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Il teatro palermitano –inaugurato da Garibaldi nel 1861–, restaurato in parte dal 2009 e mai riaperto, è oggi occupato dagli operatori dello spettacolo, della cultura e dell’arte. «Noi restiamo, e la città rimane qui con noi». Dalla loro parte Wim Wenders, Dario Fo, Emma Dante e molti altri che hanno firmato la petizione on-line. Storia di un riscatto civile e culturale
di Monika Prusak
“Accorrete! Accorrete! Il Teatro Garibaldi è Aperto!”. È un messaggio chiaro, quello del Comitato Teatro Garibaldi Aperto, che nella conferenza stampa di venerdì 13 aprile, ha annunciato un presidio “aperto e partecipato” al Teatro Garibaldi di Palermo, chiuso dal novembre 2008, restaurato dal giugno 2009, ma mai più riaperto. Come mossi dalla scossa di terremoto che ha attraversato il capoluogo siciliano quella stessa mattina, lavoratori e lavoratrici dello spettacolo, della cultura e dell’arte hanno reagito determinati chiamando a testimonianza i cittadini palermitani. “Uno spazio destinato alla cultura non può chiudere per ragione alcuna”, si legge nel loro Manifesto per la Cultura, “la sua assegnazione e la sua vita devono essere garantite da criteri di gestione trasparenti e rigorosi, nel rispetto del valore dell’arte in tutte le sue forme di espressione”.
L’iniziativa ha da subito suscitato una vasta eco nel mondo artistico di tutta Italia, nonché una sentita compartecipazione tra analoghe manifestazioni nella penisola: il Teatro Valle Occupato di Roma, il Teatro Coppola Occupato di Catania e il Teatro Marinoni Occupato di Venezia. Chiunque voglia sostenere l’azione è invitato a firmare la petizione on-line, che è stata già appoggiata da artisti come Wim Wenders, Dario Fo, Franca Rame, Andrea Camilleri, Claudio Collovà, Pino Caruso, Marco Baliani, Mario Venuti, Daniele Silvestri, Claudio Gioè, Giovanni Sollima e Emma Dante (regista palermitana giunta in questi giorni al Teatro Garibaldi direttamente dal Teatro Valle di Roma).
L’occupazione è iniziata con la lettura del Manifesto per la Cultura, sullo sfondo dell’intervento delle forze dell’ordine, che solo in serata hanno consentito l’accesso al Teatro Garibaldi a giornalisti e cittadini. I tre giorni seguenti hanno dato luogo a laboratori e performance artistiche, ma soprattutto al dibattito su come reagire per poter ridare dignità alla cultura della città e dell’intero paese. Il giorno 14 ha visto un incontro pubblico tra i rappresentanti del Teatro Valle Occupato di Roma e quelli del Teatro Coppola Occupato di Catania, che insieme al comitato palermitano hanno discusso le diverse esperienze che ciascuna manifestazione ha vissuto all’interno dei teatri liberati, ma anche le possibilità di intervento da parte dei lavoratori dello spettacolo nella cultura e negli spazi riservati alla sua diffusione.
A mezzanotte del 15 aprile il Comitato Teatro Garibaldi Aperto si è sciolto dando inizio all’Assemblea Permanente costituita da liberi cittadini, che proseguirà la discussione “sul valore della cosa pubblica, della gestione delle risorse destinate alla cultura, della necessità di un sistema di regole che i cittadini stessi possano raccontarsi e sperimentare”. “In questi tre giorni”, si legge nel comunicato stampa delle ore 00:00 di lunedì 16 aprile, “il Teatro Garibaldi è diventato il simbolo del bisogno di questa città di confrontarsi, conoscersi e superare logiche politiche e culturali che ne hanno determinato l’imbarbarimento: un laboratorio politico e un’agorà aperta deve elaborare modelli culturali, sociali ed economici alternativi, che superino la dicotomia tra pubblico e privato”, concludendo con fermezza: “Noi restiamo, e la città rimane qui con noi”.
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