di Redazione
La produzione della giovane etichetta discografica francese La dolce volta verte soprattutto sul repertorio classico-romantico della musica da camera, con l’enorme pregio di accostare personalità leggendarie, come Ciccolini o Achúcarro, a giovani musicisti di talento. È il caso del Quartetto Hermès, fresca compagine che per l’occasione incide un caposaldo della letteratura quartettistica: i tre quartetti op. 41 di Schumann. La discografia propone innumerevoli esempi di questi tre capolavori, e ciò non aiuta chi cerca, tanto in sede di registrazione quanto in una sala da concerto, qualcosa di nuovo e personale da comunicare. Ciononostante, l’Hermès ci propone un’esecuzione mai scontata, dimostrando già una notevole maturità, sia per la qualità sonora che per la capacità di lettura del testo, cosa mai semplice, soprattutto se si tratta di Schumann, un compositore dalle mille sfaccettature che per la sua singolarità ha più volte diviso il pensiero di musicisti e musicologi.
[restrict paid=true]
La lettura che il giovane quartetto ci propone riesce ad essere nel contempo lucida e viscerale, cogliendo appieno la varietà della scrittura mutevole e frammentaria che caratterizza non solo i quartetti op. 41, ma anche molte pagine pianistiche ed orchestrali del grande compositore di Zwickau. La varietà sonora, unita ad un uso sapiente del vibrato, ci offrono un ascolto molto variegato e brillante, che non cala mai di tensione, e l’alternanza tra la morbidezza delle parti lente e cantabili e l’incisività delle parti più ritmiche risulta molto efficace, soprattutto nel variegato primo tempo del primo quartetto, e nello stacco del finale dell’ultimo, preso con il giusto nervo dopo la poesia meditativa dell’adagio del terzo tempo. Semplicemente impeccabile lo stacco dei tempi, mai eccessivamente lenti negli adagi, né troppo travolgenti negli allegri, pur essendo molto vigorosi. Da sottolineare la scelta di eseguire i finali, a differenza di come ci insegna una certa prassi accademica, senza rallentandi eccessivi, evitando così di appesantire il discorso, ma anzi permettendo di aumentare notevolmente il pathos.
Sinora risulta pubblicata per La dolce volta, oltre a questo cd, soltanto un’altra registrazione dell’Hermès, comprendente l’op. 20 n. 5 di Haydn e l’op. 127 di Beethoven. Speramo vivamente che prosegua la loro incisione dei grandi quartetti, ci sembra che abbiano davvero molto da dire.
[/restrict]
Pubblicato il 2015-12-03 Scritto da StefanoCascioli