di Simeone Pozzini foto © Alexander Böhm
I tre concerti di grande successo (anche per il pubblico: più di dieci minuti di ovazioni) che Daniele Gatti ha tenuto al Gewandhaus di Lipsia rappresentano un breve spunto di riflessione sulle idee di suono del direttore milanese, già Direttore Stabile dal 2016 della Royal Concertgebouw Orchestra. Dopo l’invito recente da parte dei Berliner Philharmoniker ad esibirsi con loro, l’ascolto di Gatti con la Gewandhausorchester è stato illuminante e sorprendente e rappresenta anche il suo debutto con questa antica e prestigiosa formazione europea. Un programma tutto tedesco, tra l’altro a ridosso della ricorrenza della riunificazione delle due Germanie, che ha visto accostate la Sinfonia Mathis der Maler di Paul Hindemith e la Prima di Brahms.
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Ed ecco allora il suono ora luminoso ora come riflesso in un metallo lucido della pagina di Hindemith, ispirata alla vita del pittore tedesco Matthias Grunewald, vissuto tra Quattro e Cinquecento, ed ai suoi polittici. Pagina intrisa di simbolismi e riflessioni sull’arte, eseguita nella sua versione integrale a Zurigo nel ’38 (quella sinfonica il 12 marzo 1934 a Berlino) sfuggendo alla repressione di Goebbels e dalla quale la è tratta la Sinfonia. L’orchestra è chiamata ad essere uno strumento totale di virtuosismo. Gatti ha saputo cesellare ed insieme rendere coesi i dettagli di questa pagina straordinaria, testimonianza della nuova poetica di Hindemith, più ricca d’emozione, se vogliamo dirlo così, eppur ancora collegata a doppio filo con la Nuova oggettività della quale, com’è noto, fu caposcuola.
Osmosi totale con la Gewandhausorchester, così compatta e precisa, dal suono estremamente ampio e tridimensionale. La mano di Gatti si fa sentire, il peso interpretativo lascia il segno, il metallo si fa specchio. Stessa empatìa tra direttore e orchestra nella Prima sinfonia di Brahms, certo pagina conosciuta e digerita dal grande pubblico, tanto più che a Lipsia fu diretta dallo stesso compositore. Lo stacco di tempo alquanto sostenuto nel primo movimento è stata a nostro avviso la chiave di lettura dell’intera interpretazione di Gatti, così permettendo alla pulsazione ritmica di esprimere il dramma che la pervade e di essere sempre riconoscibile nelle sue varianti. Del resto si sa, Brahms è gia sviluppo anche nell’enunciazione. Concerto ottimamente riuscito. Daniele Gatti ha potuto contare su una orchestra di primo piano, con la quale è riuscito ad instaurare un rapporto collaborativo e che è stato gradito in massima somma dal pubblico.
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