Un concerto alla Queen Elizabeth Hall di Londra ha visto protagonista lo scorso 6 dicembre 2011 il Charles Hazlewood’s All Star Collective
di Michele Manzotti
LONDRA – “Creep music”, musica sgradevole composta da “creep people”, persone altrettanto sgradevoli. Questa citazione, ripresa dal direttore d’orchestra Charles Hazlewood, simboleggia la reazione contro il linguaggio colto contemporaneo europeo da parte di alcuni musicisti della West Coast americana che diedero vita al movimento minimalista. La Monte Young, Philip Glass, Terry Riley e Steve Reich, questi gli autori citati da Hazlewood, sono stati i capostipiti di una tendenza che avrebbe fatto i suoi proseliti in Europa. Per ricordare questo, lo stesso direttore ha raccolto attorno a sé una all stars di musicisti tra cui l’organista Graham Fitkin e l’arpista Ruth Wall oltre altri noti nel mondo della musica pop-rock. Il programma scelto da Hazlewood ha infatti dimostrato come alcuni aspetti compositivi minimalisti hanno dato origine a uno dei brani più noti del secondo novecento “di confine”, Tubular Bells di Mike Oldfield.
Il programma è iniziato con A Rainbow in Curved Air scritto nel 1969 da Terry Riley. Una composizione che è basata su un unico accordo. «E’ un lavoro –ha spiegato Hazlewood– suddiviso in battute di sette valori dove al loro interno gli accenti variano continuamente. La melodia (che non è propriamente tale, quanto una frase musicale) fluisce lungo tutto il lavoro passando da uno strumento all’altro supportata dai cinque moog ai quali è affidata la funzione di accompagnamento». Diverso è il concetto alla base di Four Organs di Steve Reich che ha completato la prima parte: come ha detto Hazlewood «anche qui un accordo (tecnicamente di undicesima sulla dominante di Mi) è protagonista del brano, ma facendo un parallelo con le arti visive è come se si percepisse dall’esterno e secondo prospettive diverse». I quattro organisti, accompagnati dalle maracas con la funzione di metronomo (in questo ruolo è stato eccezionale il percussionista Joby Burgess) hanno infatti lentamente scomposto questo accordo con le note che eseguite dapprima contemporaneamente si sono poi allontanate l’una dall’altra. Un procedimento simile si avuto con Harp Phase di Reich affidata a Ruth Wall e che ha aperto la seconda parte del concerto. Era un brano originariamente concepito per due pianoforti con un disegno di dodici note dapprima eseguito all’unisono per poi affidare a uno dei solisti il compito di accelerare a poco a poco. «Al termine –ha illustrato Hazlewood– come alla fine di un prisma sonoro, l’unisono viene raggiunto dopo un ampio spettro di suoni. In questa versione è come se l’arpista inseguisse la sua ombra». Infatti la sorprendente Ruth Wall ha fatto tutto da sola con l’ausilio di un pedale apposito.
Alla fine è stata la volta di Tubular Bells. Oldfield non è un compositore colto, piuttosto un musicista rock con un particolare orecchio per le sperimentazioni e che fu particolarmente ispirato da A Rainbow in Curved Air. Nel lavoro, datato 1973 e utilizzato come colonna sonora del film L’esorcista, convivono tante anime espresse nei temi raccolti durante la sua gestazione, e che sono state motivo del suo grande successo allora e anche oggi. Tanto che un teatro pieno ha ascoltato in religioso silenzio un programma all’inizio non certo facile (ed eseguito con grande professionalità) per attendere quello che in sostanza è diventato negli anni un brano classico per una buona parte degli ascoltatori.
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