RIP • È scomparso oggi a Roma il compositore, musicologo, critico musicale di grande spessore culturale ed istituzionale. Era cittadino italiano dal 1951
[laquo]Io ho avuto la fortuna di vivere in Romania tra il 1920 e il 1938-39 e di fare in Romania le scuole elementari, il ginnasio e il liceo. Sono state delle scuole eccellenti non solo per la cultura generale ma anche per la cultura musicale, non solo nei conservatori: la musica si studiava dalla prima all’ultima classe, e seriamente. Ho avuto la fortuna di vivere in un paese che in quei vent’anni era un paese libero, era un paese veramente democratico sulla via di una evoluzione molto felice, che purtroppo dopo ha avuto molte difficoltà». Così Roman Vlad nel 2012 ricordava gli anni della sua formazione, momenti fondamentali per lo sviluppo del suo pensiero musicale e civile.
Difficile riassumere la figura articolata e così trasversale nelle professioni legate alla musica come quella di Vlad, scomparso oggi a Roma all’età di 93 anni. Personalità dalla vastissima erudizione, è stato un esempio di dedizione totale nei confronti della musica. Compositore, critico musicale, divulgatore come lo sa essere chi è padrone della materia, espressa profondamente ma facendosi sempre capire; direttore artistico. Vlad, nato a Cernauti nel 1919, oggi Ucraina («è stata ingiustamente sottratta»), si era trasferito a Roma dove fu allievo di Alfredo Casella divenendo cittadino italiano nel 1951. Direttore artistico dell’Accademia Filarmonica Romana (1955-58 e 1966-69), Presidente della Società Italiana di Musica Contemporanea (1960-63), presidente della Siae, consulente artistico al Teatro alla Scala, direttore artistico del Maggio Musicale Fiorentino tra il 1968-72. E proprio al Maggio la sua presenza era stata celebrata lo scorso anno con la presentazione del volume Vivere la musica. Un racconto autobiografico, pubblicato da Einaudi. Tra le numerosissime composizioni citiamo Sinfonietta (premio Enescu nel 1942), Variazioni sull’ultima mazurka di Chopin (1964), Ricercare elettronico (1961), i Concerti per chitarra e per arpa, le opere teatrali Storia di una mamma (per la radio), Il dottore di Vetro (1960), La Fontana (1967). Nel 2009 scrisse Ballando con la vespa di Toti, su testi del pittore e poeta Toti Scialoja, eseguita in prima esecuzione all’Accademia Filarmonica Romana. Tra le pubblicazioni musicologiche citiamo Modernità e tradizione nella musica contemporanea (Einaudi, 1955), Dallapiccola e Storia della dodecafonia (Suvini Zerboni, 1957 e 1958). Fondamentale il suo lavoro su Stravinskij con l’omonimo saggio pubblicato da Einaudi nel 1958 e Architettura di un capolavoro. Analisi della Sagra della primavera nel 2005.
«Soffro, vedo le difficoltà che il paese deve affrontare oggi. Se la Romania avesse avuto la possibilità di continuare nel suo sviluppo tra le due guerre mondiali sarebbe oggi tra i paesi più ricchi e floridi d’Europa. Spero comunque che questo si possa verificare in futuro».
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Ricordo anche le sue intriduzione televisive ai programmi dedicati ad Arturo Benedetti Michelangeli. Quanto mi spiace!