di Redazione
Liutista, compositore, cantante e – forse – spia: l’eminente figura di John Dowland si staglia colossale al fianco di altri grandi personalità dell’epoca, come Francesco da Milano e Luis de Milán, meritandosi di diritto un posto privilegiato nel Pantheon della musica rinascimentale, la cui eco musicale s’è estesa fino all’età contemporanea (basti pensare al Nocturnal di Britten). Michele Carreca, ottimo liutista di fama internazionale, ci presenta infatti una selezione di opere di altissimo livello estetico e musicale, le quali si dimostrano chiare testimonianze del genio dell’artista.
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Innanzitutto è doveroso sottolineare come buona parte di queste composizioni sia di breve durata (molte non superano i due minuti). Queste stupende miniature comprendono una grande molteplicità di caratteri: dalle gioie espresse nelle canzoni di estrazione popolare (Go from my window ne è un chiaro esempio), alle manifestazioni di dolore figlie del planctus medievale, di cui Lachrimae è vertice compositivo. La professionalità di Carreca si manifesta sia nella perfetta caratterizzazione dei vari brani, che sembrano quasi cambiare colore in base del differente gradiente affettivo, sia nel nitore della conduzione polifonica, trasformando le note fissate sulla carta secolare in puro godimento uditivo.
A tal proposito si consideri una delle due fantasie presenti nel CD, A Fancy I: il carattere solare della composizione – dato dal continuo ritorno all’armonia di Sol maggiore – è reso anche grazie alle opportune ed evidenti cesure sapientemente poste da Carreca, nonché dal meraviglioso uso del rubato. Carreca conferisce un giusto peso al materiale tematico, sottolineandolo soprattutto nelle voci interne e inferiori. Ancor più mirabile è il cambio di colore che avviene alla fine della composizione: la nota ribattuta alla linea superiore (che un chitarrista, da lontano, potrebbe confondere per un tremolo à la Tarrega) introduce una perturbazione sonora volta a rannuvolare il nostro orizzonte uditivo. Questo però non è che un fenomeno transitorio, una nuvola passeggera che non disturba la nostra quiete contemplazione.
Ed è proprio questo che si può sentire, o forse anche percepire: la eco lontanissima e insieme affascinante di un mondo misterioso e insieme terribile, misto di beata gioia e profondo dolore. Per questa imago mundi si devono ringraziare Dowland per la creta e Carreca per averla riplasmata.
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Pubblicato il 2015-04-12 Scritto da LorenzoGalesso