di Redazione
In epoca di playlist, di hit, di ascolto spot, di «solo il meglio per le tue orecchie», il doppio cd Orientale lumen II – Light of the East propone una vera e propria compilation di musica liturgica e para liturgica di rito greco-bizantino, in barba alle tendenze filologiche ‘talebane’ per cui pare che se non ci si ascolti sullo stereo del salotto l’intera celebrazione, sia meglio fare altro. Trentaquattro sono i brani scelti tra quelli proposti in otto concerti registrati tra il 2012 e il 2014 nella basilica di Santo Stefano a Budapest ed eseguiti dal Saint Ephraim Male Choir ospitante, di volta in volta, altre formazioni corali, solisti e patriarchi ortodossi.
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Non che in fondo all’ascolto, però, chi non mastica musica e liturgia bizantina ne abbia una più chiara idea e il booklet dell’ungherese etichetta BMC Record aiuta in questo senso, limitandosi a qualche scarna riga di spiegazione per contestualizzare ogni brano.
L’idea è quella di presentare forme diverse della spiritualità orientale lungo un ampio spettro temporale, un dialogo tra passato, presente e futuro e fra tradizioni diverse, che è poi il senso della lettera epistolare di Giovanni Paolo II, al cui titolo – Orientale Lumen, appunto – si ispira questo album. Si va quindi da canti risalenti al XVI secolo in stile Demestvenny, particolarmente fiorito e utilizzato per le celebrazioni di Pasqua e Natale, a canzoni tradizionali monodiche di origine csángó (minoranza cattolica nell’odierna Moldavia) intonate dalla cantante tradizionale Márta Sebestyén e dotate di un certo qual potere commovente.
Alle compatte e solenni eterofonie, alle forme responsoriali spartite tra celebrante e assemblea si aggiungono sezioni musicate dai grandi nomi della musica colta russa ottocentesca sull’onda del nascente nazionalismo e del rinnovamento della musica liturgica fin de siècle: Čajkovskij, ad esempio, con la Divina liturgia di San Giovanni Crisostomo e Rachmaninov con i salmi e i Vespri per la Vigilia di Ognissanti. Per arrivare ai giorni nostri, alla nuova creatività che torna a occuparsi di musica liturgica, reazione alle restrizioni dettate dal periodo sovietico in materia di religione. Lavoro che non manca di fascino, a chi piace, a chi interessa, ma da ascoltare con un buon manuale di liturgia bizantina alla mano, per raccapezzarsi in un pastiche che di appigli ne offre pochi.
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Pubblicato il 2016-02-20 Scritto da CeciliaMalatesta