di Luca Chierici
La diciannovesima edizione del “Concurso internacional de piano de Santander Paloma O’Shea” ha visto quest’anno in finale sei pianisti molto preparati e in parte reduci da precedenti competizioni, abituati quindi allo stress che regna sovrano in questo tipo di sfide. L’ascolto dei candidati al rush finale, ossia nella prova con orchestra, è sempre relativamente insufficiente per poter formulare un giudizio che non tiene conto di tutto il cursus precedente, soprattutto quando i concerti scelti per l’occasione puntano soprattutto sul lato meccanico-virtuosistico. E ben tre finalisti avevano scelto il Terzo concerto di Prokofiev, che oggi si ascolta in dosi massicce ovunque e che è sempre più frequentato dalle giovani generazioni. Nel caso di due altri finalisti l’opzione era caduta su due titoli differenti che però presentano non pochi problemi di insieme tra solista e orchestra e che non consiglieremmo per questo motivo a nuovi aspiranti concorrenti. Sia il Primo concerto di Brahms che il Concerto in la minore di Schumann esigono infatti una preparazione molto specifica e possono riservare sorprese negative anche quando l’orchestra e il direttore del caso possono contare su numerose esperienze pregresse e su un lavoro assiduo nelle prove.
Non ha convinto del tutto, in tal senso, Aleksandr Kliuchko, candidato russo, che ha imposto una lettura molto “allargata” in Brahms (il ricordo andava inevitabilmente alla famosa querelle tra Glenn Gould e Bernstein) senza sostenere adeguatamente il discorso musicale. Dal canto suo l’unico concorrente italiano rimasto in finale, Federico Nicoletta, esibiva un approccio fin troppo solido – a volte a discapito della poesia – nel Concerto di Schumann , pur accompagnato egregiamente da Miguel Ángel Gómez Martínez a capo dell’orchestra della Radiotelevisione spagnola. Né il lavoro congiunto tra solista e orchestra ha dato i frutti migliori nel secondo Concerto di Rachmaninoff (solista lo spagnolo Juan Carlos Fernández Nieto) che ha visto qualche sbandamento nel rapporto d’insieme e qualche imprecisione da parte del pianista, peraltro premiato dal pubblico con uno speciale riconoscimento offerto dalla Canon.
I tre ascolti del Concerto n. 3 di Prokofiev hanno confermato l’abilità del giovane brasiliano Lucas Tomazinho e soprattutto del secondo premio Yutong Sun. Ma l’esecuzione del giovane ucraino Dmytro Choni non lasciava dubbi sulle qualità di quello che il giorno seguente verrà annunciato come primo premio: oltre alla tecnica eccellente si notava infatti una notevole musicalità e quel senso di confidenza tecnico-interpretativa che è un po’ la misura del talento di un musicista.
I tre vincitori si sono assicurati notevoli premi in danaro e soprattutto una serie di appuntamenti concertistici in tutto il mondo (l’Italia è per ora una grande assente, ce ne meravigliamo?) che permetteranno loro di sfruttare adeguatamente questo importante trampolino di lancio. La carriera è tutt’altra cosa, però, e sarà condotta non solamente a colpi di bravura, ma anche di relazioni personali e politiche, di carattere più o meno espansivo, di fortuna.