di Redazione

sacheverell«La grande sconfitta, in tutto, è dimenticare» afferma nella sua opera Viaggio al termine della notte lo scrittore francese Louis-Ferdinand Céline. Roger Sacheverell Coke (1912-1972), un nome sconosciuto ai più, eppure un compositore notevole dalla personalità poliedrica e dalla vita complessa. Uomo orgoglioso, figlio di un militare (ucciso durante la Prima guerra mondiale) poco sensibile alla musica ed assai legato alla madre, donna dalla passione smodata per il mondo dei sette suoni. Una vita drammatica quella di Sacheverell Coke, bersagliata dalla malattia. Quella mentale, quel demone oscuro che ti rende estraneo a te e al mondo intero. Poi il tabagismo sfrenato e l’omosessualità (all’epoca illegale in Inghilterra) segneranno la completa emarginazione da ogni forma di vita sociale.

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In questo viaggio notturno della vita e della mente Roger testimonia ancora ora, a noi facili smemorati dalla giusta parola sempre pronta e con lo stupore sotto i tacchi, che può crescere un fiore anche in una terra oscura. Fiori, come le opere scritte da Sacheverell Coke, che fu compositore prolifico sia in ambito cameristico che orchestrale nonché autore di un’opera in tre atti, intitolata The Cenci, accolta con freddezza dalla critica del tempo

La musica di Sacheverell Coke fu inizialmente seguita e apprezzata nel decennio tra il 1930 e il 1940. Poi una lunga discesa nel regno della dimenticanza. Fino al pianista Simon Callaghan ed alla Somm Recording che hanno riportato alla luce queste perle di rara bellezza in una Première recordings. Ventiquattro Preludi Op. 33 e Op. 34 (tutti dedicati alla mamma) e le Variazioni e Finale Op. 37. Opere visionarie, appassionate e a tratti misteriose. Partiture sempre originali ma anche catalogo di citazioni del passato. Si sente molto Sergej Rachmaninov, compositore che l’ispirò per tutta la vita, ma anche Aleksandr Skrjabin. Non si dimentichi Robert Schumann affine per ragioni di salute ma anche per l’uso del cromatismo. Poi Nino Rota, Nikolaj Karlovič Metner, Claude Debussy, sino alle movenze jazzistiche non tanto celate.

C’è un mondo nella musica di Sacheverell Coke. Un caleidoscopio di colori, suggestioni, rimandi, citazioni che non sfuggono a Callaghan. Pianista sapiente e mai affettato, dalle mille sonorità; con un fraseggio vario ed elegante. Solista sì, ma con la mente e l’esperienza da veterano camerista. Siamo di fronte ad un lavoro importante (impreziosito dalle esaustive note di copertina a cura di Robert Matthew Walker), un viaggio nella notte: chi si metterà in cammino, alla fine, troverà la luce di un mondo nuovo che l’oblio non ha finito.

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Pubblicato il 2015-11-06 Scritto da MarioLeone

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