di Redazione

ZipoliIncidere al pianoforte l’integrale delle Suites e delle Partite di Domenico Zipoli equivale a enunciare due tesi: in primo luogo la produzione cembalistica di Zipoli è meritevole di attenzione, in secondo luogo non soffre a essere eseguita al pianoforte. La prima tesi, pertinente al sistema storico-musicologico e ai suoi valori, è già nella scelta del repertorio; la seconda, di più stringente attinenza con l’interpretazione, può rimanere ai margini o essere amplificata, tale discrezionalità legandosi al modo in cui gli omnia cembalistici di Zipoli vengono concretamente resi sul pianoforte. Giovanni Nesi, il pianista che si è cimentato con questa integrale – disco Héritage HTGCD 298 –, sembra voler fare della seconda tesi un vero proclama, vistoso come un manifesto a Piccadilly Circus. Nesi ha ragione?

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A parer nostro sì, su tutta la linea. Le sue pregevoli esecuzioni sono infatti quanto di più pianistico si possa immaginare, e da esse la stessa prima tesi – quella sul considerevole valore artistico del lascito di Zipoli – viene addirittura rafforzata. Con questo non vogliamo entrare nell’infuocato dualismo clavicembalo/pianoforte, territorio caro ai fondamentalisti delle “prassi esecutive” e dell’Urton, o ai contrapposti devoti del Pantheon della reinvenzione pianistica (il Bach di Gould, lo Scarlatti di Horowitz…). Va messo in chiaro, infatti, che la qualità delle composizioni tastieristiche di Zipoli emerge anche con un cembalo o con un pianoforte che imiti il cembalo.

È però evidente come proprio l’approccio di Nesi metta in rilievo in Zipoli una paletta espressiva varia e sempre intensa, sottolinei peculiari venature di patetismo e di indefinita nostalgia, e contribuisca così a conferire al compositore una posizione marcatamente originale nel panorama culturale di provenienza. Per inciso, la musica di Zipoli eseguita con questa disposizione può anche evocare scenari interiori tormentati e fascinosi: queste opere cadono alla vigilia del periodo sudamericano della vita di Zipoli, una scelta le cui cause sono ancora da accertare. L’uso generoso del pedale, gli accenti imperiosi, la cantabilità espansiva, il dinamismo infuocato negli andamenti veloci dominano la lettura di Nesi, dove si apprezza anche un’attenzione costante a ciò che avviene nella voce di tenore, di cui il pianista evidenzia spesso la linea non tanto con intenti contrappuntistico-dialogici (a volte lo stesso frammento imitato dal basso non viene del pari evidenziato) quanto come intensificazione espressiva. In questo senso, i presupposti esegetici di Nesi sembrano orientati a partire dalla polifonia della musica pianistica romantica, ma se il risultato consente di vedere Zipoli in una luce diversa non c’è niente di male. Oltretutto, nessun pianista oggi è tanto ingenuo da ignorare del tutto i confini alla “romanticizzazione” della musica tardo-barocca, o di quella classica, che l’avanzare della cultura storicistica impone a qualsiasi interpretazione: il pianismo corposo di Nesi resta una cosa ben diversa dalle edizioni ottocentesche delle Sonate di Scarlatti.

Se tuttavia Nesi rispetta il testo e non ignora lo studio delle prassi esecutive, e se di fatto per lo più riesce convincente, è pur vero che il pianista manca del tutto il colpo nella Corrente della Suite in Si min. e in quella della Suite in Sol min. – censurabili in generale e non solo da un punto di vista marcatamente storicista –. Al di là dell’esagerazione di accenti e di pedalizzazione che emerge subito all’ascolto, è proprio la preventiva messa in chiaro della scansione metrica a latitare, trascurando Nesi le inflessioni accentuative/espressive sul terzo movimento della battuta che è invece necessario evidenziare, in queste come in ogni Corrente. Da lì partono la mancanza di una chiara distinzione delle frasi e gli accenti sproporzionati su alcune sincopi poste nel secondo movimento della battuta. Detto questo, il disco resta interessantissimo per i musicologi come per i pianisti a caccia di allargamenti del repertorio, anche se, come spesso capita nei messaggi “forti”, vi si trova qualche eccesso di entusiasmo.

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Pubblicato il 2015-11-30 Scritto da SantiCalabrò

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