L’addio • Il compositore americano si è spento ieri nella sua casa di New York. Era nato nel 1908
A pochi giorni dalla scomparsa di Hans Werner Henze, un altro grande compositore ci ha lasciato. Elliott Carter, all’invidiabile età di 103 anni, è morto ieri pomeriggio nella sua casa di New York. Avrebbe compiuto i 104 l’undici dicembre. La morte è stata annunciata dal suo assistente, il clarinettista Virgil Blackwell. Carter è stato una delle voci più rappresentative del nostro tempo e uno dei compositori più longevi della storia. La sua produzione musicale, vastissima anche per ragioni anagrafiche ed estremamente prolifica anche tra i novanta e i cento anni, ha toccato moltissimi generi: balletto, musica da camera, concerti, opere sinfoniche, musica per pianoforte, musica vocale. Con ironia intitolò What Next? una composizione per il suo 90esimo compleanno, mentre per il 100esimo si tenne un concerto nella Carnegie Hall in suo onore.
È proprio di qualche giorno fa la prima esecuzione assoluta di Dialogues II, commissione del Teatro alla Scala e della Staatsoper Unter den Linden di Berlino: si trattava di un diretto omaggio a Barenboim per il suo settantesimo compleanno. Carter era in rapporto stretto anche con l’Italia e la sua cultura: è del 1990 l’omaggio a Italo Calvino Con leggerezza, per clarinetto, viola e violoncello. La Sinfonia per tre orchestre del 1976 è una delle pagine più note della sua produzione del secondo novecento insieme al Double Concerto per clavicembalo, pianoforte e due orchestre da camera (1959-1961), il Piano Concerto (1967), il Concerto for Orchestra (1969). Di grande autorevolezza compositiva anche i Quartetti per archi che gli valsero due Pulitzer, rispettivamente nel 1960 con il Secondo e nel 1973 con il Terzo.
La musica di Carter ha attraversato molti dei linguaggi del secolo scorso, dal neoclassicismo all’atonalità. E poi il linguaggio che non ha definizioni: il proprio. Le influenze sulla sua prima produzione furono esercitate da Stravinskij, Aleksandr Skrjabin, Schönberg. Cresciuto in una famiglia benestante, si era formato negli anni Venti a Harvard, dove entrò con l’appoggio di Charles Ives. Negli anni Trenta studiò a Parigi con Nadia Boulanger. Al suo ritorno negli Stati Uniti iniziò anche l’attività di docente. Dopo la seconda guerra mondiale l’interesse compositivo di Carter si è concentrato sul “tempo” nelle sue componenti non lineari. Con la sua morte si può affermare che la società perde l’ultimo storico compositore e testimone del Novecento.
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