Recensioni • Il giovane pianista ha interpretato le ultime tre sonate del compositore tedesco, capolavori di architettura musicale ed espressiva, testimonianza della visionaria fase compositiva finale
di Luca Chierici
A SEGUITO DEL CONSENSO OTTENUTO attraverso un exploit discografico di tutto rispetto, con le cinque ultime sonate di Beethoven pubblicate dalla Sony, il ventiseienne Igor Levit, di origine russa ma residente in Germania, si è presentato per la Società dei Concerti di Milano con un programma breve ma intenso che comprendeva il famoso trittico delle opere 109-110-111 di Ludwig van. Levit non era nuovo al pubblico della Società, perché lì aveva suonato l’anno sorso con successo il secondo concerto di Čajkovskij, né era del tutto sconosciuto a chi segue le emissioni delle radio satellitari. Suoi recital erano stati infatti recentemente trasmessi da Londra e dalla Germania con proposte relativamente controcorrente che andavano dal Bach del Capriccio sopra la lontananza allo Rzewski delle 36 Variazioni su “El Pueblo Unido”. A Londra Levit aveva anche suonato in aprile l’op.109 di Beethoven e questa esecuzione era stata del tutto in linea con il prodotto discografico: una certa libertà di fraseggio nelle sezioni più lente e meditative si alternava a una solida definizione delle parti tradizionalmente più complesse, con risultati decisamente ragguardevoli.
La serata milanese non è stata all’inizio felicissima – può capitare – anche a causa del concerto di telefonini che ha accompagnato la manciata di secondi in cui il pianista sarebbe dovuto entrare nello stato di massima concentrazione. È un lasso di tempo in cui in genere si ascolta di tutto da parte di un pubblico villano e ignorante che continua a parlare ad alta voce, chiude borse e borsette, prepara vassoi di caramelle per la imminente degustazione, stende fazzoletti per la inevitabile (?) sequenza di colpi di tosse e di starnuti che farà da contrappunto all’intero percorso musicale e, nel solo caso del Teatro alla Scala, sbatte rumorosamente le porticine dei palchi.
Levit, dicevamo, riavutosi dallo shock iniziale, ha accentuato la tendenza a non uniformare il fraseggio, evidenziando eccessivamente un contrasto netto in termini di scansione tra le varie parti del discorso. Nell’op.109, ad esempio, il motivo di apertura era seguito da un recitativo nel quale si notavano rallentamenti e indecisioni di dubbio gusto, tali anche da far perdere il controllo del discorso al solista e causare lievi ma fastidiose sequenze di errori. Una ulteriore tendenza a creare un tocco artificiosamente staccato (un espediente utilizzato ovunque, da Bach a Sibelius, dal collega Olli Mustonen) dava poi l’impressione di un approccio alla tastiera troppo ideato a tavolino, senza un vero coinvolgimento espressivo. Per contro, i momenti tradizionalmente più difficili dal punto di vista tecnico (la terza e la quinta variazione del secondo movimento e tutta la sua parte conclusiva) venivano risolti con estrema sicurezza e risultavano decisamente convincenti anche dal punto di vista musicale.
Anche la successiva Sonata op.110, che il pianista ha attaccato senza soluzione di continuità, ha presentato le stesse caratteristiche: fraseggi altalenanti nelle sezioni lente, con una sostanziale incomprensione del significato dell’Arioso e della sua ripresa (è un omaggio alla cantabilità dolorosa della musica antica, non un presagio di certo belcantismo ottocentesco) alternate a una buona definizione della fuga e del suo rovescio. Complessivamente meglio, infine, la 111, nella quale Levit ha in parte ritrovato un equilibrio tra le ragioni della forma e quelle dell’espressione. Successo notevole al termine e nessuna concessione di bis. Difficile prevedere quali saranno i prossimi passi di una carriera che non abbiamo dubbi possa proseguire con successo: certo preferiremmo ascoltare Levit in un repertorio meno inflazionato, dove i confronti sono inevitabili e dove la possibilità di dire cose nuove e allo stesso tempo intelligenti e interessanti sta tendendo oramai allo zero.
Recital del pianista Igor Levit | Milano, Società dei Concerti, 30 Ottobre 2013
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