elgar-symphony-1-barenboim-1457711767Elgar è un autore che Daniel Barenboim conosce molto bene. Già negli anni ’70 incise per Sony i principali lavori orchestrali del compositore inglese con la London Philarmonic Orchestra. Ora torna sulla prima sinfonia, alla guida della Staatskapelle di Berlino, e anche in questa occasione, come quaranta anni fa, Barenboim si dimostra interprete ideale della musica di Elgar. Se le ultime istanze hanno diviso le opinioni della critica (soprattutto le incisioni dedicate ai classici viennesi), questa performance è convincente dalla prima all’ultima nota. Barenboim non ha alcuna difficoltà a declamare le lunghe distese liriche di cui è ricca la sinfonia, trovando un amalgama perfetto tra soli e tutti, tra archi e fiati, con il risultato di una gestione dei piani sonori ottimale.

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Si tratta di un’opera dai tratti fortemente decadenti e postromantici, in cui i temi si susseguono in un arco continuo, pur mantenendo una certa ariosità, cosa che lo accomuna al più grande sinfonista inglese del ’900, Vaughan Williams. Barenboim volge sulla partitura uno sguardo molto introspettivo ed analitico, che fa emergere le numerose linee con molta chiarezza, sottolineando così il gusto raffinato dell’orchestrazione di Elgar. Di particolare suggestione il lungo Adagio del terzo tempo, una meditazione poetica struggente, che tende ad esaltare le tinte scure splendidamente impastate dall’orchestra berlinese.

Nel complesso è una sinfonia molto varia, interamente percorsa da una tetra inquietudine, che tocca in certi momenti l’angoscia (si ascolti, ad esempio, il Lento che introduce all’Allegro finale). Pur non essendo lacerante come Mahler, la scrittura di Elgar lascia comunque intravedere la disperazione che avrebbe afflitto l’Europa nei drammi del Secolo Breve, e la lettura così viscerale di Barenboim ci ricorda la grandezza di un compositore ricordato principalmente per i Concerti e le Variazioni enigma, ma che sul piano sinfonico andrebbe assolutamente rivalutato.

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Pubblicato il 2016-07-11 Scritto da StefanoCascioli

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