di Ida Zicari
Curato da Mariateresa Storino, il volume Franz Liszt e Jessie Taylor Laussot Hillebrand, edito di recente da LIM, nasce con l’obiettivo di valorizzare e contestualizzare il carteggio inedito di Franz Liszt e Jessie Laussot, reperito a Weimar dalla stessa studiosa lisztiana. Ma, come scrive Guido Salvetti a incipit della sua Prefazione al libro, la curatrice «forse non immaginava che il risultato sarebbe andato così oltre l’assunto contingente; e che ne sarebbe derivato uno spaccato così vasto di informazioni e di problematiche sulla vita musicale del secondo Ottocento». Dell’insigne pianista e compositore romantico è difficile trovare chi non abbia cognizione; al contrario, di Jessie Taylor Laussot Hillebrand poco si sa, o meglio, poco si sapeva prima di questa pubblicazione. Il più delle informazioni note proveniva dall’autobiografia di Wagner, il quale, al momento della sua stesura, non aveva avuto interesse alcuno a diffondere la vera conoscenza dell’amica di un tempo. Insomma, anche quello relativo al breve ma intenso amore della Laussot per Richard Wagner era un argomento ancora da indagare.
Ora, il libro della Storino rende alla figura della donna tutto il suo spessore culturale, restituendole, con densità e definitezza di esiti, il ruolo di coprotagonista di un importante capitolo di storia ottocentesca italiana ed europea accanto ai nomi più illustri di Franz Liszt, Walter Bache, Hans von Bülow, Giuseppe Buonamici, Giovanni Sgambati. Ma chi fu quindi questa Jessie, legata a Liszt da duratura amicizia? Jessie Taylor nacque a Londra nel 1826, unica figlia di un ricco avvocato, Edgar Taylor, e di Ann Christie; sposò Eugène Laussot all’età di 17 anni, dopo la cui morte sposò Karl Hillebrand; morì a Firenze nel 1905. Fu pianista di notevoli qualità, ammirata addirittura per l’esecuzione della difficilissima Sonata op. 106 di Beethoven. Musicista e intellettuale di ampi orizzonti, parlava correntemente l’inglese, il francese, il tedesco, e l’italiano. Non si professò mai altro che una dilettante, ma sempre visse d’arte. Dal 1860 si stabilì a Firenze, dove fondò la Società Cherubini con cui divenne fervida promotrice di un rinnovamento della musica italiana sull’esempio del modello d’oltralpe, attiva sostenitrice delle nuove generazioni di musicisti, zelante divulgatrice della cultura e della pratica musicale.
La pubblicazione della Storino accoglie una miscellanea di saggi. Affermati studiosi nel panorama internazionale, gli autori Rossana Dalmonte, Bianca Maria Antolini, Maurizio Giani, Gregorio Nardi, Edoardo Bruni, e Mariateresa Storino, intorno alle 32 lettere, tracciano vividi i ritratti di Jessie, di Liszt negli anni tra il 1860 e il 1878, di Bülow, di Wagner, che si stagliano in un quadro storico culturale composto in tutta la sua complessità, con dovizia bibliografica pressoché esaustiva. Come scrive ancora Salvetti, quanto ne emerge interviene prezioso a colmare grandi lacune nelle nostre conoscenze.