di Simeone Pozzini
La nuova e pregevole iniziativa discografica dei Berliner Philharmoniker, pubblicata nella collana di box che a loro fa capo, riguarda il ritratto del contemporaneo John Adams. L’occasione è scaturita dalla presenza del compositore statunitense come Composer in residence, in una tipologia del tutto nuova per l’orchestra, con i Berliner nella stagione 2016-17.
L’interessante documentazione offre uno sguardo molteplice all’ascoltatore: da una parte testimonia uno spaccato dell’attività compositiva che va dagli anni Ottanta con la composizione Harmonielehre, scritta tra il 1984 ed ’85 e diretta dallo stesso Adams, fino ad arrivare ai giorni nostri giorni (del 2015-16 è infatti Scheherazade n.2, sinfonia drammatica per violino e orchestra interpretata dalla violinista Leila Jesefowicz, anche dedicataria dell’opera e sempre sotto la direzione di Adams); dall’altra offre l’occasione di ascoltare una delle più grandi orchestre del mondo in un repertorio contemporaneo, elemento questo certo non nuovo alla compagine orchestrale, ma sempre interessante per l’alto livello di esecuzione in relazione all’attualità.
Se John Adams è protagonista del box insieme a Filarmonici di Berlino, scorrono accanto a loro in veste di direttore altre bacchette amate dai Berliner: Gustavo Dudamel dirige City Noir, una composizione del 2009 per orchestra con il sassofonista Timoty McAllister; Alan Gilbert dirige Lollapalooza per orchestra del 1995; Kirill Petrenko The Wound-Dresser (1988-89) per baritono (Georg Nigl) ed orchestra; Sir Simon Rattle è invece alle prese con l’Oratorio in due atti The gospel according to the other Mary.
Completa il box un ampio booklet con apparati critici, la Premessa dello stesso Sir Simon Rattle ed un approfondimento di Alex Ross sulla poetica di Adams che si rivela ampia, investigativa della modernità, vorremmo dire ‘americana’ ovvero, come chiude lo stesso Ross, una «musica multiforme fatta di contraddizioni dell’America».
Pubblicato il 2018-05-08 Scritto da