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Concerti • Reportage dalla città tedesca dove ogni anno si producono i ragazzi selezionati per il progetto dedicato alla musica veneziana del Sei e Settecento, nato nel 1999 e fin qui felicemente proseguito in alleanza tra Germania e Italia
di Elena Filini
N eppure la neve, fitta e bianchissima, può lavare da questa città straordinaria di storia e gioielli architettonici una certa atmosfera DDR. Te la scrolli dalle spalle ma non di dosso. E del resto questo connubio un po’ punk tra barocco ricostruito con devozione e blocchi grigi del socialismo reale è sempre lì a ricordare un’anima doppia, una storia recente che in un composto dolore globale ha almeno risparmiato la musica. Tutto parla di musica, le strade, l’aria, un pianoforte piazzato non si sa come nel buio e due che ballano un lento tra il passaggio di tram e taxi in una notte d’inverno. Per questo è già straordinario l’avvicinamento lungo la carreggiata bianca con le note di Figaro, la più importante radio della città. Tanto più il fuori è pungente, appena ravvivato dal costruito gioco di luci che dal Blaues Wunder conducono nel cuore della Altstadt, tanto più il dentro è una dimensione inevitabile, preziosa, totale. Nel dentro di questa città di case, luci, condomini, palazzi, castelli (straordinario l’Eckberg Scholoss in stile Tudor), c’è musica a consumo quotidiano. Non solo SemperOper quindi. Anche se il tempio del melodramma ha allestito una stagione tutta wagneriana (si inaugura con Lohengrin che qui fu composto), ma anche la Staatskapelle e la Filarmonica. La cronaca presente inizia a Dresda un 29 novembre alla Gemäldegalerie, di fronte alla Venere del Giorgione. Ma il viaggio musicale è iniziato a Venezia almeno tre secoli prima. Da qui infatti cantanti e compositori italiani hanno cercato di allocarsi alla corte dei principi sassoni, elettori sensibili e mecenati delle arti. È il 1568 quando l’italiano Antonio Scandelli diventa Kapellmeister nella Firenze sull’Elba, ponendo così le basi dei rapporti secolari tra Italia e Sassonia. Quasi un secolo dopo, è il 1651, l’evirato Giovanni Andrea Bontempi arriverà per dirigere la Cappella del Principe Elettore. Poi verranno Carlo Pallavicini, Antonio Lotti, Porpora e Morlacchi. Un flusso costante sino ai grandi Generalmusikdirektor del XX secolo: Giuseppe Sinopoli e Fabio Luisi.
Ora gli italiani arrivano in moto oppure con passo sornione, nascosti magari dal tabarro. Vivaldi e alta velocità, la Schola marciana e l’etica da bon vivant: Stefano Montanari e Ivano Zanenghi. L’uno straordinario violinista barocco, spalla dell’Accademia Bizantina ed oggi quotato direttore d’orchestra. L’altro liutista, colonna della Venice Baroque Orchestra di Andrea Marcon e raffinato ricercatore di partiture, da 30 anni bibliotecario della più importante collezione veneziana, la Biblioteca della Schola di San Marco. A loro fa capo un progetto che merita di essere raccontato. Si chiama Musikpodium e da undici anni alleva i migliori strumentisti di Dresda e del Veneto (con partecipazioni da Francia e Lituania) nel segno di Vivaldi e della musica del XVIII secolo. Junges Musikpodium nasce nel 1999 per intuizione di Ulrike Gondolatsch, per dieci anni segretario artistico del Festival di Dresda. Il progetto forma, attraverso audizioni, ogni anno un’orchestra di studenti dai 10 ai 25 anni e mette in piedi un laboratorio dedicato al barocco con una settimana di studio e concerti in Italia e a Dresda. L’indirizzo italiano del JMP è a Fanzolo di Vedelago (Treviso) nella straordinaria cornice di Villa Emo, gioiello cinquecentesco. Poi concerti al Teatro Olimpico di Vicenza e nelle ville palladiane. Il progetto arriva poi a fine novembre a Dresda dove debutta ogni anno alla Gemäldegalerie Alte Meister.
La chiave sta nella fantasia, nell’umanità, nel compiacimento per il gioco musicale che Stefano Montanari sa infondere: un Peter Pan con un’autorevolezza assoluta
La pinacoteca, che contiene un collezione straordinaria di dipinti italiani (tra cui la celebre Madonna Sistina di Raffaello) diventa per una notte scenario suggestivo alla musica di Vivaldi, Galuppi, Monteverdi. «Proponiamo i più importanti concerti strumentali del Prete Rosso – spiega Ivano Zanenghi – ed ogni anno riscopriamo dalle carte della biblioteca Marciana qualche capolavoro sepolto. Quest’anno la scelta è caduta su un mottetto di Baldassarre Galuppi: Cade superba». È venerdì: la neve cade senza sosta da tre giorni. La strade sono livide di ghiaccio e vento, appena rallegrate dalle luci del più antico mercato natalizio di Germania. I turisti affollano la Frauenkirche, emblema dell’agonismo spietato tra protestanti e cattolici, interamente ricostruita dopo il bombardamento della città ed inaugurata nel 2005. Una manciata di metri più avanti, di fronte al parco Zwinger, si trova la cattedrale cattolica. Qui Adolph Hasse e Carl Maria von Weber furono Kapellmeister. La capienza è di circa 800 posti, ma i quasi 1.000 spettatori hanno trovato posto anche nelle navate superiori. È la seconda data tedesca del progetto e, rispetto alla sera precedente, include un Dixit Dominus e un Confitebor di Adolph Hasse. Insieme al JMP, ai quattro giovani solisti del Liceo di Dresda, le straordinarie voci del Knabenchor Dresden. E poi sarà Berlino, nuova tappa di questo viaggio musicale lungo le rotte storiche d’Europa. «Sono affascinata dall’Italia musicale, dai suoi legami con Dresda, dalla possibilità di riconoscere il talento e allevarlo – commenta Gondolatsch, promotrice del progetto ed anima di JMP – mettere insieme il rigore tecnico e la preparazione di scuola tedesca con la generosità, la fantasia italiana è la chiave di questo progetto».
Il risultato è straordinario: un livello tecnico medio-elevato ed un’attitudine musicale cangiante, vitale, piena di energia e gioia. La chiave sta nella fantasia, nell’umanità, nel compiacimento per il gioco musicale che Stefano Montanari sa infondere. Un Peter Pan con un’autorevolezza assoluta, che plasma l’orchestra a propria somiglianza. Ne esce un Vivaldi pieno di bizzarria, capriccioso ma insieme rispettoso, innamorato di quel che la musica, tra regola e colpo di scena, può regalare. «Penso che il barocco (come tutta la musica del resto) debba essere soprattutto umano. Cioè cerebrale ma insieme fisico, con alti e bassi, intuizioni speculative e colpi del mestiere». E mentre il transfer viaggia veloce attraverso la Sassonia per raggiungere Berlino (ultima tappa del viaggio musicale), il pensiero è al nuovo progetto JMP 2013, dedicato a Faustina Bordoni, celebrata cantante veneziana, moglie di Hasse ed interprete principale dei suoi lavori a partire dal 1730.
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