di Gianluigi Mattietti foto © Elisa Heiliger
Il castello di Weikersheim è una delle tappe della Romantische Strasse, e una delle mete turistiche del Baden-Württemberg. Costruito nel XII secolo, acquisì una grande importanza alla fine del XVI secolo, quando divenne, in seguito a una divisione territoriale dei domini degli Hohenlohe, la residenza principale del conte Wolfgang II, che lo fece ristrutturare ed ampliare secondo il gusto rinascimentale. Ci furono poi altri lavori, dopo le devastazioni della Guerra dei Trent’anni, e anche nel XVIII secolo, quando il conte Cari Ludwig collegò il castello alla cittadina tramite una serie di edifici ad arcate tuttora esistenti e diede al giardino forme barocche con statue simboliche (le stagioni, gli elementi, i pianeti e antiche divinità), concepite come una rappresentazione della propria gloria. Nel 1967 l’ultimo signore del castello, Constantin zu Hohenlohe-Langenburg, cedette il castello alla regione del Baden-Württemberg e da allora è diventato un’attrattiva aperta ai visitatori, e anche un luogo di appuntamenti musicali, poiché la sontuosa Rittersaal (sala dei cavalieri), impreziosita da dipinti con scene di caccia, dopo avere ospitato per secoli feste e banchetti, viene spesso usata come sala da concerto. Nella cittadina di Weikersheim ha sede anche un’importante istituzione musicale, cioè la sezione tedesca del network Jeunesse Musicales International (la più grande ONG di musica giovanile al mondo, creata nel 1945 con l’obiettivo di formare giovani musicisti, giovani pubblici, orchestre e ensemble giovanili) che fa transitare ogni anno per Weikersheim, circa ottomila giovani musicisti.
A pochi passi dal castello di Weikersheim e dalla sede di JMI è stata appena inaugurata una nuova sala da concerto, modernissima e dalle ottime prestazioni acustiche, la TauberPhilharmonie (dal nome del fiume Tauber, che attraversa l’omonima, rigogliosa valle). Il concorso era stato bandito nel duemiladodici, e subito sono state ottenute le autorizzazioni e trovate sovvenzioni pubbliche e private (per un totale di 14,1 milioni di euro). La struttura architettonica, completata alla fine dell’estate del duemiladiciannove, è concepita come un incastro di volumi disposti lungo linee che idealmente collegano l’auditorium al castello e alla chiesa di San Giorgio, che domina nella piazza centrale della piccola città. Questo nuovo auditorium, costruito seguendo i più moderni criteri di sostenibilità ambientale, ospita due sale: una sala da seicentododici posti con un ampio palco adatto a un’orchestra sinfonica, e una sala piccola (Wittensteinsaal), con duecento posti, adatta alla musica da camera e alle conferenze, dotata di un palco mobile e di una parete a scomparsa, che permette anche di suddividerla in due spazi indipendenti.

Dopo vari eventi musicali svoltisi durante l’estate, a lavori non ancora ultimati, l’inaugurazione ufficiale della TauberPhilharmonie è avvenuta con un concerto della giovanile Bundejugendorchestrer diretta da Brandon Philips e un programma utilissimo a testare le qualità acustiche della sala grande, che affiancava la pirotecnica, fiammeggiante Johannesburg Festival Ouverture di William Walton alla Seconda di Brahms. Il direttore sudafricano ha messo in bel risalto il ricco colorismo e le sonorità rutilanti della partitura di Walton, composta nel millenovecentocinquantasei per il settantesimo anniversario di Johannesburg, ispirata ad alcune registrazioni di musica africana (compreso il tema di Masanga del musicista congolese Jean Bosco Mwenda), definita dallo stesso compositore come «un galop non-stop … un po’ pazzo, divertente e volgare». La grande orchestra utilizzata in questo lavoro, con legni per tre e una vasto set di percussioni (affidate a quattro percussionisti), risultava però un po’ sovradimensionata per le dimensioni della sala, e il suono, pur vivido, risultava schiacciato nei grandi climax dinamici. Perfetta invece la resa acustica nella sinfonia brahmsiana: si aveva quasi l’impressione che l’intero auditorium risuonasse come un’unica cassa acustica, facendo apprezzare le qualità dell’esecuzione, molto analitica, che metteva in risalto i timbri puri più che gli amalgami, e giocava su una netta contrapposizione delle dinamiche (soprattutto nell’Allegretto grazioso). Tra i prossimi appuntamenti sinfonici, nel mese di novembre, si potranno ascoltare due talentuosi violoncellisti, poco noti al grande pubblico: la giovane violoncellista turca Elif Ünlüsoy, che si cimenterà con il Concerto di Edward Elgar, accompagnata dalla Junge Philharmonie Würzburg diretta da Frédéric Tschumi (concerto, organizzato in collaborazione con Jeunesses Musicales, che comprende anche l’Ottava di Dvořák), e il violoncellista ungherese László Fenyö che eseguirà invece il Concerto di Dvořák con l”Orchestra filarmonica di Praga diretta da Heiko Mathias Förster (in programma anche l’Eroica di Beethoven).