Recensione • Luigi Attademo rigoroso e personale nella interpretazione del ciclo bachiano per liuto. La complessa polifonia è restituita con grande chiarezza, sapiente l’uso del rubato e lo studio dei dettagli compositivi
di Lorenzo Galesso
Nonostante i chitarristi non possano godere di un repertorio bachiano composto appositamente per le sei corde, le interpretazioni di grandi artisti (primo fra tutti Andrés Segovia, ma anche Narciso Yepes, John Williams, Julian Bream e Manuel Barrueco) hanno legittimato e incentivato l’esecuzione delle trascrizioni per chitarra sola, diventando un banco di prova obbligatorio per chi vuole intraprendere la carriera concertistica. In questo doppio CD Luigi Attademo dà prova di sapere affrontare magistralmente le Suites per liuto (BWV 995,996,997,1006), il Preludio, Fuga e Allegro BWV 998, il Prelude BWV 999, la Fuga BWV 1000 e la famosissima Partita n°2 in re minore BWV 1004.
Lo studio e l’esecuzione di queste pagine presenta notevoli difficoltà, sia tecniche che interpretative; inoltre, il rischio di adeguarsi a un’interpretazione codificata ma non personale è sempre presente. Attademo supera questi ostacoli in maniera brillante e originale, trattando la partitura in modo estremamente rigoroso ma sempre musicale. Si prenda come esempio la Suite BWV 996 che apre il primo cd: nelle danze più lente ed espressive, ovvero l’Allemanda e la Sarabanda, Attademo infonde incredibile espressività, esibendosi in rubati che ritrovano subito il tactus e meravigliose fioriture barocche. Altrettanto lodevole è la capacità di rendere il costrutto polifonico con particolare efficacia, cosa che avviene, per esempio, nella Giga che chiude la Suite: nonostante l’elevato tasso di difficoltà tecnica, le voci vengono trattate con grande purezza e precisione.
Procedendo nell’ascolto, troviamo la Suite 1006, la famosa Partita in Mi maggiore per violino solo, trascritta per liuto o chitarra, e riutilizzata dallo stesso Bach per la cantata Wir danken dir Gott, wir danken dir BWV 29, e la Partita n.2 in Re minore BWV 1004, entrambe eseguite magistralmente. Nel secondo CD troviamo le restanti Suites (BWV 995, BWV 997), il Preludio Fuga e Allegro (BWV 998), il Preludio BWV 999 e la Fuga BWV 1000; riguardo le scelte interpretative si segnala la Sarabanda della Suite BWV 995, decisamente troppo lenta e quindi di difficile comprensione per chi ascolta il brano per la prima volta.
A parte questa piccola sbavatura è evidente che Attademo abbia ponderato a lungo su come realizzare questa titanica registrazione, tenendo conto dell’enorme distanza che divide il nostro punto di vista recettivo da quelle coevo a questa splendida e raffinatissima arte. Per colmare questo insanibile divario, Attademo ha considerato vari aspetti fra cui l’idea di musica che avrebbe potuto esserci all’epoca, le indicazioni riguardanti la prassi esecutiva contenute in fonti secondarie e, cosa estremamente importante, l’analisi delle peculiarità inerenti la scrittura bachiana, facendo risuonare l’essenza di questa musica in tutta la sua pienezza. L’attenzione posta alla disamina di questi elementi fa da contrappunto al gusto personale dell’esecutore, rendendo quest’opera degna di essere accostata ai capolavori dei grandi maestri di oggi e di ieri.
J.S. Bach, Suites for guitar |Luigi Attademo | Brilliant Classic
Egregio Maestro,
la ringrazio per aver letto e commentato la mia recensione, cosa che avviene, purtroppo, molto raramente. Vorrei precisare che per mancanza di spazio non ho trattato tutte le peculiarità e finezze della sua registrazione, di cui mi sembra aver espresso un parere entusiasta. La musica e la critica che si fa su di essa sono sostanzialmente interpretazione e quindi va da sé il fatto che si possano avere idee diverse su come possa suonare la Sarabanda Bwv995, tutte ugualmente valide. Grazie e a presto!
LG
Capisco he scrivere un commento a un commento (che è la recensione) su un mio disco è cosa non ortodossa. Ma tra il rispetto dell’etichetta e discutere sull’interpretazione bachiana – perché la musica deve servire anche a questo, a riflettere, a cambiare idea, a ritornare sulle proprie convinzioni ecc. – preferisco questa seconda ipotesi… Dunque, innazi tutto ringrazio per aver colto e detto che dietro questo lavoro c’è una lunga riflessione. Mi interessava dire qualcosa sulla Sarabanda della Suite BWV995, che ho riascoltato dopo il commento del recensore. Effettivamente, la considerazione è giusta: si tratta di uan scrittura pensata per uno strumento ad arco e certo il liuto ( o la chitarra ) non può permettersi in linea di principio i tempi dei violoncellisti (in alcuni casi, ho risentito recenti registrazioni, che vanno ben oltre i quattro minuti). D’altro canto c’è un’idea di forma e di fraseggio che necessita della scansione in tre della sarabanda e dell’accentuazione che Bach ha creato pur nell’essenzialità della linea. Insomma, si è stretti tra due fuochi, e alla fine bisogna fare una scelta che fa perdere qualcosa e – si spera – fa guadagnare qualcos’altro. Saluti
L.A.