Inaugurata la stagione dei concerti sinfonici con La Creazione di Haydn e la Messa da Requiem di Verdi
di Luca Chierici
DUE CONCERTI DI GRANDE PRESTIGIO hanno riaperto la stagione del Teatro alla Scala dopo la pausa estiva, con un notevole successo di pubblico. Una concomitanza di intenti da parte di Zubin Mehta e di Riccardo Chailly, per nulla programmata, ha offerto l’opportunità di ascoltare a brevissima distanza due capolavori che illustrano secondo prospettive molto differenti tra loro il grande comparto della musica di ispirazione religiosa. La Creazione di Haydn, sublime esempio di come l’Illuminismo abbia potuto trasformare l’originale messaggio biblico in un inno all’uomo e alla natura, rappresentò il felicissimo punto di incontro tra quello straordinario erudito che fu il Barone Gottfried van Swieten e il sommo musicista acclamato nella Londra di fine Settecento come indiscusso maestro del genere sinfonico. Una Londra in cui si continuava a celebrare la grande tradizione degli Oratori di Haendel, il cui assetto veniva qui riproposto secondo un gusto personalissimo e in linea con i parametri stilistici che avevano regolato lo sviluppo della musica strumentale e vocale nella seconda metà del secolo. Haydn raccoglie l’eredità dell’illustre predecessore ma allo stesso tempo spinge ancora più in là i confini dell’armonia classica interpretando il momento della Genesi come fucina di dissonanze che a poco a poco si ricompongono in un ordine di natura superiore. L’incipit della prima delle tre parti dell’Oratorio ha ancora oggi un impatto destabilizzante che testimonia la visione avveniristica del compositore e l’apertura di una percorso che apre davvero la strada alla musica di un secolo nuovo. Si era ascoltata La Creazione vent’anni orsono alla Scala nella interpretazione estremamente classica di Riccardo Muti, esecuzione non dimenticata da chi vi assistette che ha trovato nella proposta di Zubin Mehta una validissima alternativa, più propensa ad illustrare il carattere confidenziale e affettuoso della partitura haydniana, soprattutto nei momenti descrittivi che culminano nella più che ottimistica visione del paradiso terrestre. Mehta è stato ottimamente seguito nelle proprie intenzioni dal Coro istruito da Bruno Casoni e da un trio di voci non fuori dall’ordinario ma del tutto funzionali per l’occasione.
A Milano e alla Scala il Requiem di Giuseppe Verdi non ha certo bisogno di presentazioni. I melomani disquisiscono semmai su questa o quella interpretazione, magari ricordando il solo filone di recite legate al nome di Claudio Abbado, presenza viva in teatro l’altra sera proprio nella celebrazione di una partitura tra le sue più amate. La lettura vibrante, tesa di Abbado resta un ricordo incancellabile di un raggiungimento artistico tutto sommato indipendente dalla pur eccelsa qualità delle voci che con lui collaborarono a Milano all’esecuzione del capolavoro verdiano tra il 1971 e il 1985. Riccardo Chailly, che di Abbado fu assistente, ha ovviamente maturato negli anni una propria visione dell’opera che potremmo oggi azzardare non essere del tutto indipendente dal percorso di approfondimento portato avanti dal direttore nel suo ultimo decennio di permanenza a Lipsia. Un Requiem filtrato attraverso una solidità concettuale tipica della musica religiosa di Mendelssohn e quindi in ultima analisi discendente per li rami proprio da Haydn e Haendel. Il cerchio si concludeva quindi con una lettura che tutto sommato poco concede a una tradizione spesso orientata a sottolineare il carattere teatrale, operistico della bellissima partitura. Anche in questo caso essenziale è stato l’apporto del coro del Teatro e di Casoni, che hanno questo Requiem davvero nel loro patrimonio genetico. Con l’eccezione della Garanča e in parte di Matthew Polenzani, meno felici ci sono parse le prestazioni dei solisti, che componevano un cast rimasto in bilico fino al giorno prima e defraudato della presenza di un Kaufmann indisposto o – si dice – addirittura in disaccordo con la direzione del teatro per molto più prosaiche questioni contrattuali.