillio amoroso cominciasse. Il libro di Alessandro Maria Carnelli – Il labirinto e l’intrico dei viottoli, Verklärte Nacht di Arnold Schönberg – propone uno studio dell’opera nella sua totalità, focalizzandosi sul rapporto con Brahms e Wagner nonché l’accurato studio del delicatissimo rapporto fra musica e testo.
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Il volume è diviso in due sezioni: nella prima parte si analizzano gli aspetti contestuali in cui l’opera è stata composta, come per esempio le influenze culturali coeve, la ricezione dell’opera da parte di pubblico e critica e il rapporto fra opera e testo. In particolare l’analisi di quest’ultimo aspetto evidenzia come la storica querelle per la supremazia fra musica assoluta e musica a programma sia ben lungi dall’essere conclusa; è interessantissimo, anche e soprattutto grazie alla puntuale e sistematica esposizione delle fonti, come alcune importanti istituzioni o personalità musicologiche abbiano deliberatamente trascurato il rapporto musica – testo, liquidando l’interpretazione del brano secondo i tradizionali stilemi analitici.
A questo punto Carnelli prende per mano il lettore e lo porta attraverso gli intricati viottoli di questa musica meravigliosa, trovando così un senso nuovo, riconducibile solo parzialmente a quello dato da Dehmel (a sua volta ispirato dalla puntasecca di Munch Zwei Menschen). Questa nuova significazione schönbergiana realizza non solamente la sintesi del monologo della donna e dell’uomo della poesia, ma anche e soprattutto la sintesi fra Brahms e Wagner, unendo così la sovrapposizione di più linee melodiche e la continua variazione melodica, tipicamente brahmsiane, all’uso di un linguaggio armonico dall’inconfondibile sapore wagneriano.
Nella seconda parte si entra nel merito del testo musicale: tutte le sezioni vengono analizzate con doverosa e implacabile minuzia di particolari, senza tralasciare nulla al caso; si prenda come esempio il capitolo 6, dove si descrivono le sezioni 1,3 e 5 del brano: Carnelli non si limita ad analizzare il materiale tematico e a interpretarlo, ma confronta l’uso di alcuni topoi utilizzati da Schönberg con uso compiuto da altri eminenti autori, creando così una fitta rete euristica di collegamenti. E se questo non dovesse bastare, nella parte finale del volume è possibile consultare un’appendice altrettanto dettagliata di ciò che avviene nel brano battuta per battuta.
Anche se potrebbe sembrare eccessivo scrivere un libro per un singolo brano musicale, Carnelli ci dimostra che in alcuni casi non è solamente auspicabile, bensì necessario. Si auspica di poter godere ancora di tale cristallina qualità di giudizio, inattaccabile sotto ogni punto di vista.
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