di Stefano Cascioli
Debutto discografico presso ZeD Classics per James W. Iman, pianista americano dedito al repertorio novecentesco e contemporaneo. La sua predilezione per la letteratura d’avanguardia la troviamo testimoniata in questo album, in cui spicca la Terza ed ultima sonata (1955-1960) di Pierre Boulez, un caposaldo del pianoforte contemporaneo, per l’aspetto aleatorio e indefinito che la rende così unica e complicata. Interessante la scelta di accostare alla terza un’opera di ispirazione bouleziana, la meno nota la Sonata di Gilbert Amy, la cui genesi risale proprio al periodo di apprendistato con Boulez.
Il programma del CD è ben concepito, poiché alterna alle due “integraliste” sonate francesi, l’op. 11 di Schӧnberg e l’op. 27 di Webern, le due composizioni pianistiche più importanti del primo novecento viennese. Vengono così a crearsi due filoni paralleli, tra la Seconda scuola viennese e l’avanguardia francese del secondo dopoguerra, uniti dal comune dogma della dodecafonia.
L’ottima qualità della registrazione fa esaltare le peculiarità della scrittura estrema di Boulez, soprattutto nella resa dei suoni tenuti e delle varie articolazioni. Ci sembra nel complesso una lettura molto attenta, precisa e puntigliosa nei dettagli, ma l’attenzione alle più piccole sfumature è così maniacale che l’interpretazione a tratti appare un po’ glaciale e priva di dinamismo. Certi tratti di Boulez, soprattutto nel Formant 2 risultano distaccati, così come l’inicipit delle variazioni di Webern ha una conduzione sì lineare, ma priva di quel respiro di cui la frase, suggerita dalla serie, necessita. È vero che le partiture moderne sono estremamente puntigliose nelle indicazioni esecutive, ma c’è sempre un margine d’interpretazione, almeno per quanto concerne il respiro e la conduzione della frase.
Convincente la Sonata di Amy, dove Iman concretizza il suo pensiero con grande persuasione. Le ampie gradazioni di colore producono risultati molto convincenti, così come nei più “tradizionali” Drei Klavierstücke op. 11 di Schӧnberg, i piani sonori vengono resi al meglio, soprattutto nel secondo movimento.
Pubblicato il 2017-10-20 Scritto da StefanoCascioli