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PERLE DI VETRO
di Giovanni Albini
Periodo di esami per i conservatori di tutto il mondo. Immagino i verbali redatti da un’ottusa commissione che deve giudicare straordinari compositori.
John Cage – Lo studente presenta alcuni fogli bianchi, o pagine coperte da simboli incomprensibili. Alla commissione che chiede spiegazioni risponde alternando parole sconnesse ad un indefesso silenzio. Appare inoltre quasi divertito dalle reazioni dei docenti. Improvvisamente, forse già prossimo al coma vigile, inizia a disporre viti e piccoli oggetti metallici nel pianoforte dell’aula. Viene subito immobilizzato da alcuni docenti e da un operatore prontamente accorso. Si chiama il 118: l’esame è da considerarsi nullo.
Maurice Ravel – La partitura proposta presenta due temi, di per sé piacevoli, costruiti su una tipica danza spagnola. Il senso della forma è praticamente inesistente: la ripetizione ostinata e confusa dei detti temi è triviale. Assente ogni qualsivoglia tentativo di sviluppo del materiale tematico. Si potrebbe affermare che quantomeno l’orchestrazione sia curata, se non fosse per una parte di rullante improponibile, che ripete per quasi duecento volte (!) le stesse due battute. Lo studente stesso, inoltre, disistima la composizione consegnata. Bocciato.
Krzysztof Penderecki – L’allievo soffre di evidenti lacune nelle tecniche di base di notazione musicale, compensate goffamente da puerili indicazioni cronometriche e incomprensibili macchie sui pentagrammi. La struttura delle pagine visionate denota certamente un gusto per la geometria e la grafica che spinge la commissione a suggerirgli studi di arti visive. L’orchestra, oltre a ciò, si rifiuta di eseguire la partitura. L’esame è nullo. Lo studente è espulso.
Steve Reich – L’esaminato si esibisce con un compagno: il duo comincia ad applaudirsi con fare sornione in tempo dodici ottavi. La commissione sarebbe propensa a premiare l’audacia e l’essenzialità del gesto estetico, se non fosse che passati pochi secondi i due non sono già più allo stesso tempo, e solo dopo dieci tentativi riescono di nuovo a battere le mani in modo sincronico. Bocciato. Si suggerisce inoltre un debito formativo in Materie Musicali di Base.
Claude Debussy – Viene consegnato un poema sinfonico di volgare ispirazione onanista. L’organico scelto è senza ombra di dubbio scarno; misteriosa l’armatura di chiave: povero, se non nullo, il senso armonico e delle funzioni tonali. La musica, che dovrebbe rappresentare una virile figura mitologica romana, ha invece un’anima piuttosto femminile, di un’inconcludente dolcezza. Respinto.
Karlheinz Stockhausen – Lo studente presenta due partiture del tutto impraticabili. La prima è per tre orchestre, ma è evidente che si tratta di tre lavori differenti accorpati frettolosamente in un’unica partitura per stupire la commissione con un organico monumentale. La seconda, probabilmente una burla goliardica, richiede degli elicotteri per essere eseguita. Prove inammissibili, l’allievo è rimandato al prossimo appello.
Luciano Berio – L’alunno richiede che la sua composizione sia eseguita dal trombonista che, a quanto dice, gliel’ha commissionata: un impacciato saltimbanco che tutto fa tranne che suonare lo strumento. Nel mezzo della prova l’improvvisato strumentista si rivolge alla commissione interrogandosi sul perché della triste messinscena. Presumibilmente si tratta di un vagabondo che ha accettato di umiliarsi per un’esigua remunerazione. La farsa viene interrotta: lo studente è bocciato con nota di biasimo.
Mauricio Kagel – Evidentemente un compagno di merende del Berio, raccoglie tre mimi dall’aria mesta e dall’abbigliamento funereo nella speranza che il loro talento nell’arte attoriale compensi le carenze musicali di una partitura scheletrica. Come ci si aspettava i teatranti si impegnano alla bell’e meglio parodiando i gesti di tre strumentisti, ma senza emettere un singolo suono. L’esame è nullo. Lo studente cacciato.
Iannis Xenakis – Ennesimo errore della segreteria didattica. L’allievo è convinto di dover sostenere una prova orale di Probabilità e Statistica. Spiegatogli l’equivoco insiste a voler illustrare criptici processi stocastici con astrusi esempi musicali. Forse ha urgenza di concludere l’anno accademico e, resosi conto di non avere tempo per presentarsi al prossimo appello nella disciplina corretta, tenta in ogni modo di portare a casa un voto sul libretto. Promosso. Avrà studiato un’altra materia, ma quantomeno ha avuto qualcosa di sensato da raccontare.
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Tutto ciò invece non è successo! Mi sembra perciò che sia una considerazione molto incoroggiante!
Johann Sebastian Bach:
La commissione viene respinta.