di Luca Chierici foto © Marie Staggat
Organizzare e finanziare un mini-festival di musica da camera in un paesino del Salento, pure sfruttando l’ospitalità dei proprietari del castello di Spongano, i Bacile di Castiglione, e il particolarissimo recipiente costituito dal suggestivo, antico frantoio ipogeo del castello, è stata l’ultima fatica di Beatrice Rana. Ventiquattro anni, una carriera che ha pochissimi termini di paragone – presenti e passati – nel mondo della musica classica, Beatrice è già artista completa, richiestissima in tutto il mondo, a proprio agio in un repertorio che spazia dalle Goldberg al Concerto di Boccadoro, partner di direttori famosi e personalità che esterna più che volentieri la passione per la musica e la voglia di sperimentarla in tutte le direzioni. Con il valido apporto di altri giovani strumentisti, il primo concerto che ha avuto luogo il 7 Luglio è stato impaginato secondo canoni classici con la proposta della Sonata per violino e pianoforte op. 24 (la cosiddetta “Primavera”) di Beethoven e del fantastico Quintetto op. 44 di Schumann. Ma si è trovato anche il tempo di proporre uno specimen di musica contemporanea, di difficilissima esecuzione.
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Morphing, Scherzo per quartetto d’archi ingegnosamente costruito da Francesco Antonioni su numerose citazioni che vanno dalla musica medievale ai quartetti di Bartók, con un collante che evoca spesso il tardo stile beethoveniano, si è rivelato in realtà una pagina assai personale e di grande impatto, che in parte smentisce la fama di molte, troppe composizioni attuali che sembrano solamente congegnate in maniera artificiale e che mancano totalmente di comunicativa.
Nella Sonata beethoveniana, solista di pregio è stata la violinista Elena Urioste; nel Quintetto di Schumann, accanto a lei si sono molto apprezzati il primo violino polacco Marta Kowalczyk, la viola Daniel Palmizio, il violoncello della sorella di Beatrice, Ludovica, che avevamo già apprezzato anche in un recente concerto romano radiotrasmesso. Dell’ensemble si è notata sia la ferrea disciplina d’assieme, che ha portato a esecuzioni di altissimo livello, quali raramente si ascoltano anche da gruppi precostituiti e abituati da anni a questo tipo di repertorio, sia la bravura e il professionismo dei singoli partecipanti, allo stesso grado impegnati in un programma obiettivamente difficile. Beatrice Rana sorvegliava il tutto con un senso innato di leadership e interveniva con la coscienza esatta – dal punto di vista stilistico e tecnico – del proprio ruolo di pianista. Molto raramente abbiamo incontrato una personalità musicale di questo livello, che riunisce in sé il dominio completo dello strumento, la comprensione del linguaggio, la comunicativa, il controllo totale del momento concertistico. Sono queste caratteristiche che non lasciano dubbi attorno a un ulteriore percorso di carriera ai massimi livelli e alla possibilità da parte nostra di ascoltarla in futuro in una varietà di proposte sempre nuove e interessanti.
Non sappiamo se il seme gettato l’altra sera sarà o meno foriero di sviluppi. I festival di Marlboro e di Prades nacquero anch’essi da sfide lanciate quasi per caso, e non ci meraviglieremmo se un giorno Spongano – magari in uno spazio meno ristretto di quello dell’Ipogeo, che l’altra sera era stracolmo – potesse diventare un centro di eccellenza per questo tipo di appuntamenti. In ogni caso non ci si poteva attendere un evento iniziale migliore di questo.
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