di Mariateresa Storino
Il 2023 sarà ancora l’anno di un ‘non compleanno’ per Gioachino Rossini. Come da tradizione, la città di Pesaro rende omaggio al suo nume tutelare con una serie di eventi che scandiscono i giorni attorno al ‘genetliaco’.
Tra le numerose proposte di istituzioni pubbliche e associazioni private, inserite in un armonico cartellone sotto l’egida di “settimane rossiniane”, il 28 febbraio (ore 21.00) il Conservatorio Rossini, in collaborazione con il Rossini Opera Festival, celebrerà il ‘non evento’ al Teatro Sperimentale di Pesaro con il concerto Mi lagnerò tacenDO!!!
Il titolo è quanto mai emblematico. Rossini dedicò ai versi che Metastasio aveva scritto per l’opera Siroe re di Persia (1726) un numero rilevante di intonazioni che divennero parte integrante dei Péchés de vielleisse, una raccolta di centocinquanta brani suddivisi in quattordici album alla quale il Cigno pesarese lavorò meticolosamente negli ultimi decenni della sua vita.
Mi lagnerò tacenDO!!! nasce da un’idea del direttore del Conservatorio Rossini Fabio Masini: uno spettacolo incentrato sulla riscrittura della musica di Rossini. L’attualità del compositore è indiscutibile; se leggessimo la sua figura con i canoni odierni potremmo etichettare Rossini come una pop star. Ma ci sono aspetti che forse ai più restano ancora sconosciuti, quale il suo impegno a sostegno della creazione musicale, come si legge nel testamento redatto il 5 luglio 1858: «sia fondato a Parigi, ed elusivamente per i francesi, due premi di tremila franchi ciascuno per essere distribuiti annualmente, uno all’autore d’una composizione di musica religiosa o lirica che dovrà distinguersi principalmente per la melodia, tanto adesso negletta; l’altro all’autore delle parole (prosa o verso) sulle quali deve applicarsi la musica […].»
Il concerto del 28 febbraio è una risposta alla richiesta di Rossini di attenzione al versante creativo del mondo dell’arte. Undici compositori, docenti del Conservatorio di Pesaro, proporranno una propria visione di altrettanti brani tratti dai Péchés de vielleisse.
Riscrivere Rossini nel XXI secolo, dopo le sperimentazioni linguistiche del Novecento, e affidarne il compito a undici compositori si sarebbe potuta rivelare un’impresa alquanto ardua se la natura stessa dei Péchés non inducesse ad un processo in continuo divenire. In questo ripensamento contemporaneo non si legge alcun tradimento della poetica di Rossini, e sono proprio quelle due strofe metastasiane dagli innumerevoli risvolti semantici che Rossini intonò ossessivamente per più di venti volte, e che permeano – a volte esplicitamente a volte celate – un certo numero dei ‘peccati’ in programma nello spettacolo pesarese, a testimoniare la liceità dell’operazione.
I compositori che hanno preso parte a questo “gioco in musica” sono Federico Augusto Agostinelli, Paolo Boggio, Filippo Maria Caramazza, Delilah Gutman, Mauro Ferrante, Daniele Gasparini, Lamberto Lugli, Fabio Masini, Michele Mangani, Aurelio Samorì, Mario Totaro. Tra fedeli orchestrazioni, visioni contemporanee, parodie e contaminazioni di generi, sul palcoscenico del Teatro Sperimentale si alterneranno brani per orchestra, per voci soliste e orchestra, e un ultimo ‘peccato di vecchiaia’ che, a sorpresa, comprenderà anche il pubblico.
La parte centrale del programma è costituita da tre intonazioni esplicitamente indicate come Mi lagnerò tacendo, che derivano da tre diversi brani sugli stessi versi: una revisione di Mauro Ferrante (n. 4 di Musique anodine) che potrebbe tradursi in un «veniale péché d’orchestration»; una riflessione lirica (n. 5 da Musique anodine) di Federico Agostinelli; e infine una parodia della famosa versione sopra una sola nota (da Album français) in cui Fabio Masini e Michele Mangani, a dispetto dell’originale, creano un inno all’incoerenza, dalla verve burlesca e caricaturale che si incarna nella presenza della figura bolognese dell’umarell.
Sempre sulla scia di un péché d’orchestration si collocano il duetto Les Amants de Séville di Michele Mangani e La fioraja fiorentina di Filippo Maria Caramazza. In quest’ultima composizione, tuttavia, composta da Rossini sull’arietta metastasiana poi sostituita con un testo da bozzetto di genere, si aggiunge un gesto iniziale d’ouverture d’opera e due brevi intermezzi di tromba che innestano nell’immagine della venditrice ambulante quel tono ironico derivato dalla primigenia intonazione sui versi Mi lagnerò tacendo.
Rossini usava far eseguire i suoi amati Péchés nei suoi samedi soirs parigini, presentandoli con titoli pittoreschi, quasi a voler nasconderne le preziosità e le arditezze linguistiche. Eppure sono proprio questi tratti che ne consentono una rielaborazione contemporanea. Ottorino Respighi si era cimentato in questa operazione nel balletto Boutique Fantasque (1919) proponendo una lettura in chiave neoclassica di una selezione dei Péchés. Nella sua Introduzione e Tarantella da Caprice fantasque Mario Totaro compie un ulteriore passaggio: sottopone a parodia la visione di Respighi, crea dunque un passaggio da una “musica al quadrato” (Rossini – Respighi) ad una “musica al cubo” (Rossini – Respighi – Totaro). Una sintesi in chiave contemporanea è offerta anche da MEMENTO di Paolo Boggio; partendo dal rossiniano Assez de Memento: Dansons (da Album pour les enfants dégourdis) il compositore costruisce un breve trittico di tre movimenti con un «assemblaggio sintetico» dell’originale, memore delle immagini futuriste. Sempre dal Novecento sperimentale e dall’esperienza sonora della musica da film si leva il canto de L’Esule di Delilah Gutman in cui un nuovo testo poetico di mano della compositrice emerge come un ricordo senza tempo.
Il fascino sonoro è al centro di Digressioni su “La lontananza” (da Album italiano) di Aurelio Samorì: la percezione acustica viene orientata attraverso una particolare disposizione di cellule melodiche-ritmiche atta a creare sensazioni di lontananza e contrapposizioni. Non manca lo scherzo: in La Chanson du Bébé (da Miscellanée de musique vocale) Lamberto Lugli pone armonie in stile francese e accordi jazz al servizio dell’ironico verseggiare di «le gros Bébé» e «Maman» dietro il quale si nascondono il vecchio Rossini e sua moglie Olympe Pélissier, ormai nelle vesti di premurosa crocerossina. Per finire uno dei numeri più scoppiettanti dei Péchés: Un petit train de plaisir per pianoforte (da Album pour les enfants dégourdis) che nella rielaborazione di Daniele Gasparini diventa Un petit train de Rossini per orchestra. Nel ‘peccato’ originario Rossini narra un surreale viaggio in treno, dalla partenza – segnalata dal fischio della locomotiva – al deragliamento, che causa due morti la cui sorte nell’aldilà sarà per uno l’inferno per l’altro il cielo. Nella riscrittura orchestrale Gasparini potenzia gli effetti coloristici al punto tale da raggiungere tratti deformanti e grotteschi, per poi concludersi con un immancabile crescendo rossiniano.
L’idea del progetto del Conservatorio Rossini nasce dall’evidente necessità di trovare forme di contatto con il quotidiano, con un pubblico che è distante sia dalla cosiddetta musica colta contemporanea sia dalla realtà del Conservatorio. Da qui la presenza di Elio (delle Storie tese), un ‘cantore’ dei nostri giorni, un personaggio trasversale, a cui il gioco di travestimenti che i Péchés rossiniani hanno assunto nell’officina creativa dei compositori del Conservatorio si addice in modo naturale. Come non citare il decimo anniversario della sua Canzone mononota che si ispira a Rossini! Con la sua partecipazione ad un evento che si colloca nel genere della musica classica con l’intento di varcarne i confini, Elio rinnova esperienze che lo hanno visto assumere un ruolo di rilievo in operazioni di questo genere già in passato, come la conduzione della serie RAI dedicata all’opera italiana, il debutto 25 anni fa nell’opera Isabella composta da Azio Corghi su richiesta del Rossini Opera Festival.
L’esecuzione dei ‘rinnovati’ Péchés de vielleisse è affidata all’orchestra dell’Istituto pesarese, diretta da Luca Ferrara; le voci vedranno la collaborazione di interpreti del ROF – il mezzosoprano Chiara Tirotta e il tenore Pietro Adaíni – con due soprani del Conservatorio Maria Stella Maurizi e Aloisia De Nardis e il violoncellista Jacopo Muratori.
La ricorrenza del “non compleanno” di Rossini coinciderà con l’inaugurazione dell’anno accademico del Conservatorio, giunto al suo 140° anno di attività e fondato proprio grazie al lascito testamentario del Maestro pesarese: «quale erede della proprietà nomino il Comune di Pesaro, mia patria, per fondare e dotare un Liceo musicale in quella città» (5 luglio 1858).
Non resta che aspettare il «sifflet satanique» della locomotiva del petit train de plaisir. Buon ‘non compleanno’ Rossini!