
Rinaldo Alessandrini e l’ensemble Concerto Italiano hanno inaugurato la serie di appuntamenti Calliope dell’Istituzione Universitaria dei Concerti di Roma
di Simone Ciolfi
«COMPAGNA E CONSOLAZIONE DELLA VITA»: così Rinaldo Alessandrini, in una sua pubblicazione su Claudio Monteverdi di qualche anno fa, definisce ciò che per lui è stata la musica di questo compositore. Un rapporto, quello tra Alessandrini e Monteverdi, che funziona ancora a meraviglia, come testimonia il concerto di apertura per la serie Calliope dell’Istituzione Universitaria dei Concerti dell’Università di Roma La Sapienza, in cui l’ensemble vocale e strumentale Concerto Italiano, sotto la direzione di Alessandrini, ha interpretato madrigali tratti dai Libri VIII, II e VII di Monteverdi.
Le mille riverberazioni che tale musica sa donare al testo poetico, quasi fossero un’amplificazione espressiva della sua recitazione verbale, sono evidenziate da Alessandrini e da Concerto Italiano con molta cura per i valori teatrali e drammatici dei testi, nonché per un accurato dosaggio delle pause e dei silenzi, oasi metaforiche fra i turbamenti e i dubbi che gli affetti e le passioni generano sull’animo umano. In un brano come il Combattimento di Trancredi e Clorinda, dove i valori spirituali si combinano a pulsioni erotiche non troppo velate, Concerto Italiano ha saputo sottolineare l’aristocratica convivenza di sacro e profano, evidenziando il contrasto tra elementi dinamici, evocanti la guerra e lo scontro, ed emozioni funeree e sublimi. Di contro, nei madrigali e nella musica strumentale tratta dagli Scherzi musicali e dal Libro VII, il tono popolare si combina ai ritmi di danza, rivelando tutta la fisicità, e in qualche modo l’attualità, di queste musiche.
La percentuale di libertà interpretativa che la musica di Monteverdi lascia all’esecutore (nella realizzazione del basso continuo o nella distribuzione delle parti strumentali, per esempio) è un altro fattore per la gestione del quale il gruppo e il suo direttore mostrano ormai una navigata esperienza. E quando il gruppo si tara sulla musica e sulle sue caratteristiche tecniche come fa Concerto Italiano, arriva allo spettatore un senso di completezza e di soddisfazione.
Preme sottolineare le doti interpretative dei cantanti (Monica Piccinini, Anna Simboli, Andrea Arrivabene, Luca Dordolo, Gianluca Ferrarini, Matteo Bellotto), i cui volti, gesti e corpi hanno saputo incarnare le cangianti emozioni della poesia e della musica. Il gruppo, che alle spalle ha una lunga carriera, ha talvolta rappresentato la voce di un’anima sola, talaltra ha animato il palco con la vivezza del dialogo. Un dono, quello di saper essere uno e tanti, che non è proprio a tutti gli ensemble. Anche a questa dote di Concerto Italiano, che sa fondersi nell’uno e scomporsi nel molteplice, si deve la riuscita del concerto e il suo apprezzamento da parte del pubblico.