di Luca Chierici
Con un programma per metà francese è tornato alla guida della Filarmonica della Scala Philippe Jordan, il quasi cinquantenne direttore svizzero che già lo scorso anno si era distinto in Mozart e Strauss con grande successo.
Jordan ha esordito con il Prélude à l’après-midi d’un faune di Debussy reso con gesto elegante e un legato stilisticamente perfetto. Pagina celeberrima nella sua veste originale per orchestra, evocante sonorità che per alcuni commentatori hanno aperto la strada alla musica del nostro secolo, l’audace impianto armonico del Prélude, con i suoi cromatismi estenuati anticipava quel capolavoro totalmente di stampo opposto che è il Concerto per pianoforte per la mano sinistra di Ravel, dove il notevole pianista francese Bertrand Chamayou, di stampo decisamente virtuosistico come è testimoniato da alcune sue registrazioni del repertorio francese più azzardato come gli Studi di Saint-Saëns, si è letteralmente gettato nel concerto raveliano con un incipit strumentale di scansione precisa e secca, alternato poi a passaggi più dolci e confluente, dopo un crescendo orchestrale ad effetto nella straordinaria cadenza che va a chiudere questa pagina di invenzione straordinaria. Al Concerto – e quasi per ritornare al clima debussiano precedente – Chamayou ha fatto seguire come bis la Pavane di Ravel, resa con eleganza e intima commozione.
La seconda parte della serata prevedeva i Quadri di una esposizione di Musorgskij, ovviamente tradotti dalla mano intelligente di Ravel, davvero un mago dell’orchestrazione che in questo caso riesce ad esaltare la portata eversiva di alcune idee originali, affidandone il commento a un insieme di sonorità ora aspre, ora sensualissime ottenute tramite l’impiego di un’orchestra al gran completo, che prevede tra l’altro la presenza di un saxofono, della tuba, corni, trombe, tromboni, celesta e arpe. Nonostante alcune défaillances nel comparto degli ottoni l’esecuzione di Jordan ha quasi puntato sulla visione raveliana che trasforma l’originale in un saggio di musica del tutto novecentesca. Buon successo di pubblico che ci invita a riascoltare il direttore in uno dei prossimi appuntamenti scaligeri.