di Monika Prusak
Una festa di luci e colori per il nuovo allestimento de Il matrimonio segreto di Domenico Cimarosa, andato in scena al Teatro Massimo di Palermo in coproduzione con l’Opera di Tenerife e il Teatro Reggio di Parma. La regia di Roberto Catalano sposta l’azione del dramma giocoso da fine Settecento in una New York degli anni ’50-60, riflessa nelle scene di Emanuele Sinisi e nei coloratissimi costumi di Ilaria Ariemme.
Siamo in una nota pasticceria newyorkese, che prende in prestito la facciata della celebre gioielleria Tiffany & Co. e il nome di uno dei protagonisti dell’opera, Geronimo. La scenografia rimane piuttosto immobile per tutta la durata dello spettacolo: oltre alla luminosissima parete color azzurro Tiffany ad effetto pelle, i danzatori muovono un lungo banco di dolci scomponibile al bisogno in parti più piccole. Sulla sinistra del palcoscenico sorge una miniatura del centro di New York a rettangoli color pastello, quasi fossero confezioni regalo, con una grande insegna Broadway e un muffin gigante incoronato da un diamante, mentre sopra i grattacieli la proiezione di un cielo azzurro con nuvole dona movimento a tutto il quadro. Tutto ciò allude chiaramente al mondo sdolcinato del musical: non per caso tra i clienti della pasticceria si intravedono Gene Kelly e Fred Astaire. Kelly è anche l’ispirazione della protagonista, Carolina, che spesso danza invece di lavorare, sognando di poterlo fare davvero nel teatro musicale più famoso del mondo che sta dietro l’angolo, The Broadway Theatre di Manhattan.

Come ogni musical che si rispetti, Il matrimonio di Catalano fa un ampio uso della danza. Le eleganti coreografie di Jean-Sébastien Colau sono perfettamente inserite nel contesto, tuttavia i pasticceri in movimento risultano a tratti di intralcio per cantanti e scenografia. Le luci di Fiammetta Baldiserri, riprese da Oscar Frosio, svolgono un ruolo fondamentale considerata la staticità delle scenografie: mutando spesso di intensità e colore esplorano tutte le tonalità possibili di azzurro e rosa. Le sorelle Elisetta e Carolina sembrano due Barbie di carattere opposto: più estroversa e maliziosa la prima, con il suo occhialino nero appariscente, la pettinatura e la mise à la Kennedy, più dolce e sognatrice la seconda, con i suoi abiti a campana color pastello à la Hepburn. Lo stesso riguarda le loro vocalità. Elisetta di Anna Maria Sarra è esplicita nel canto e nel movimento scenico, tanto da diventare indesiderata da parte del candidato sposo il Conte Robinson. La voce di Sarra non è sempre perfettamente lineare, ma proprio per questo risulta ideale in quel ruolo. Il suo esatto opposto è la dolce e incantevole Carolina di Veronica Marini, innamorata del giovane aiuto Paolino, ma oggetto di sospiri del Conte. La sua vocalità segue i tratti caratteriali: una voce omogenea e morbida soprattutto nel registro acuto fa trasparire una femminilità velata ma travolgente. La terza figura femminile, Fidalma, ricca vedova e sorella di Geronimo, convince nella spiritosa interpretazione di Marianna Pizzolato. Ad aumentarne l’aspetto ironico è il costume simile a quello della Regina di cuori di Alice nel Paese delle meraviglie, che introduce nel contesto del musical un simpatico elemento di fantasia.
Tra i personaggi maschili quello più convincente dal punto di vista vocale è Signor Geronimo, l’elegante titolare della pasticceria, interpretato da Vincenzo Taormina. Omar Montanari in Conte Robinson e Giorgio Misseri in Paolino sono due attori formidabili, tuttavia meno coinvolgenti per quanto riguarda la prestazione vocale. Paolino di Giorgio Misseri vince senza dubbio su tutto il cast per la sua eccellente recitazione nel buffo. Una nota dolente va all’orchestra che, nonostante ben diretta da Davide Levi, rimane troppo omogenea per tutto il primo atto, sollevandosi leggermente nell’atto secondo. Il matrimonio colorato e ricco di riferimenti di Catalano avrebbe avuto bisogno di uno spirito diverso, più fresco, frizzante e travolgente; o forse la musica di Cimarosa non si adatta a reggere una lettura in chiave moderna e il trasferimento spaziotemporale da Vienna a New York?