opera in dodici scene e esodo di Luca Francesconi
libretto in lingua inglese di Luca Francesconi
dall’omonima pièce teatrale di Heiner Müller
liberamente tratta da Le relazioni pericolose di Pierre-Ambroise-François Choderlos de Lacos
Prima esecuzione assoluta
Commissione del Teatro alla Scala
Direttore SUSANNA MÄLKKI
Secondo direttore JEAN-MICHAËL LAVOIE
Regia ÀLEX OLLÉ (La Fura dels baus)
Video Franc Aleu
Scene Alfons Flores
Costumi Lluc Castells
Realizzazione informatica musicale Ircam Serge Lemouton
Ingegnere del suono Ircam Sébastien Naves
Prezzi: da 187 a 12 euro
Infotel 02 72 00 37 44
Marquise de Merteuil Allison Cook (26, 28, 30 aprile; 5, 7 Maggio)
Sinead Mulhern (3 maggio)
Vicomte de Valmont Robin Adams
Attori Federica Armillis, Silvia Quarantini, Ettore Colombo, Daniele Ornatelli
Date:
martedì 26 aprile 2011 ore 20 ~ prima rappresentazione, turno F
giovedì 28 aprile 2011 ore 20 ~ turno D
sabato 30 aprile 2011 ore 20 ~ turno A
martedì 3 maggio 2011 ore 20 ~ turno E
giovedì 5 maggio 2011 ore 20 ~ turno B
sabato 7 maggio 2011 ore 20 ~ turno C
Prezzi: da 187 a 12 euro
Infotel 02 72 00 37 44
L’opera in breve
di Cesare Fertonani
dal programma di sala del Teatro alla Scala
Pubblicato nel 1782, il romanzo epistolare Les liaisons dangereuses [Le relazioni pericolose] è uno dei capolavori della letteratura di ogni tempo. Colpisce – ma forse non più di tanto, se si considera il secolo di cui si parla – che l’autore di questo libro scandaloso e a lungo proibito, di straordinaria qualità letteraria ed enorme successo (molto amato anche dalla regina Maria Antonietta), fosse uno scrittore per diletto: l’ufficiale di artiglieria, poi anche diplomatico e funzionario Pierre-
Ambroise-François Choderlos de Laclos (1741-1803). Nel Novecento la fortuna del gran romanzo, che osserva e racconta con implacabile cinismo la corrotta società aristocratica dell’ancien régime sul baratro della Rivoluzione francese e costituisce per certi versi la quintessenza della letteratura libertina settecentesca, si è riflessa in diversi adattamenti per la scena e per lo schermo. In ambito cinematografico si ricordano soprattutto Les liaisons dangereuses (1959) di Roger Vadim, Dangerous Liaisons (1988) di Stephen Frears, Valmont (1989) di Milos Forman e Cruel Intentions (1999) di Roger Kumble; in quello teatrale, Quartett [Quartetto] (1981; prima rappresentazione, 1982) di Heiner Müller e Les liaisons dangereuses (1985; prima rappresentazione, 1986) di Christopher Hampton. Proprio dal lavoro teatrale di Heiner Müller (1929-1995), che dopo la messa in scena allo Schauspielhaus di Bochum il 7 aprile 1982 con la regia di Klaus B.Tragelehn ha conosciuto notevole fortuna (in allestimenti firmati anche dall’autore stesso, Robert Wilson e Michael Haneke), è tratta l’opera omonima composta da Luca Francesconi nel 2010. Molto più che un semplice adattamento, Quartett è una riscrittura e reinterpretazione scenica del romanzo di Laclos, cui l’autore si è peraltro ispirato in modo molto generico. Müller riduce le serrate ma plurime geometrie del romanzo a una claustrofobica partita a due tra i protagonisti, la marchesa di Merteuil e il visconte di Valmont. Una partita resa ancor più opprimente dal fatto di svolgersi in una dimensione che è puramente cerebrale. Come per effetto di un processo di distillazione estrema, in scena restano a fronteggiarsi i protagonisti in una guerra dei sessi dal respiro quasi metafisico per la spietatezza e la tensione dello scontro che riduce l’amore – e il sesso stesso – a mera corporeità reificata e lo raggela in un freddo discorso.
Lo scintillio astratto della retorica e della dialettica che cela una disperazione assoluta, il gusto compiaciuto per la perversione e la brutalità soffocano così la vita, annichiliscono qualsiasi relazione ed emozione sino alla totale distruzione di sé e dell’altro. In questo vortice senza ritorno, dove la dimensione teatrale è decisiva («Recitare? Che altro si può fare?» si chiede la marchesa di Merteuil), i protagonisti a un certo punto, in un mirabolante gioco delle parti, non soltanto si scambiano i ruoli ma danno voce anche ai personaggi – immaginari o, meglio, della memoria – della signora di Tourvel e di Cécile de Volanges (mentre scompare, rispetto al romanzo, il cavalier Danceny). Da qui, appunto, il titolo Quartett. Già autore di diversi lavori per il teatro, tra cui Ballata (2002) e Gesualdo considered as a murderer (2004), Luca Francesconi ha sottolineato i numerosi aspetti di interesse e attualità di Quartett che hanno poi orientato la realizzazione della sua opera: in particolare, l’identità che si perde «in una moltiplicazione infinita di specchi dove nulla ha valore, in un delirio nichilistico e tragico» può valere come «metafora della intera civiltà occidentale» e immagine del «destino che sembra ripercuotersi anche sul ruolo dell’arte oggi». D’altro canto, Francesconi coglie nella sua lettura un pensiero che è non tanto negativo quanto piuttosto critico. Il compositore si serve della grande forza teatrale del testo di Müller, per tradurla in una forma nuova. Da un lato il testo è ridotto con un dialogo più serrato. Dall’altro, con una seconda orchestra e un coro in eco, gli spazi fisici generano una teatralità dell’ascolto.
Il libretto, dello stesso compositore, è in inglese e la natura autenticamente operistica della reinterpretazione si ravvisa su più piani. La sceneggiatura distribuisce anzitutto la vicenda in scene, all’interno delle quali sono enucleati passaggi riferibili agli archetipi dell’arioso, dell’aria o del duetto o comunque assimilabili a zone formalmente circoscritte di trasognamento (definite «Dreams»). Di natura propriamente operistica, poi, sono le voci dei due personaggi, la marchesa di Merteuil (soprano) e il visconte di Valmont (baritono), e l’apporto del coro, con le sue funzioni di amplificazione o proiezione sonora del canto e delle azioni dei personaggi stessi. Per rappresentare la vicenda in un sensibile diagramma, il trattamento virtuosistico delle voci ricorre a un ampio spettro di stili, tecniche, registri, inflessioni e timbri. Le due orchestre svolgono compiti drammaturgici tendenzialmente diversi: se la prima registra le pulsioni private dei protagonisti nei loro spazi claustrofobici, la seconda è una specie di riflesso della sfera sociale e collettiva, quasi un’eco lontana del mondo, sia come forza naturale e senza tempo, sia come rumore di una massa minacciosa e in avvicinamento. Alla cassa di risonanza di quanto accade in scena – e alla sua percezione – contribuisce infine, oltre al coro e alle due orchestre, «l’elaborazione elettronica di suoni e spazi», mirata a coinvolgere il pubblico in un’esperienza multidimensionale.
IL SOGGETTO
di Cesare Fertonani
dal programma di sala del Teatro alla Scala
Un salotto prima della Rivoluzione francese, un bunker dopo la Terza guerra mondiale.
Scena 1 Mentre attende il visconte di Valmont, la marchesa di Merteuil riflette sul ritorno di fiamma che l’amante di un tempo ha di recente manifestato nei suoi confronti. Quanto a lei, dichiara freddezza ma rivela una profonda ambiguità di sentimenti.
Scena 2 Entra Valmont. Il visconte e la marchesa si provocano a vicenda con sarcasmo: Valmont dice alla Merteuil che la crede di nuovo innamorata, la Merteuil chiede al visconte quale donna egli desideri al momento. Alla notizia che l’oggetto dei desideri di Valmont è la signora di Tourvel, la marchesa reagisce con stizza: istiga il visconte alla gelosia, affermando che il suo nuovo amante è bello e, soprattutto, giovane.
Scena 3 La gioventù perduta di entrambi diviene argomento di reciproco scherno e provocazione. La marchesa è irritata dal fatto che Valmont miri a sedurre la signora di Tourvel; preferirebbe che si interessasse piuttosto alla giovane Volanges, vergine e inesperta, che peraltro Valmont sembra considerare una preda troppo facile.
Scena 4 Valmont accetta di sedurre la giovane Volanges e chiede alla marchesa quando avrà occasione di avvicinarla. Anziché esserne soddisfatta, la Merteuil replica attaccando ancora Valmont e affermando che, in generale, l’uomo non è per la donna che il veicolo inanimato del suo piacere. A questo punto, il visconte si dichiara annoiato dalla brutalità della conversazione.
Scena 5 La marchesa esprime il suo terrore per il decadimento dei corpi; poi dice a Valmont che potrà incontrare la giovane Volanges l’indomani, all’Opera.
Scena 6 Ha inizio il gioco delle parti. La marchesa parla come se fosse il visconte, in un discorso di seduzione rivolto alla signora di Tourvel in cui Valmont si finge pentito del suo passato di libertino; il visconte le risponde come se fosse la Tourvel, dubitando della sincerità di quel discorso.
Scena 7 Continua, ora più serrato, il dialogo della scena precedente: la signora di Tourvel (cioè Valmont) sospetta che i buoni propositi del visconte (impersonato dalla Merteuil) non siano altro che finzione e inganno.
Scena 8 La scena di seduzione prosegue e giunge al culmine: il visconte (cioè la Merteuil) sembra aver ormai vinto le resistenze della signora di Tourvel (impersonata da Valmont), dopo aver contrapposto l’amore casto ispiratogli appunto dalla signora di Tourvel a quello libidinoso verso cui è indotto dalla giovane Volanges.
Scena 9 Il visconte e la marchesa, improvvisamente dubbiosi, interrompono il gioco delle parti e smettono per qualche istante di recitare.
Scena 10 Incomincia quindi un nuovo gioco delle parti: ora Valmont inizia la seduzione della giovane Volanges, impersonata dalla marchesa. Anche questa scena di seduzione giunge al culmine, quando la giovane appare ormai perduta.
Scena 11 Il visconte, che annuncia la caduta della signora di Tourvel, e la marchesa interrompono per la seconda volta il gioco delle parti e ritornano a confrontarsi direttamente in uno scontro sempre più duro, di distruzione di sé e dell’altro.
Scena 12 Il gioco delle parti è ormai in pezzi: in un’estrema finzione Valmont prende il ruolo della signora di Tourvel, decisa a darsi la morte per la vergogna di essersi concessa al visconte. La marchesa offre al visconte un bicchiere di vino avvelenato: a questo punto cessano il gioco delle parti e la recitazione, e Valmont muore sotto gli occhi della marchesa.
Scena 13 La marchesa compie sulla scena i gesti che Ophelia racconta in Die Hamletmaschine di Heiner Müller: distrugge la sua casa-prigione, i suoi oggetti, brucia i suoi abiti, estrae il cuore dal proprio petto, esce per strada coperta del proprio sangue.
Luca Francesconi – compositore
Luca Francesconi ha studiato pianoforte al Conservatorio di Milano e composizione con Azio Corghi, Karlheinz Stockhausen (a Roma), Luciano Berio (a Tanglewood) e jazz a Boston. E’ anche stato assistente di Berio tra il 1981 e il 1984. Nel 1990 ha fondato a Milano Agon Acustica Informatica Musica, un centro di produzione e ricerca musicale con le nuove tecnologie.
Tra i molti premi e i riconoscimenti internazionali ricevuti, sono da annoverare il Kranichsteiner Musikpreis (Darmstadt
1990), il Premio per giovani talenti della Ernst-von-Siemens-Musikstiftung (Monaco 1994) e il Prix Italia per la Ballata del rovescio del mondo, un’opera radiofonica con testi di Umberto Fiori (1994).
Ha scritto finora oltre settanta lavori: dal solista all’opera al multimedia, commissionati da importanti istituzioni musicali ed emittenti radiofoniche. Collabora regolarmente con prestigiosi direttori, solisti, ensemble e le migliori orchestre del mondo.
Ha scritto cinque opere radiofoniche per la RAI e diverse opere teatrali, usando frequentemente tecnologie multimediali, come la video-opera Striàz del 1996 (con i video-maker di Studio Azzurro) e Lips, Eye Bang per performer ed ensemble con trasformazioni realtime audio e video, commissionata dal Nieuw Ensemble e STEIM Amsterdam.
La sua musica vocale ed elettronica include Etymo per soprano, orchestra da camera ed elettronica (da Baudelaire); tre pezzi solisti con live electronics (Animus I per trombone e Animus II per viola, Animus III per tuba) commissionati dall’Ircam e ZKM; Sirene/Gespenster per quattro cori femminili, percussioni, ottoni ed elettronica prodotto da WDR, ASKO Ensemble e IRCAM. La musica per fiati comprende due quintetti (Attesa e Accordo) e un ottetto, una suite strumentale dall’Orfeo di Monteverdi commissionata dal Nederlandse Blazers Ensemble e un grande pezzo per cinque bande in movimento (Fresco). Ha anche scritto diverse opere per grande orchestra, tra cui: Wanderer per l’Orchestra Filarmonica della Scala diretta da Riccardo Muti e Cobalt, Scarlet, commissionata da Mariss Jansson per la Oslo Philharmonic e ripresa fra gli altri dalle orchestre di Los Angeles, San Francisco, Gewandhaus, BBC, Radio France, Gotheborg, Israel Philarmonic, spesso dirette da Roberto Abbado.
Ha composto finora quattro Quartetti per archi regolarmente eseguiti dal Quartetto Arditti e due concerti per violino per Irvine Arditti: Riti Neurali e Body Electric (con live electronics).
La musica corale include Terre del rimorso per solisti, coro e orchestra eseguita per la prima volta a Strasburgo con l’Orchestra Sinfonica e Coro della SWR Stuttgart dirette da Eötvös, Let me Bleed per il New London Chamber Choir, Seashell per lo Swedish Radio Choir.
Del 2002 sono Buffa Opera con la direzione del compositore stesso, su testi originali di Stefano Benni e protagonista Antonio Albanese, commissionata e prodotta dal Piccolo Teatro di Milano; l’opera Ballata (‘96-’99) su libretto di Umberto Fiori (da The Rime of the Ancient Mariner di Coleridge), commissionata dal Théâtre de la Monnaie di Bruxelles e diretta da Kazushi Ono per la regia di Achim Freyer.
Nel 2004 l’Holland Festival gli ha commissionato l’opera Gesualdo Considered as a Murderer, su testo di Vittorio Sermonti per la regia di Giorgio Barberio Corsetti. Sempre nel 2004 è stata eseguita la prima di Rest (2003), “Luciano Berio in memoriam”, per violoncello e orchestra commissionata dall’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, scritta per Anssi Karttunen e diretta da Jukka-Pekka Saraste.
Lavori più recenti sono il concerto per tromba Hard Pace per Håkan Hardenberger eseguito sotto la direzione di Antonio Pappano nell’aprile 2008 a Roma; questo pezzo è stato commissionato dall’Accademia di S. Cecilia in collaborazione con Zaterdag Matinée al Concertgebouw, la Gothenburg Symphoniker, la Bergen Philharmonic Orchestra e il Festival MITO.
Nel 2008 ha inaugurato con un CD monografico la nuova collana “Sirenes” dell’etichetta Kairos, in coproduzione con IRCAM e Ensemble intercontemporain.
Unexpected End of Formula (2008) è un secondo concerto per violoncelllo, commissionato ed eseguito a Colonia da musikFabrik e dedicato Helmuth Lachenmann; Sirenes (2009) per 5 cori, elettronica e orchestra è stato commissionato dall’IRCAM ed eseguito nel Festival AGORA alla Cité de la Musique di Parigi nel 2009.
Time,Real and Imaginary per soprano e ensemble è stato presentato da Accroche Note a Strasburgo (settembre 2009) . Il Festival Musica lo ha festeggiato come compositore in residenza aprendo fra l’altro con Rest (solista Queyras) e Cobalt Scarlet, eseguiti dalla SuddeutscheRundfunk Baden Baden diretta da Syilvain Cambrelaing.
Nel 2010 ha scritto Attraverso per soprano e orchestra da camera su testi di Striggio dall’Orfeo per le celebrazioni monteverdiane.
Dello stesso anno l’opera Quartett da Heiner Muller commissionata dal Teatro alla Scala per la regia di Fura dels Baus e la direzione di Susanna Malkki, che verrà ripresa da Wiener Festwochen, English National Opera, Nederlandse Opera e altri teatri.
L’oratorio drammatico TERRA su testi di Valeria Parrella celebra nel 2011 il 150° dell’Unità d’Italia.
Luca Francesconi svolge anche attività di direttore d’orchestra. Insegna da 25 anni sia nei conservatori italiani che in corsi di perfezionamento in tutto il mondo. È docente e capo del dipartimento di composizione alla Musikhögskolan di Malmö in Svezia. Da febbraio 2008 è Direttore Artistico della Biennale Musica di Venezia. Nel 2011 è stato nominato consulente artistico e dal 2012 direttore del festival Ultima a Oslo.
SUSANNA MÄLKKI – Direttore d’orchestra
Nata a Helsinki, ha studiato direzione d’orchestra con Jorma Panula e Leif Segerstam presso l’Accademia Sibelius. Prima di dedicarsi alla direzione è stata violoncellista e dal 1995 al 1998 è stata primo violoncello dei Göteborgs Symfoniker in Svezia. Ha debuttato nell’agosto 2004 con l’Ensemble InterContemporain in un programma dedicato a Harrison Birtwistle al Festival di Lucerna, concerto che le è valso l’incarico di Music Director all’Ensemble InterContemporain nel 2006; nel
marzo 2007 ha diretto il concerto per il 30° anniversario dell’Ensemble assieme a Pierre Boulez e Péter Eötvös. Dal 2002 al 2005 ha ricoperto l’incarico di Artistic Director della Stavanger Symphony Orchestra. Nelle stagioni recenti ha diretto prestigiose orchestre, tra le quali: Berliner Philharmoniker, Münchner Philharmoniker, NDR Sinfonieorchester, Deutsches Symphonie-Orchester Berlin e SWR Sinfonieorchester Baden-Baden und Freiburg; ha collaborato anche con i Wiener Symphoniker e la Philharmonia Orchestra di Londra. Fra gli appuntamenti principali della presente e delle prossime stagioni: concerti con la Los Angeles Philharmonic, Pittsburgh Symphony, Orchestra di San Francisco, Orchestra di Houston e National Symphony Orchestra. Debutterà sul podio della Symphonieorchester des Bayerischen Rundfunks e tornerà alla NHK Symphony Orchestra di Tokyo, all’Opéra National de Paris, alla Boston Symphony, alla Philharmonia di Londra, all’Orchestra del Concertgebouw di Amsterdam, all’Orchestre Philharmonique de Radio France… e poi dirigerà ancora l’Orchestra Filarmonica Reale di Stoccolma, l’Orchestra Sinfonica della Radio Svedese e l’Orchestra Sinfonica della Radio Finlandese. Ha diretto anche alcune opere: Powder Her Face di Thomas Ades (1999, Festival Musica Nova di Helsinki), Neither di Morton Feldman, su un testo di Samuel Beckett, a Copenhagen con l’Orchestra Sinfonica Nazionale Danese (2004) e all’Opera Nazionale Finlandese L’amour de loin di Kaija Saariaho (2004), e Der Rosenkavalier di R. Strauss (2005). Nell’agosto 2008 ha diretto al Lincoln Center di New York la première americana di La passion de Simone di Saariaho, che aveva già diretto in ‘prima’ assoluta con il KlangforumWien nel 2006. Nella primavera del 2010 ha diretto la prima mondiale di un balletto di Bruno Mantovani all’Opéra National de Paris. Nel giugno 2010 ha ricevuto il Premio Fellow of the Royal Academy of Music di
Londra.
JEAN-MICHAËL LAVOIE – Direttore d’orchestra
Franco-canadese originario del Québec, ha completato gli studi musicali a Montréal presso la Schulich School of Music della McGill University. Ha studiato pianoforte prima di specializzarsi in direzione d’orchestra, analisi musicale e storia della musica. Pianista di grande talento, ha vinto numerosi premi e concorsi. È stato assistente del Direttore del McGill Contemporary Music Ensemble (2003-07) e all’Opera McGill (2005-06), ha diretto due premières in occasione del Montréal/New Music International Festival (marzo 2007), ed è stato Direttore musicale associato del Radio-Canada Chorus (2007-08). Nella passata stagione ha debuttato in Europa con l’Ensemble Intercontemporain, l’Orchestre de Bretagne (con la quale ha registrato il suo primo CD) e l’Ensemble Orchestral de Paris. Dal 2008 al 2010 è stato assistente del Direttore dell’Ensemble Intercontemporain, e ha avuto modo di lavorare con Pierre Boulez, col quale prosegue la collaborazione tant’è che Boulez l’ha scelto come primo assistente del Direttore alla 2010 Lucerne Festival Academy. Ha lavorato anche con l’Orchestre de Paris (con Esa Pekka Salonen), e ha iniziato una collaborazione con Accentus: di entrambi è stato Direttore Associato al Festival Musica di Strasburgo e alla Biennale di Venezia; altri progetti sono in via di definizione. Gli impegni della stagione in corso includono il debutto con la Los Angeles Philharmonic nell’ambito della Dudamel Fellows 2010-11, la direzione del McGill Contemporary Music Ensemble alla Pollack Hall di Montréal, concerti con l’Ensemble Intercontemporain e l’Orchestre de Bretagne, nonché i debutti con l’Opéra de Rennes, l’Orchestre d’Auvergne e l’Israel Contemporary Players. Tra i futuri progetti: il debutto con l’Orchestre Symphonique di Montréal, l’Orchestre Symphonique del Québec e l’Orchestre Philharmonique di Radio France. Nel 2010, come riconoscimento dei suoi successi internazionali, ha ricevuto il Prix Opus New Artist of the Year, che include anche una collaborazione con Radio-Canada.
ÀLEX OLLÉ (La Fura dels Baus) – Regista
Nato a Barcellona, è uno dei 6 direttori artistici della Fura dels Baus, una delle compagnie teatrali più innovative e prestigiose della scena culturale spagnola; fondata nel 1979, fin dall’inizio si è distinta per la ricerca d’un suo proprio linguaggio dove la partecipazione del pubblico risulta essenziale allo svolgersi dello spettacolo. Fra gli spettacoli più notevoli del primo periodo: Accions (1983), Suz o Suz (1985), Tier Mon (1988), Noun (1990) eM:T:M(1994) – spettacoli che hanno consacrato La Fura dels Baus quale gruppo cult presso il pubblico e la stampa. Con Carlus Padrissa ha ideato e direttoMediterrani, mar olímpic, il clou della cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici 1992. A partire da questo progetto i due artisti hanno collaborato alla realizzazione di diverse produzioni teatrali, operistiche e cinematografiche. Tra i titoli teatrali: Faust 3.0 (1998) ispirato al lavoro di Goethe, XXX (2004) basato su La philosophie dans le boudoir del Marchese de Sade (entrambi in collaborazione con Carlus Padrissa), Metamorfosis (in collaborazione con Javier Daulte) basato sul racconto di Franz Kafka e Boris Godunov (in collaborazione con David Plana) ispirato all’assalto al Teatro Dubrovka di Mosca e al lavoro di Puškin. Con Miquel Gorriz dirige la pièce di Samuel Beckett First Love al Festival Grec di Barcellona. Ha firmato la regia anche di spettacoli colossali,da solo o in collaborazione con Carlus Padrissa, quali La navaja en el ojo (inaugurazione della Biennal de Valencia 2001), Naumaquia (Forum Universal de las Culturas, Barcellona, 2004), l’apertura del Campeonato Mundial de Ciclismo en Pista a Palma de Mallorca (2007) e Window of the City, uno show a tema per la Shanghai Universal Exhibition del 2010. Fausto 5.0, il film che ha codiretto con Carlus Padrissa e Isidro Ortiz, ha vinto, fra l’altro, il Premio “Méliès de Oro 2003” per la migliore fiction cinematografica ed è stato, finora, la sua sola incursione nel mondo del cinema. I suoi primi lavori per il teatro d’opera, in collaborazione con Carlus Padrissa, sono stati Atlántida (1996) da Manuel de Falla e Le martyre de Saint-Sébastien (1997) da Claude Debussy,La dannazione di Faust da Hector Berlioz (première al Festival di Salisburgo 1999), DQ, Don Quijote en Barcelona (2000) con musica di José Luis Turina e libretto di Justo Navarro per il Gran Teatro del Liceo di Barcellona, Il flauto magico di Mozart presentato alla Biennale della Ruhr in coproduzione con l’Opéra de Paris e il Teatro Real di Madrid, Il castello del duca Barbablù di Bartók e Il diario d’uno scomparso di Janáček coprodotto da Opéra Garnier di Parigi e Gran Teatro del Liceo di Barcellona. In collaborazione con Valentina Carrasco ha messo in scena Le Grand Macabre di Ligeti (première al Théâtre de la Monnaie di Bruxelles, coproduzione con Gran Teatro del Liceu di Barcellona, English National Opera e Teatro dell’Opera di Roma) – l’opera è stata scelta per l’inaugurazione del 50th Festival of the Arts di Adelaide 2010 (Australia). Con Carlus Padrissa nel 2010 ha messo in scena Rise and Fall of the City of Mahagonny di Weill (première al Teatro Real di Madrid e trasmissione in diretta via satellite in 127 cinema in Europa e inMessico). Attualmente sta preparando la mise en scène di Tristan und Isolde di Wagner per l’Opéra de Lyon e di Oedipe di Enescu per l’Opéra de la Monnaie di Bruxelles.
(comunicato stampa)