di Michele Manzotti
È raro poterli ascoltare in Italia. Sono appena arrivati a Firenze dall’esperienza della Sagra musicale umbra per portare la propria arte esclusivamente vocale. I Nordic Voices saranno lunedì 14 settembre nella Basilica di San Miniato al Monte (ore 19, ingresso libero) per “Firenze suona contemporanea”. In programma brani di De Victoria, Guerrero, Gesualdo, Ødegaard, Manchicourt, Schütz. Ne parliamo con Tone Elisabeth Braaten, una delle componenti del gruppo.
Quando vi siete formati qual è stato il tipo di repertorio scelto per farvi conoscere?
«Nel 1996 la nostra idea era quella di fare musica divertendoci cantando senza la guida di un direttore. Non era tanto importante diventare famosi: facevamo mottetti di Bach e Brahms, brani popolari norvegesi e di autori come Purcell e Stanford. Dopo un po’ abbiamo pensato che potevamo affrontare una sfida più impegnativa».
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Cosa avete deciso?
«Desideravamo fare pezzi più difficili di quelli abituali per coro. Ciò che gli altri scartavano, noi lo facevamo. Così abbiamo avuto materiale scritto appositamente per noi, capendo che i nostri repertori erano il contemporaneo e l’antico».
Parlando di autori di oggi, qual è il vostro rapporto con i compositori?
«I Nordic Voices hanno collaborato con molti autori contemporanei nei loro vent’anni di attività. Ci piacerebbe mostrare nel resto del mondo la qualità della musica attuale in Norvegia, perché tanti pezzi che abbiamo commissionati sono di compositori del nostro Paese. Mi piace citare Lasse Thoresen, Gisle Kverndokk and Henrik Ødegaard dai quali abbiamo avuto molta musica».
Qual è la vostra sensazione nell’affrontare il pubblico italiano?
«Siamo emozionati di essere qui. Solo una volta abbiamo avuto la possibilità di cantare da voi e abbiamo apprezzato molto l’atteggiamento del pubblico. Una dimostrazione di mentalità aperta verso tutta la musica che avevamo proposto».
Avete scelto appositamente il repertorio per il tipo di luogo dove verrà eseguito, ovvero San Miniato al Monte?
«Per la verità in un primo momento pensavamo di cantare al Museo del Bargello, ma quando gli organizzatori hanno visto il programma ci hanno consigliato di spostare il concerto in una bellissima chiesa come quella di San Miniato con la sua ottima acustica. Siamo contenti e attendiamo con ansia questa occasione di cantare in un luogo di grande fascino».