Dal primo momento che la ascoltai – era il 14 Dicembre del 1978 per la stagione degli Euroconcerti di Mario Seno – mi resi conto forse non del tutto razionalmente che la georgiana Eliso Virsaladze era una pianista speciale proprio perché ti conquistava con un eloquio naturale e non alla ricerca di novità a tutti i costi, con un suono bellissimo ma non forzatamente ricercato, con un atteggiamento curioso che la portava (allora) a rivolgere mentre suonava uno sguardo inquisitorio verso il pubblico delle prime file.
Sono passati quasi quarantacinque anni, la Virsaladze ne ha ottanta, si ripresenta vestita in un lungo abito nero al Conservatorio di Milano e riapre il colloquio con il pubblico attraverso un modo di suonare di incredibile freschezza, un suono ancora più bello (o forse siamo noi che ci stiamo oramai dimenticando le qualità timbriche di tanti pianisti di una volta ?) un programma che più classico di così non si può e un pubblico affettuoso che resta in silenzio per ascoltarla, partecipe, attento come se si trattasse di una giovane debuttante.
Ancora una volta ti conquista con l’arma della semplicità (non dell’ovvietà!) e affianca il suo Beethoven, fatto di piccole e grandi cose, allo Schumann di Arabeske e di Kinderszenen, al cui confronto quelle della Argerich paiono persino meno emozionanti, e alle splendide Variazioni in fa minore di Haydn, pagina emblematica anche perché è una delle ultime creazioni del secolo diciottesimo, scritta a soli due anni dalla morte di Mozart e – chissà – a lui idealmente dedicate. Persino l’Appassionata del grande Ludwig non è mai eccessiva, ma sempre drammatica senza le esagerazioni che si è abituati ad ascoltare da pianisti anche molto famosi.
La Virsaladze è ancora attivissima in tutto il mondo e sembra quasi non essere investita da tutti i cambiamenti che hanno sconvolto il pianeta e che hanno coinvolto anche la visione del grande repertorio della musica classica. Si dice che attraverso l’insegnamento abbia accompagnato verso il successo tanti giovani talenti, che le sono infinitamente grati. L’aspettiamo ancora nel corso delle prossime stagioni delle Serate Musicali, che l’hanno invitata per lunghi anni: avrà sempre qualcosa da raccontarci con la consapevolezza e la grazia della sua arte.