Presentata stamane la nuova programmazione. Apertura con Fidelio. Il ciclo Puccini sarà inaugurato con Turandot. La Sala aperta con biglietti a metà prezzo e Grandi Opere per piccoli, dedicato ai piccini. Barenboim e Schubert
di Luca Chierici
OGNI CONFERENZA STAMPA di annuncio della nuova stagione del Teatro alla Scala ha una sua connotazione del tutto particolare: dall’analisi dello svolgimento di decine di questi tradizionali appuntamenti si potrebbe tracciare una mini-storia dello spettacolo a Milano, dell’alternarsi delle fortune di questo o di quell’altro cantante o direttore, dei bilanci del teatro e fin della politica italiana vista nella sua componente di dispensatrice di sovvenzioni utili al buon funzionamento di una macchina prodigiosa quanto dispendiosa. Ricordiamo molto bene l’epoca in cui le conferenze stampa in “sala gialla” duravano un paio d’ore, delle quali una almeno era dedicata a una puntigliosa quanto noiosissima lista della spesa recitata da sovrintendenti che erano soprattutto desiderosi di salvare la propria reputazione presentando i conti “in ordine”. Negli ultimi anni il canovaccio era mutato notevolmente, con scarse lamentele sui finanziamenti e una rapida e concisa descrizione del cartellone, spesso senza possibilità alcuna da parte dei giornalisti di accedere a chiarimenti in proposito, soprattutto se a tenere banco era il non ancora scaduto Direttore musicale o scaligero che dir si voglia. L’appuntamento odierno è stato se vogliamo ancor più sorprendente e ha dimostrato di che pasta sia fatto il nuovo Sovrintendente, che ha preso in mano il pallino della riunione glissando quasi del tutto su qualsiasi tipo di accenno alle ben note vicende che lo hanno visto protagonista negli ultimi mesi, con il pasticcio degli spettacoli importati da Salisburgo, i chiarimenti e la conferma di un mandato “a tempo”. Né il Sindaco Pisapia ha fatto accenno alcuno a relazioni di bilancio o ai tagli del Governo alla cultura, spostando del tutto l’attenzione sull’Expo, l’evento «che attirerà almeno 20 milioni di potenziali spettatori da tutte le parti del pianeta». Sei mesi di Expo nella città metropolitana, allargata a più di tre milioni di abitanti. È questo il dato che più interessa e che porta a una valutazione speciale di un cartellone che secondo il futuro Direttore principale (dal 1 Gennaio 2015) e poi musicale (dal 2017) Riccardo Chailly «è uno dei migliori degli ultimi cinquant’anni».
Al francese italianizzato di Lissner, che con gli anni era diventato più comprensibile anche se conservava un immancabile spostamento degli accenti, si è sostituito con Pereira un buon italiano germanizzato, alla maniera dell’attuale Papa Emerito (Pereira discende da antenati portoghesi che si erano trasferiti a Vienna nel 1720), del tutto sufficiente per sostenere l’ora abbondante di lettura commentata del cartellone. Il neo Sovrintendente si è tuttavia lasciato scappare, nel suo rapidissimo accenno alle vicende personali degli ultimi mesi, un piccolo ma significativo refuso, parlando di “imbroglio” al posto di “contrattempo”: un sobbalzo del Sindaco, che ha ricordato a Pereira il significato non proprio edificante del termine nella nostra lingua, e una risata generale hanno prontamente tamponato una situazione di grande imbarazzo.
Alcune dichiarazioni programmatiche del Sovrintendente hanno anticipato la descrizione di una lunga stagione che si svolge senza interruzioni dal 7 dicembre 2014 al 31 ottobre 2015, con una ulteriore suddivisione che ha inizio il 1 maggio dell’anno prossimo in concomitanza con l’inaugurazione di Expo. Anzi, dalle parole di Pereira sembra di capire come il suo mandato sia tutt’altro che limitato nel tempo e vada in realtà a coprire un periodo più esteso di quello finora regolato da contratto. Il Sovrintendente ha parlato innanzitutto della centralità del repertorio italiano durante il suo mandato (risposta del tutto evidente a chi si era lamentato di una carenza in tal senso durante l’era Lissner), ha specificato come la tendenza generale nella programmazione sia quella di contare su un cast unico, ha auspicato l’aumento delle produzioni originali del teatro nei laboratori dell’Ansaldo, ha parlato di forti investimenti sull’Accademia, e della creazione di una orchestra barocca che possa operare su strumenti antichi introducendo nelle future stagioni titoli scarsamente rappresentati alla Scala, in linea con le tendenze programmatiche di tanti teatri europei. Ha accennato all’importanza di assicurare alla stagione di balletto la presenza di grandi direttori non necessariamente specializzati in quel comparto e ha presentato un progetto di “Festival delle orchestre internazionali” che avrà luogo nel periodo di Expo e che punterà anche sulla presenza dei giovani musicisti venezuelani educati al famoso “Sistema” di Abreu. Tutti argomenti di rilievo che prevedono appunto una visione manageriale ben distribuita nel tempo. Un punto che ha scosso non poco il pur smaliziato uditorio giornalistico è stato quello relativo alle politiche dei prezzi. Non è del tutto chiara la linea di pensiero in tal senso: opere di maggior richiamo verranno penalizzate da costi al pubblico maggiori, mentre sui lavori contemporanei di impatto più complesso verrà adottata una politica di sconti che dovrebbe favorire il richiamo degli spettatori. Inoltre i prezzi dei concerti verranno adeguati (al rialzo) a quelli che sono gli standard del cartellone della Filarmonica. In realtà queste variazioni sui cosiddetti “prezzi interi” di platea e palchi non sconvolgeranno più di tanto gli spettatori in grado si pagare abitualmente somme superiori ai 200 euro. Diverso è il discorso per i loggionisti e per i “giovani” under 30. A questi ultimi verranno riservati abbonamenti e recite apposite, così come biglietti a prezzo scontato del 50% verranno messi in vendita a partire da un mese prima delle date previste in cartellone, secondo criteri che peraltro non sono stati ben chiariti. Una ulteriore preoccupazione di Pereira è stata quella di aprire una mini-stagione di opere per bambini, tagliate in modo tale da non superare l’ora di durata e aperti a un pubblico vasto della regione Lombardia.
I titoli presenti in cartellone riflettono evidentemente le scelte dell’ultima parte del mandato di Lissner e possono essere consultati sul sito del teatro. Non mancano certo gli appuntamenti di particolare rilievo, a partire dal Fidelio che aprirà la stagione il 7 dicembre dell’anno in corso fino all’Otello di Rossini, assente dal teatro dal 1870 e bandito per sempre al sopraggiungere dell’omonimo titolo verdiano. Ma in ogni caso, da Aida a Lucia di Lammermoor, da Falstaff a Turandot, vi sono sempre motivi di interesse per la presenza di direttori, cantanti e registi famosi, protagonisti di scelte che avranno un impatto di successo nei confronti di un pubblico che per una volta trascende quello tipico del teatro milanese. Lo ha confermato il Commissario Unico per Expo, Giuseppe Sala, che ha parlato di risultati economicamente sorprendenti in seguito alle prevendite degli spettacoli scaligeri effettuate in Giappone e in Cina.
Non sono mancati nella presentazione di Pereira accenni a notizie per noi del tutto secondarie, come quella relativa al ritorno di Roberto Alagna. Semmai, ma di questo non si è parlato, c’è da preoccuparsi maggiormente per l’elenco dei grandi direttori esclusi, in primis Christian Thielemann, e poi a seguire Temirkanov, Gergiev, Harding e il Salonen che ha appena ricevuto acclamazioni trionfali dal pubblico che ha assistito ai suoi concerti straussiani e alla straordinaria Elektra.
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