di Luca Chierici
Il 21 Giugno del 1962 il giovane e affascinante direttore indiano Zubin Mehta dirigeva per la prima volta alla Scala un concerto sinfonico con musiche di Webern, Čajkovskij e Richard Strauss, primo di una serie ininterrotta di appuntamenti che consolideranno il legame tra Mehta, il Teatro e la città. Non con il Don Chisciotte in programma ben cinquantaquattro anni orsono, ma con Till Eulenspiegel, Also sprach Zarathustra e i Quattro ultimi Lieder con la soprano Krassimira Stoyanova, Mehta si è presentato nuovamente a Milano per tre serate che hanno ancora una volta confermato la statura di uno straordinario protagonista del mondo musicale. Non è il caso di ricordare quanto vasto sia stato il repertorio di questo musicista intelligentissimo e sensibile, che padroneggia lo strumento orchestrale con naturalezza e rara perizia e che dimostra ogni volta un totale coinvolgimento nei confronti delle partiture da lui più amate e dirette sempre a memoria.
Direttore straussiano da sempre e impegnato tra breve alla Scala nel Cavaliere della rosa, Mehta ha offerto un sostanzioso aperitivo puntando su due poemi sinfonici del musicista bavarese e sui Vier letzte Lieder, l’idilliaco compendio di tutta una vita che venne creato tra maggio e settembre dell’anno precedente quello della morte, avvenuta nel 1949. Nell’Eulenspiegel Mehta non ha la necessità di presentare uno Strauss vitalistico e scoppiettante e la scelta di un tempo un poco più lento del solito porta a una maggiore densità di suono e a una perfetta esposizione del materiale tematico, nonché alla chiarezza esemplare degli sviluppi. I virtuosismi ritmici, l’esposizione degli spunti narrativi mirabilmente espressi dal compositore escono alla superficie da soli, con grande naturalezza e qui, come nella magniloquente partitura di Zarathustra, si ammira il gesto del direttore che dalla tradizione ha assimilato movimenti ampi e carezzevoli nelle sezioni cantabili in tempo moderato e più limitati, essenziali e vicini al corpo dove prevale l’esattezza della scansione nei tempi veloci. E a sua disposizione Mehta ha avuto un’orchestra che vive un momento di felice complicità con il direttore e che ha risposto in maniera straordinaria alle sue intenzioni, con la partecipazione di prime parti di grande levatura (il corno di Danilo Stagni, il violino di Francesco De Angelis, la viola di Danilo Rossi, solo per citarne alcune, che in queste sere hanno avuto un bel da fare).
Nei Lieder si è ascoltata la voce calda e ben timbrata di Krassimira Stoyanova, cinquantaquattrenne soprano bulgara di grande esperienza che sarà prossimamente la Marescialla nel Rosenkavalier e che siamo sicuri saprà riversare in quel ruolo tutta la malinconia, la dolcezza, il senso del trascorrere del tempo che accompagnavano la sua interpretazione dell’altra sera. Successo caloroso e acclamazioni a Mehta anche da parte dell’orchestra.