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Cecilia Bartoli diva, quindi amata e contestata

di Luca Chierici
4 Dicembre 2012
in CONCERTI, OPERA, RECENSIONI
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Home RECENSIONI CONCERTI
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Concerti • Il ritorno molto atteso del celebre mezzosoprano alla Scala, dopo vent’anni di assenza, per l’inaugurazione della stagione della Filarmonica. Alla direzione Daniel Barenboim


di Luca Chierici


C om’era prevedibile, l’atteso concerto inaugurale della Stagione 2012-2013 della Filarmonica della Scala ha registrato un “tutto esaurito” e un successo di pubblico notevolissimo. Un pubblico strano, costituito ovviamente in gran parte dai tradizionali abbonati ma sostenuto negli applausi deliranti e in qualche non trascurabile contestazione dal loggione, diviso quest’ultimo tra coloro che si dichiarano apertamente pro o contro la star della serata, ossia quella Cecilia Bartoli che recita ancora benissimo il proprio ruolo di primadonna, con tanto di cambi appariscenti di vestito e di luccicare di gioielli. Nessuno può negare che la Bartoli possieda il dono di porgere la musica nella maniera più accattivante, e come spesso ha fatto nel corso degli ultimi anni di riuscire a rendere piacevoli, divertenti, persino interessanti alcuni momenti del teatro barocco e tardo settecentesco che sembravano caduti nel dimenticatoio. Le sue operazioni di recupero del Salieri meno conosciuto, oggi di Steffani, la sua interpretazione del barocco più arrischiato dei Porpora e dei Broschi non possono lasciare indifferenti e hanno costituito in anni recenti la base per una serie di recital e di incisioni che hanno giustamente riscosso un grandissimo successo. Alla Scala la Bartoli si è lanciata nel virtuosismo sfrenato di Händel, dove sfoggia ancora una velocità invidiabile nei passaggi di virtuosismo e un controllo assoluto che si notava soprattutto nei momenti in cui, in una famosa aria del Teseo, la voce e l’oboe si rincorrono a distanza di una terza o si alternano nella ripetizione di identici incisi. Il programma proseguiva con il Mozart dell’Exsultate, cavallo di battaglia del mezzosoprano e ancora con il Rossini dell’Otello e con l’intramontabile «Non più mesta», regolarmente bissato.

Nel repertorio più conosciuto si ha però l’impressione di una eccessiva prevaricazione del personaggio Bartoli, con il suo eccessivo rapporto confidenziale con il pubblico, gli ammiccamenti che accompagnano ogni frase, una certa monotonia timbrica, tali da porre in secondo piano il significato fondamentale dei testi affrontati. La canzone del salice (quella che faceva dire ad Hanslick, quando ascoltò il capolavoro verdiano, che il vero Otello rimaneva naturalmente quello di Rossini) perdeva la sua spontaneità tante erano le forzature espressive, i pianissimi con quattro “p” che alla fine frantumavano la stessa emissione vocale. Persino il passaggio stilistico tra Händel e Mozart, tra Mozart e Rossini risultava alla fine poco palpabile,  tanto prorompente è la personalità della cantante. La serata era sostenuta dall’accompagnamento affettuoso di Daniel Barenboim, costretto si può dire a improvvisarsi direttore rossiniano, e per nostra fortuna impegnato alla fine in una bella e concitata lettura della K.550 di Mozart, pendant alla meno nota Sinfonia K.319 che aveva aperto la serata. Quello del rapporto tra la Bartoli e i direttori d’orchestra è un altro capitolo sul quale sarebbe necessario soffermarsi se fossero necessarie altre conferme sulla musicalità e la bravura innata della cantante: si conosce qualche altro esempio di diva che è stata letteralmente coccolata da personaggi tra loro così differenti come Harnoncourt e Muti, Abbado e Levine, Rattle e Barenboim?  Si tratta solo di questioni di marketing, come i sostenitori del Corriere della Grisi insinuano, provocando alla fine un battibecco loggionistico che neppure il direttore d’orchestra riusciva l’altra sera a tacitare ?


Concerto della Filarmonica della Scala, Direttore Daniel Barenboim, Mezzosoprano Cecilia Bartoli, Teatro alla Scala, 3 Dicembre 2012


© Riproduzione riservata

Tags: Cecilia BartoliDaniel BarenboimFilarmonica della Scala
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Luca Chierici

Luca Chierici

Luca Chierici, nato a Milano nel 1954, dopo la maturità classica e gli studi di pianoforte e teoria si è laureato in Fisica. Critico musicale per Radio Popolare dalla fine degli anni '70 e per Il Corriere Musicale dal 2012, collabora alle riviste Musica e Classic Voice dalla fondazione. È autore di numerosi articoli di critica discografica e musicale, di storia della musica e musicologia, programmi di sala e note di lp e cd per importanti istituzioni teatrali e concertistiche e case discografiche. Ha collaborato per molti anni alle riviste Amadeus, Piano Time, Opera, Sipario. Ha condotto Il terzo anello per Radiotre e ha implementato il data base musicale per Radio Classica. Ha pubblicato per Skira i volumi dedicati a Beethoven, Chopin e Ravel nella collana di Storia della Musica. Ha curato numerose voci per la Guida alla musica sinfonica edita da Zecchini e ha tenuto diversi cicli di lezioni di Storia della musica presso i licei milanesi. Nell'anno accademico 2016-2017 ha tenuto un ciclo di seminari di storia dell'interpretazione pianistica presso il Conservatorio di Novara (ciclo che è stato replicato per l'anno 2017-2018 al Conservatorio di Piacenza). Appassionato di tecnologia, ha formato nel corso degli anni una biblioteca digitale di oltre 140.000 spartiti e una collezione di oltre 70.000 registrazioni live. Nel 2007-2008 ha contribuito in qualità di consulente al progetto di digitalizzazione degli spartiti della Biblioteca del Conservatorio di Milano. Dal 2006 collabora alla popolazione del database della Petrucci Library (www.imslp.org).Dal 2014 è membro della Associazione nazionale Critici musicali.

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Commenti 5

  1. Emma Montini says:
    10 anni fa

    Ho appena assistito all’ennesimo trionfo di Cecilia Bartoli al Parco della Musica a Roma. E quando è qui non perdo mai un suo concerto. A giugno andrò ad applaudirla a Versailles. E’ la più grande artista vivente, unica in tutto,anche scenicamente. Unica nella sua costante ricerca e valorizzazione della musica barocca,un’artista dalla grande e profonda cultura musicale, simpatica, travolgente,con una voce che non è soltanto perfetta, ma è molto di più- Il pubblico è incantato anche dalla sua grande e sincera comunicativa, parla tante lingue, rappresenta più che egregiamente l’Italia in tutto il mondo, è una vera forza della natura. Canta col cuore, col corpo, con tutta se stessa….cosa si vuole di più. Purtroppo al mondo esistono anche i cretini, che, ahimè, non si possono eliminare! La sensibilità, il buon gusto,non sono di tutti! Trovare sia pure un minimo difetto in un’artista di così immenso calibro è come non accorgersi che esistono il sole e la bellezza del creato!
    Cecilia è un dono grandioso e irripetibile! Grazie di esistere, cara Cecilia, te ne siamo tutti infinitamente grati!
    Emma Montini- Fondazione Umberto Veronesi-Roma-

    Rispondi
  2. Enrico says:
    10 anni fa

    Condivido in pieno le parole di Ilaria e di Giada. In più vorrei ricordare che Cecilia Bartoli, come direttrice artistica del Festival di Pentecoste, ha creato a Salzburg uno dei Festival Lirici più belli, a mio avviso, che a memoria d’uomo si ricordano. La sua disamina del personaggio di Cleopatra nel 2012( “Cleopatra, nel labirinto di eros e potere”) ci ha regalato momenti magici, che andavano dalla Cleopatre di Massenet alla Cleopatra del Giulio Cesare interpretata dalla stessa Bartoli. Inolltre la Sig.ra ha commissionato una nuova opera “Cleopatra e la vipera”. Direi che anche tutte queste capacità siano meritevoli e non so quanti dei soloni lirici che l’hanno buata alla Scala il 3 dicembre saprebbero fare del Festival di Pentecoste uno dei momenti più vivi della cultura mondiale.

    Rispondi
  3. ossipossi says:
    10 anni fa

    E la cosa che più va a detrimento di chi l’ha criticata, è che non lo è stata per errori di esecuzione, ma per il suo proprio modo di cantare. La bellezza sta nell’ascoltare, nel capire il canto, e Cecilia Bartoli va ascoltata, al di là del repertorio che ha dominato per anni le scene, specie in Italia. Non a caso la sua fortuna nella rete, dove la sua voce risalta nella dimensione della ricerca e della scoperta.

    Rispondi
  4. Ilaria Badino says:
    10 anni fa

    Quoto in toto ciò che ha scritto Giada. Guastarsi il fegato per andare a sentire un’artista che si sa già a piori che non piacerà, come del resto succede a questa ristrettissima frangia di pubblico con il 99% di coloro che si ebiscono oggigiorno, è un atto incomprensibile. Bisognerebbe forse ricordarsi che la musica, il teatro, l’opera (che li contiene entrambi) sono forme d’arte, d’espressione umana importanti. Per la sottoscritta e molti altri imprescindibili. Ma che dovrebbero arrecare sensazioni belle, emozioni forti, commozione. Certo, sentendoci noi catarticamente esposti, ci stanno anche la delusione e l’arrabbiatura. Ma non il rifiuto aprioristico che si esplicita, poi, in dissenso a posteriori. Spendere soldi e tempo per rovinarsi la serata quando si potrebbe stare comodamente in panciolle a casa (ma siamo sicuri che la televisione proponga contenuti artistici assai superiori?) ha per me dell’assurdo. E comprendo il giovanile ardore di Giada, la sua rabbia di essersi sentita “depredata” di un posto quando, grazie ad esso, avrebbe fatto un’esperienza nuova, avrebbe aggiunto un tassello alla propria capacità critica, rafforzato o indebolito (non importa: il suo atteggiamento sarebbe comunque stato dialettico) il proprio giudizio nei confronti della Bartoli.
    Con il collega Chierici concordo sul fatto che la cantante romana scandagli la frase, verbale e musicale, in maniera dettagliatissima e che, quindi, venga prediletto il particolare al senso generale. Ma, vivaddio, abbiamo una personalità prorompente, e a me la cosa sembra soltanto da vedersi in un’ottica positiva: di statue di cera ce ne sono fin troppe. A mio avviso, il personaggio Bartoli emerge – e, de gustibus, prevarica – sempre, e non solo nelle arie più famose perché facenti parte del repertorio consueto da più tempo. Ed è pur sempre indice di carisma.

    Rispondi
  5. Giada says:
    10 anni fa

    Io purtroppo non ho potuto assistere a questo grande (nel bene e nel male) evento! E ne sono molto dispiaciuta, comunque sia andato!
    Sono una studentessa liceale che si é diplomata giusto lo scorso anno scolastico e vorrei intraprendere lo studio del canto lirico in Conservatorio.
    Come studentessa neodiplamata non ho lavoro né reddito e fatico a pagare ogni mia spesa. Eppure avrei fatto grandi sacrifici per un biglietto di quella sera.
    Venire a sapere che un pubblico, immagino, di Adulti (sarebbero dovuti essere con la A maiuscola, ma a quanto pare…) si è comportato in questo modo irrispettoso mi sembra ASSURDO!
    Non mi sembra giusto questo attacco alla Bartoli, per diversi motivi.
    Come artista ella è dotata di uno stile, indi può piacere e non piacere allo stesso tempo. (Come un qualsiasi pittore!)
    Non sono, per ora, una gran esperta musicale, ma posso assicurarvi che Cecilia rappresenta egregiamente quello che si richiederebbe ai musicisti di musica classica di questo tempo! MORDENTE!
    Bisogna attrarre i giovani, non per una questione di incassi, ma perché la musica classica altrimenti diviene sempre più lontana.
    In questi ultimi anni, figure come G.Allevi, L.Enaudi, J.Groban, ecc… hanno aiutato ad avvicinare i più giovani anche a compositori e opere meno compressibili per loro a primo acchito! Perchè hanno saputo incuriosirli!
    Non siamo più nell’epoca di Monteverdi, Bach, Mozart, Beethoven, Wagner e nemmeno di molti altri! Bisogna trovare un punto d’ncontro! E loro lo hanno trovato! Non è un compromesso! E’ il giusto atteggiamento! Come un genitore che vuol leggere una storia ad un figlio! Non inizia dalla Divina Commedia!
    Che poi la Bartoli difetti di alcune caratteristiche sonore, continuo a sostenere che sono punti di vista! Perchè il suo colore e il suo volume sono giustificati dalle sue agilità e la sua espressività! Come altre hanno potenza, colori caldi e profondi, ma scarse agilità e espressione.
    Non si può chiedere a una voce nera di fare anche la voce bianca! La voce nera, nella musica leggera è bella così come si presenta… Ogni cantante ha le sue caratteristiche. Così se Etta James o Nora Jones o Aretha Franklin cantassero la stessa canzone con le loro caratteristiche penso nessuno avrebbe da ridire sul fatto che ognuna potrebbe difettare in qualcosa a seconda di COSA CERCHIAMO NOI IN UNA VOCE!
    Questo non compromette l’originalità del brano!
    Fortunatamente esistono anche molte altre artiste che incidono o hanno inciso (e spero ne arrivino di altre che, prendendo come esempio Cecilia, sviluppino ancora più pregi e capagità!) a chi non piacesse la Signora Bartoli è pregato gentilmente di esporre la propria opinione senza offendere, né aggredire la stessa o chi la sostiene! Si ascolti quello che più lo aggrada e si informi su chi potrebbe trovare a cantare ad un cocerto, in modo tale da LASCIARE IL POSTO A CHI VERAMENTE AVREBBE VOLUTO TROVARSI LI’ PER QUELL’ARTISTA!

    Rispondi

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