di Redazione
«La musica viene direttamente dal cuore e parla direttamente al cuore». Questa la musica per Sergej Rachmaninov, uno degli ultimi romantici. Questo il carattere, espressivamente reso, delle pagine eseguite da Silvia Chiesa al violoncello e Maurizio Baglini al pianoforte nel CD dell’etichetta Decca interamente dedicato alle opere per violoncello e pianoforte di Sergej Rachmaninov. Pagine dense di lirismo che conducono l’ascoltatore attraverso il complesso universo sonoro ed emotivo proprio dell’autore. Colori, che la perfetta intesa dei due artisti rende in una inconsueta gamma, con singolare capacità espressiva e totale comunione d’intendi. Mai un sovrapporsi prepotente di voci ma un continuo dialogare ed un intrecciarsi sinuoso di linee. Se «lo scopo della musica è creare la bellezza» per dirla ancora con Rachmaninov, questa emerge senza esitazione alcuna tra le geometriche e ricercate architetture sonore che si dispiegano per tutta la produzione per violoncello e pianoforte.
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Un integrale che muove dalla serie di pezzi introdotti dal Prelude Op. 2 No. 1, fino al punto centrale della registrazione, la Sonata in Sol minore per violoncello e pianoforte Op. 19 dedicata ad Anatole Brandoukov, violoncellista prediletto. Fin dai due pezzi Op. 2, Il Prelude e la Danza Orientale, composizioni tra le prime edite da Rachmaninov, la scrittura appare densa e imperniata sul ruolo sovrano del pianoforte che danza in un continuo susseguirsi di melodie trasparenti. Si prosegue con l’Andante Cantabile in Re maggiore dal celebre Concerto in Fa diesis minore per pianoforte e orchestra in una interpretazione di estremo rigore, fedele alle indicazioni agogiche e dinamiche, in cui l’intensità sonora pare tramutarsi in intensità emotiva. Si prosegue con il celebre Vocalise, Op. 34 No. 14, composto per voce acuta, senza parole e con accompagnamento del pianoforte, pubblicato nel 1915 come ultimo dei Fourteen Songs, Op. 34. Anche In the silence of a secret night, Op. 4 No. 3, il violoncello diviene protagonista in sostituzione della voce femminile, così come è stato protagonista del citato Andante cantabile, nel ruolo di solista in vece del pianoforte a sottolineare quanto fosse strumento per lui “prediletto” per potenzialità espressiva.
Nel Prelude, Op. 23 No. 10, concepito per pianoforte solo, qui proposto in un arrangiamento di Brandoukov, il dialogo tra i due strumenti si fa vivo e struggente, ricco di quel carattere sofferente e doloroso che accomuna molte delle pagine proposte; mentre la Romance in F minor e Le Christ renait, Op. 26 No. 6, dal sapore malinconico rievocano quell’intimismo tardo romantico tanto caro all’autore. A chiudere è la Sonata in sol minore op. 19, opera del periodo giovanile dalle chiare inflessioni romantiche, manifesto della volontà conservatrice più che smaccatamente innovatrice.
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Pubblicato il 2016-10-29 Scritto da LuisaSclocchis