Dal 1977 il Divertimento Ensemble, realtà riconosciuta a livello nazionale ed internazionale, si occupa di contemporaneità sonora; è stato insignito quest’anno del XXXIV Premio Abbiati. Dal 2004 il festival Rondò, nato in seno al gruppo musicale, si occupa, tra retrospettive e commissioni, della formazione e scoperta di giovani compositori ed esecutori. Ne abbiamo parlato con il suo direttore
di Claudia Ferrari
L’ASSOCIAZIONE NAZIONALE DEI CRITICI MUSICALI ha assegnato da poco il prestigioso Premio “Franco Abbiati” relativo all’anno 2014. Nella sezione “Iniziative” è stato premiato il Divertimento Ensemble, vera istituzione milanese riconosciuta a livello nazionale e internazionale da ormai trentotto anni, che svolge un’intensa attività concertistica relativa alla musica contemporanea. Dati alla mano, stupisce l’attività dell’ensemble: più di mille concerti, dieci cd, presenza nei migliori festival di musica contemporanea italiani e europei, più di ottanta compositori ad aver dedicato nuove composizioni all’ensemble, significativo impegno nell’attività didattica. Una crescita costante per una realtà che non sente il peso degli anni che porta. Sandro Gorli è alla direzione del Divertimento Ensemble dall’anno della sua nascita, il 1977.
Recentemente il Divertimento Ensemble, con particolare riferimento alla rassegna Rondò, ha ricevuto il Premio Abbiati, un riconoscimento di grande spessore. Vi aspettavate di ricevere questo premio?
«Pensavamo di meritarlo. In questi ultimi anni abbiamo decisamente incrementato le nostre attività, abbiamo attivato molti progetti dedicati ai giovani musicisti, compositori in primo luogo, ma anche esecutori e direttori d’orchestra; abbiamo dedicato grandi energie a questi progetti diventando un punto di riferimento importante per i giovani musicisti italiani ed europei interessati alla musica d’oggi».

Sono passati più di trentacinque anni da quando lei, insieme ad altri solisti, fondò il Divertimento Ensemble. Molto è cambiato attorno a noi, nella stessa città di Milano; tante pagine di musica sono state scritte. Come mantenere vivo un gruppo, garantendo un percorso di crescita? Gli obiettivi sono cambiati?
«Molto è cambiato, certo: la musica che si scrive oggi è certamente mutata e gli obiettivi e le strategie di Divertimento Ensemble sono cambiati in questi trentacinque anni. Per molti anni abbiamo lavorato partecipando a rassegne e festival in Italia e in Europa, con programmi in parte scelti da noi e in parte da chi ci ospitava. È stato un lungo periodo di apprendistato e crescita in cui l’ensemble si è consolidato, si è formato un vastissimo repertorio, ha conosciuto moltissimi compositori e si è confrontato con pubblici diversi. Solo nel 2004 abbiamo iniziato ad organizzare “Rondò”, un contenitore nel quale a poco a poco abbiamo riversato tutti quei progetti dedicati ai giovani che oggi ci distinguono nel panorama internazionale. Siamo andati controcorrente, incrementando il numero dei concerti e le attività in un periodo in cui molti le hanno ridotte o interrotte. I contatti internazionali ci hanno aiutato e ci aiutano a capire quello che ci sta intorno. I giovani forniscono all’ensemble l’energia che ci permette di crescere e che restituiamo in misura di gran lunga maggiore».
Rondò è una rassegna articolata e molto densa; immagino che l’organizzazione non sia semplice. Il fulcro risulta essere l’attenzione ai giovani e alla nuova musica, nuova nel senso letterale del termine. Spesso questa definizione viene impiegata facendo riferimento a composizioni che fanno già parte della storia; la scelta di aprirsi al nuovo in maniera così netta (pur non dimenticando i grandi nomi del Novecento) potrebbe essere vista come una scelta addirittura radicale. Qual è la motivazione che vi ha spinto a intraprendere questo percorso, che mette in luce giovani compositori?
«Quello che non conosco mi ha sempre incuriosito; quello che non c’è ancora mi incuriosisce molto di più. La mia curiosità non è solo per i singoli pezzi che commissioniamo ai giovani compositori e che realizziamo nei nostri concerti, ma per la direzione che la ricerca dei giovani prende, per ciò che li accomuna e ciò che li divide; mi interessa conoscere il pensiero dei compositori che si mettono in gioco fino in fondo, che scrivono perché hanno una urgenza interiore di scrivere. Siamo convinti che l’arte svolga una funzione di fondamentale importanza nella società, aiutando a promuovere uno spirito critico, libero e democratico, responsabile, a creare innovazione, a favorire lo sviluppo; sostenere i giovani compositori nella loro ricerca diventa allora necessario per avere nuovo nutrimento, senza il quale anche l’arte del passato perderebbe la sua straordinaria forza».

Ha notato cambiamenti nella fruizione della musica contemporanea nel corso di questi anni? Il pubblico risponde con partecipazione e curiosità agli appuntamenti di Rondò; la musica di giovani compositori potrebbe quindi essere la chiave per aprire le porte a un nuovo giovane pubblico – ricettivo e aperto agli stimoli – per la musica contemporanea?
«La fruizione è diversa nei vari paesi del mondo, ciascuno dei quali attua scelte di politica culturale abbastanza diverse. La fruizione della musica contemporanea in Italia in questi ultimi 30 anni è cambiata perché è molto cambiata l’offerta; anni fa era più presente in molte stagioni concertistiche dalle quali oggi è stata estromessa, per ragioni legate soprattutto a cambiamenti nei meccanismi di finanziamento, spesso purtroppo dipendenti da ragioni di “audience”. D’altra parte si creano più “eventi”, in grado di catalizzare il pubblico in modo nuovo e talvolta sorprendente. Crediamo fortemente che la musica dei giovani possa aprire le porte a un pubblico giovane, che oggi non frequenta più nessun tipo di concerto di musica “classica”, ma è nostro compito offrire ai giovani le chiavi giuste; in questi ultimi anni ci stiamo occupando sempre di più di questo problema».
Per i ragazzi che partecipano alla stagione, sicuramente sarà stimolante il confronto con compositori e strumentisti di grande esperienza. Dall’altro lato, com’è per lei essere in diretto contatto con chi è ancora all’inizio di un percorso professionale legato alla musica?
«I giovani con cui entriamo in contatto (compositori, esecutori e direttori d’orchestra, ma anche i bambini che frequentano il nostro laboratorio “Giocare la musica”) portano entusiasmo, passione, curiosità, nuove conoscenze e interessi, nuove attitudini e punti di vista diversi. Noi tutti, io e i musicisti di Divertimento Ensemble, siamo spesso affascinati dai giovani che ci cercano per la nostra esperienza, e non saprei dire chi in questo rapporto ci guadagna di più».

Per chiudere, un buon proposito per il futuro del Divertimento Ensemble.
«Noi siamo piuttosto convinti della necessità della funzione culturale e sociale che stiamo svolgendo; questa convinzione viene rafforzata quotidianamente dal nostro lavoro di musicisti, dal rapporto con i giovani con cui entriamo in contatto, dal pubblico che ci segue e dal confronto con i nostri partner europei nei progetti comuni. Il proposito, ovvero l’obiettivo, che abbiamo è convincere le istituzioni pubbliche di questa necessità in modo da ottenere il sostegno necessario per realizzare i numerosi altri progetti che abbiamo, già pronti a decollare».