Al Teatro Argentina di Roma la pièce teatrale di Federico Tiezzi dipana un articolato percorso tra le vicende dell’avventuriero della Serenissima e i Lieder di Schönberg, Wolf, Schubert, Webern. In scena l’attore Stefano Lombardi con Monica Bacelli e Pietro De Maria
di Daniela Gangale
UN CASANOVA SUL VIALE DEL TRAMONTO, perso nella nostalgìa per la natìa Venezia, costretto a fare i conti con l’inclemente passare del tempo è il protagonista del racconto di Arthur Schnitzler che ha ispirato lo spettacolo di Federico Tiezzi, andato in scena lunedì sera in prima assoluta all’Argentina di Roma, per la stagione dell’Accademia Filarmonica. In scena tre eccezionali artisti ciascuno protagonista nel suo specifico: l’attore Sandro Lombardi, fondatore della storica compagnia Il Carrozzone negli anni Settanta; la mezzosoprano Monica Bacelli, ben nota anche ai frequentatori della contemporanea; e Pietro De Maria, uno dei pianisti italiani più affermati della sua generazione a livello internazionale.
Partendo dal testo di Schnitzler, opportunamente trasformato in monologo per Lombardi, Tiezzi ha creato un “concerto per tre voci” – questo il sottotitolo nel programma di sala – in cui la voce della parola si alternava e sovrapponeva a quella del canto e del pianoforte, snodandosi lungo un percorso dal sapore fortemente mitteleuropeo. Sul filo di una memoria colta e disincantata, le parole dello scrittore austriaco si sono sovrapposte a quelle dei Lieder di Schoenberg, di Schubert, di Wolf, di Schumann e alle note di Mendelssohn e di Webern, snodandosi per ben quarantuno numeri e componendo così, tessera dopo tessera, il mondo morente e languido ma anche capace di inattesi guizzi di vitalismo della Venezia di fine Settecento, così come della Vienna di inizio Novecento ma anche del nostro inizio di millennio, così incerto e torbido, buio e splendente.
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Nonostante il sottotitolo reciti “concerto” come ricordavamo qualche riga fa, dobbiamo dire che la parte del leone è stata affidata al testo, alla parola recitata; la musica è restata accessorio, per quanto raffinatissimo e levigato, elemento giustapposto forse anche in virtù delle scelte all’interno di un repertorio che spazia tra Otto e Novecento e in cui non si rintraccia un saldo filo logico quanto piuttosto il desiderio di creare una sorta di sogno, un’atmosfera sospesa e senza tempo che mescola epoche e stili diversi. Il gioco di luci, molto semplice ma efficace, di Gianni Pollini (colori pieni proiettati su un enorme schermo alle spalle degli artisti, fermi al centro della scena, l’uno a fianco all’altro) ha ulteriormente accentuato questo effetto di giustapposizione da silhouette, questa sì tutta settecentesca. Attore di grandissima esperienza, Lombardi ci ha fatto assaporare le pieghe dell’animo di Casanova affidando tutto alla sola voce e riducendo il gesto all’essenziale: il desiderio struggente per Venezia, nell’esigenza di chiudere il cerchio nella geografia della propria vita; l’orrore del vedersi vecchio negli occhi della giovane Marcolina; la brama di possedere ciò che gli sfugge, il corpo della donna così come ciò che gli resta della propria forza vitale; l’intelligenza e l’inganno come arma vincente per sovrastare la forza e la bellezza del rivale Lorenzi.
E allo stesso modo la bella voce di Monica Bacelli e la sua interpretazione sentita e comunicativa, piena di garbato sentimento, ha dato godibilità e freschezza ai grandi classici del repertorio che erano stati inseriti in programma, dai brani tratti da Winterreise di Schubert ai Lieder di Schoenberg e Wolf. Ci sarebbe piaciuto ascoltare ancora di più De Maria, che ha saputo accompagnare la cantante con delicatezza e sapienza e ci ha regalato frammenti di malinconica leggerezza attraverso le Romanze senza parole di Mendelssohn inserite nel melologo. Il pubblico che riempiva la sala ha apprezzato lo spettacolo, salutando gli artisti con lunghi applausi finali.
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