Non era la prima volta che Daniele Gatti e l’Orchestra Mozart si presentavano al Quartetto di Milano con una sinfonia beethoveniana (nell’Ottobre 2022 si trattava dell’”Eroica”) ma oggi, in occasione del concerto inaugurale della centocinquantanovesima stagione dell’illustre organizzazione musicale milanese si è trattato del primo di una serie di appuntamenti che andranno a coprire tutto l ’arco delle nove sinfonie.
Un appuntamento di prestigio e molto atteso che non ha certo deluso il foltissimo pubblico che riempiva la Sala Verdi e che ha accolto le esecuzioni della Quarta, Quinta e Sesta sinfonia con applausi di riconoscenza. Una stagione importante che è stata introdotta dalla Presidente della Società, Ilaria Borletti Buitoni, con lo stesso entusiasmo che tanti anni fa accompagnava certe presentazioni di Amman e Dragoni, numi tutelari della Società stessa.
Che Daniele Gatti sia uno dei più importanti direttori italiani, con una carriera oramai molto lunga che lo ha portato a essere protagonista a Bologna, Parigi, Amsterdam durante lunghi cicli di incarichi stabili è cosa risaputa, così come la sua presenza a fianco della Filarmonica della Scala è fatto compiuto da molti anni nella nostra città. Poco meno risaputo è il lavoro di indagine, diremmo pure di sperimentazione che Gatti compie nei confronti del repertorio classico, come si è visto negli anni passati soprattutto in Schumann e Brahms. Un tipo di sperimentazione che in Beethoven è particolarmente rischioso e porta a volte a scelte non sempre in linea con l’idea di un classicismo che significa anche misura e rispetto di quell’architettura formale così importante nel segno del grande musicista di Bonn. Lo si è capito questa volta anche dai tempi scelti da Gatti nel corso delle tre sinfonie che prolungavano la serata oltre i consueti limiti cui sono abituati gli spettatori.
A una quarta più rapida di quanto egli avesse scelto altre volte (con la Filarmonica alla Scala, l’ONF a Parigi, la RAI a Torino, la Mahler Chamber orchestra a Ginevra …) si è aggiunta una Quinta anch’essa particolarmente vivace (soprattutto nell’Andante con moto al secondo posto) mentre la Pastorale, rispetto ad altre occasioni passate, era praticamente immutata nella sua placida serenità (si potrebbe dire anche nel famoso “temporale”). L’Orchestra Mozart ha risposto in maniera encomiabile anche se non sempre precisa alle direttive di Gatti – si è notato, come già in altre occasioni, la bravura notevolissima della clarinettista Mariafrancesca Latella – ma la sostituzione del primo corno in occasione della performance della sesta sinfonia ha portato purtroppo a qualche défaillance. Particolari che non hanno turbato l’andamento generale della serata ma che in alcuni casi debbono consigliare di … stare in guardia e di ascoltare con orecchio fino le a volte poco prevedibili scelte del direttore. Come già avevamo notato in passato, Gatti si permette alcune personalizzazioni che vanno tenute giustamente in conto per meglio comprendere il suo rapporto con la letteratura più conosciuta.